- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Donne di mare. (1)

di Gabriella Nardacci

 

Sul pianerottolo della mia casa al mare, c’è un altro appartamento abitato anche in inverno da una donna che vive sola. E’ come un proseguimento della sua casa e l’ha arredato a suo piacimento. Ci sono quadretti con fotografie che riguardano paesaggi marini, c’è un mobiletto a giorno, in vimini, con un vaso di fiori secchi, una bella e sana pianta di ficus accanto e, sui ripiani in basso, alcuni contenitori di conchiglie di varie dimensioni.

Ovviamente fa piacere anche a me avere quest’abbellimento sul pianerottolo perché ancor prima di entrare in casa, m’introduce nella dimensione marinaresca e predispone il mio animo alla gioia di poter godere della mia casa al mare.

Di solito, quando ci incontriamo per salutarci, mi fa sempre vedere le conchiglie raccolte durante l’inverno. Mi prende sempre tanta rabbia per non riuscire a trascorrere qualche fine settimana al mare. Mi dice che è bello il mare d’inverno e che potremmo farci delle belle passeggiate sulla riva.
Prometto, prometto per l’anno a venire e poi non mantengo.
Sul suo terrazzo ci sono tante retine piene di conchiglie nuove appese alla ringhiera. Sono tutte bianche e pulite.

Me ne regala sempre qualcuna ed io le sono grata.

I miei pensieri catturano le immagini che lei mi racconta e mi par di vederla su quella spiaggia con le onde spumose in secondo piano e lei con la retina quasi piena di conchiglie appena “sfornate” dal mare, che risale la spiaggia per tornare a casa.
Penso spesso alle donne di mare. Credo abbiano una dimensione in più della vita.
Un mio amico mi ha parlato, non molto tempo fa, di una mostra fotografica svoltasi a Torino a settembre del 2014 dal titolo “L’incanto della donna del mare”.

1. Fosco Maraini. L'incantodelleDonnedelMare. A fondo [1]

Era il servizio fotografico datato 1954, di Fosco Maraini, scrittore e poeta nonché fotografo e viaggiatore, composto di trenta scatti che documentano la pesca di un mollusco che si chiama “awabi” nelle isole di Hakura e Mikura in Giappone.

2. Fosco Maraini. Foto [2]

3. Fosco Maraini. L’incanto della donna del mare [3]
Questa pesca era riservata alle donne – donne della tribù Ama, giovani e atletiche – che s’immergevano fino a 20 metri di profondità per staccare i molluschi con una lama ricurva. Sono passati molti anni. Oggi sono rimaste solo poche donne anziane che si servono, però, di attrezzature diverse per fare questa pesca.

4. Fosco Maraini. Foto [4]

Ho pensato molto alla confidenza che le donne hanno con il mare dopo aver visionato qualche scatto di cui sopra, e ancor più si è consolidata in me la convinzione che le donne del mare sappiano affrontare meglio certi aspetti difficili della vita.

 

Qualche sera fa sono andata a teatro a vedere “La donna del mare”. Bellissima opera di Ibsen (del 1888) che si lascia mettere in scena da diversi punti di vista, peraltro tutte efficaci che confluiscono all’interno di ciascuno di noi dove è conservato l’archivio di tutte le storie, quelle vissute, quelle lette o sentite, e quelle possibili…

La vertigine che attrae. Locandina spettacolo [5]

Locandina di una riduzione e teatrale dell’opera di Ibsen: Napoli. 2013, Spazio Libero Teatro, “La Vertigine che attrae” di Vittorio Adinolfi

E’ la storia di Ellida, una donna combattuta tra l’amore passionale per un uomo misterioso di cui aspetta il ritorno dal mare e l’amore matrimoniale per un uomo che alla fine le offre la possibilità di scelta tra lui e l’altro. In virtù di questa libertà di decidere, la donna sceglierà il marito e si renderà conto che l’uomo misterioso era la malattia della sua anima.

Il dramma è ambientato tra i fiordi norvegesi, dove l’acqua è vista “…tiepida e molle. L’acqua è malata nei fiordi e sembra faccia ammalare anche chi la tocca…” dice Ellida, figlia di un guardiano del faro, abituata ai silenzi e alle solitudini contrastanti con il rumore del cuore.

E quando Ellida racconta i dialoghi con l’uomo misterioso dice: “…parlavo con lui delle bonacce e delle tempeste. Delle notti buie sull’oceano. Parlavamo delle onde che brillano, tremolando al sole. E si parlava delle balene, dei delfini e delle foche che si crogiolano al sole sugli scogli. Poi si parlava delle aquile e dei gabbiani…”.

E il marito parlando di lei con un amico dice: – …dietro i suoi stati d’animo si nasconde sempre qualcosa di misterioso che non riesco a decifrare. E’ così incostante, enigmatica e mutevole… Questa mutabilità è innata in lei… Ellida è figlia della sua razza: gente di mare, capite?

Non avete mai notato che la gente di mare, delle coste oceaniche, forma in un certo senso una razza a parte? Si direbbe che viva la stessa vita del mare. I loro pensieri, le loro sensazioni sono in perpetuo ondeggiamento, risentono della marea. E non possono vivere altrove.”.

Il dramma ha sempre come sottofondo il mare che, secondo me, è il vero protagonista di questa bella opera di Ibsen.
Il mare negli occhi di Ellida è il mare della vita, il mare delle emozioni e dei sentimenti. E’ il mare dell’ossessione e quello della guarigione. E’ il mare dell’amore che fa paura.

Occhio-mare [6]
La mia vicina vive da sola. Dice: – Quando finisce l’estate e ve ne andate via tutti quanti, voi vacanzieri, io sono felice. Io non sono sola… ho il mare che mi dà sempre un gran da fare”.

In quel semplice “suo aver a che fare col mare” ci vedo un mio desiderio ancora da realizzare. Sto pensando alla possibilità di installare dei riscaldamenti nella mia casa al mare così che potrò trascorrerci qualche fine settimana anche nella stagione fredda. Sarà contenta la mia vicina, di passeggiare sottobraccio a me lungo la battigia dopo aver raccolto qualche conchiglia e mi piacerà tanto sentirmi “donna di mare” anche di fuori perché dentro di me lo sono già.

Donna. Mare [7]

 

 

[Donne di mare. (1) – Continua qui [8]]