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Nostalgia di Ponza

di Vincent Jim Del Bono

 

Riceviamo dall’altra parte del mondo, e integralmente riportiamo, la lettera di Vincent del Bono
La Redazione.

 

Carissimi amici della redazione

Vi ringrazio immensamente per aver  pubblicato il mio E-mail e rintracciato il mio carissimo collega Silverio Lamonica (leggi qui [1] -NdR).
Non pensavo mai che nel ritrovare un amico ne avessi trovato migliaia.
A voi Ponzesi va il mio immenso ringraziamento per avermi ospitato in quegli anni  giovanili all’inizio della mia carriera pedagogica.
I miei inizi sono partiti da S. Stefano (anni Ghiani – Fenaroli) e tra queste isole che la mia personalità è cresciuta e si è rafforzata.
Vivere con persone come voi, con quelle persone che sono passate a vita migliore, e che hanno dato lustro alla vostra isola e alla vostra gente.
Purtroppo gli eventi dell’epoca che io avevo visto (che poi sono gli stessi di oggi, anzi peggio…) mi hanno portato a lasciare la grande Penisola per il vastissimo continente australe.
Sono partito come emigrante nauseato, con pochissime cose, ma con un bagaglio in testa che nemmeno l’Isola di Ponza o il Mergellina potevano contenere.

Come dicevo nella mia precedente  lettera To be Italian is a great privilege, ma anche to be born in Italy. E’ un passaporto che non si può pagare.
Purtroppo gli eventi di questi ultimi anni ci hanno oscurato questo marchio di qualità e certamente una bella figura non la facciamo più nel mondo.

Abbiamo perso di prestigio, per la mal politica e maggiormente per quella gente che di politica sanno solo la poltrona e quanto prenderanno quando se ne andranno in pensione.
Dicevano dei grandi uomini del passato che per fare l’Italia prima si devono fare gli Italiani. Ebbene questi Italiani non si sono ancora fatti e come si può fare l’Europa?
Come si può vivere in una nazione che aiuta in tutti i modi possibili i “barcaroli” e lascia morire di fame i suoi figli?

Aiutati che Iddio t’aiuta. Benissimo ed ecco che questa terra è stata per me tutto quello che l’Italia mi ha negato.
In questo Continente non ci sono il Colosseo, la Torre di Pisa. Queste sono men made, cioè cose fatte dagli uomini.
Tutto questo Continente è God Creation: cose fatte da Dio. Cose naturali: spazio, bellezze del creato, vita sociale e – cosa molto importante – “Rispetto delle Leggi”.

Questo è quello che fa grande un Paese: le leggi e il rispetto di esse e degli altri. Il comun vivere e prosperare per i singoli e per tutti. Nella mia vita d’insegnante ho avuto scolari di tutte le nazionalità, ma sempre accomunati da una sola lingua (inglese) e da un comune fattore, il progresso dell’Australia.
Ecco perché nel nostro emblema abbiamo il canguro (che non può mai cadere indietro per la sua coda) e lo struzzo (emu) che quando corre, anche se è a zig zag, non indietreggia mai. Il suo inno nazionale è “Advance Australia Fair” – Avanzare sempre giustamente.

Coat_of_Arms_of_Australia.svg copia [2]

 

Carissimi amici, spero di non avervi annoiato, scusate anche per il mio italiano un poco arrugginito per i tempi.

Sempre ricordandovi, da questa lontanissima terra vi giungano tantissimi saluti e mi autonomino “ponzese d’adozione”.
Un caro saluto a “Ponza Mia”.

Esq Vincent Jim Del Bono J.P. – Adelaide South Australia

Advance Australia Fair [3]

 

 

Advance Australia fair