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San Silverio di Febbraio: il senso di un’appartenenza

di Sandro Vitiello 

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Tra un  po’ di ore me ne torno a Ponza
“Ma che c… ci vai a fare a fine febbraio, di un inverno che, da quelle parti, peggio non poteva essere, a Ponza?”
Questo mi ha detto un amico che conosce bene il mio legame con l’isola.
Che ci vado a fare? Ci vado a festeggiare il santo di noi ponzesi.

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“Tu, che quando vai in chiesa non ti fai manco il segno della croce?”
E che vuol dire, quello che c’ho dentro io mica lo devo far vedere con i gesti della liturgia.
Però questo amico un po’ rompic… qualche ragione ce l’ha nel farmi queste domande.
Io che ci azzecco? Sto forse invecchiando?
Questo è poco ma sicuro, però c’è qualcosa di più che prescinde l’aspetto religioso.

E’ il senso di appartenenza ad un mondo, ai suoi valori e ai suoi legami.
Non sono solo legami familiari; sono anche quelli.

La festa di san Silverio di Febbraio – come la chiamiamo noi – è forse la festa più laica tra le feste religiose di Ponza.
E’ nata un centinaio di anni fa per volere dei pescatori e dei marinai dell’isola che, non potendo partecipare a quella di giugno – perchè lontani a pescare o navigare – chiesero e organizzarono questa.La data non è casuale.
Con i primi di marzo si partiva per la Sardegna e per le altre destinazioni di pesca e di lavoro.
Ci si metteva alle spalle l’inverno passato a casa e si riprendeva il mare per andarsi a guadagnare la pagnotta altrove.
La nostalgia di casa, delle tradizioni, delle feste era forte quando si passava tanto tempo fuori casa.
Partire dopo aver vissuto un momento, anche piccolo, di festa con la famiglia era meno doloroso.
Erano i nostri padri, era la nostra gente quelli che partivano.
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Nella chiesetta di San Silverio a Vignola- Sardegna

Erano loro che hanno tenuto insieme il nostro mondo.
Forse non sapevano ne leggere ne scrivere ma conoscevano bene le regole di una comunità.
Soprattutto a Le Forna, isola nell’isola.
Partivano per la Sardegna e per le altre destinazioni, a volte senza neanche un cambio di vestiti eppure appena iniziavano a pescare si preoccupavano di mettere via una parte del guadagno.
Andava portato alla chiesa perchè il parroco avesse qualcosa da dare a chi non aveva niente.
Don Francesco Sandolo e don Gennaro sono state due tra le figure più rappresentative di quel tempo.
Preti che avevano molto forte il senso di solidarietà e di vicinanza alla comunità che rappresentavano.
Se oggi – febbraio 2015 – sento la necessità di tornare a Ponza per san Silverio di Febbraio, è perchè quel mondo e quei legami li considero più vivi ed attuali che mai.