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Alle radici dei nostri mali

di Giuseppe Mazzella
Calainferno Trou copia [1]

 

Ponza è malata, gravemente malata. Questo il grido che si leva da tempo da molti di noi. E chi non parla o scrive certamente lo pensa e soffre in silenzio.
Tutti alla ricerca di possibili soluzioni, tutti molto preoccupati. Alcuni addirittura disperati.
Un quadro desolante che fa temere e non intravedere orizzonti di speranza.

Certo molte sono le cause che hanno portato alla attuale situazione critica della nostra isola. Dei malesseri di cui soffriamo parliamo e scriviamo in tanti, ognuno secondo le proprie sensibilità e la propria esperienza; essi provengono certamente da lontano. E forse non è inutile ricordarne alcuni ancora una volta.

Erano i primi anni degli anni settanta, quando scrissi per un quotidiano romano un articolo che aveva come titolo: “Emigranti del benessere in pieno boom turistico-balneare”.
In quel lontano intervento mettevo in risalto che i ponzesi, nonostante il crescente benessere erano costretti ad emigrare, seppure nella vicina Formia, per investire utilmente i loro risparmi. E questo perché molte iniziative commerciali e turistiche venivano frenate e non solo dalla burocrazia.
All’epoca c’era l’esigenza di non far superare al numero degli abitanti oltre la soglia delle 5.000 unità, pena il cambio del sistema di elezione amministrativa. E non solo.
Lo sviluppo turistico caotico e imprevisto, ci trovò impreparati, nonostante la buona volontà. Erano anni in cui i ponzesi, forti delle buone economie, avrebbero potuto realizzare ottime strutture turistiche e produttive, se non fossero state loro tarpate le ali.
Accadde infatti che i maggiori complessi turistici furono realizzati da privati con la Cassa del Mezzogiorno e sotto l’occhio benevolo di chi amministrava in quegli anni. Certo colpe ne hanno anche gli abitanti che, salvo poche eccezioni, preferivano incassare senza reinvestire in opere migliorative.
“Tanto se qualcuno non viene più verrà qualcun altro in vacanza”! – era questo lo spocchioso atteggiamenti di tanti.

In quegli anni irruppe, poi, la questione S.A.M.I.P. che, esaurito il deposito di bentonite, presentò un progetto di riqualificazione del territorio e di sviluppo turistico. Progetto che, dopo i guasti e i dolori arrecati agli abitanti di Le Forna, fu ostacolato ad opera di sedicenti ‘ambientalisti’. Gli stessi che poi, per oltre trent’anni, se ne dimenticheranno del tutto.
Era infatti già accaduto che alla distruzione di decine di abitazioni, i cui proprietari erano stati costretti a lasciare l’isola, non seguì la ricostruzione in loco di un villaggio, come sarebbe stato auspicabile. Si preferì dare loro una casa a Formia, dal costo decisamente minore, rispetto a quello di un’abitazione da realizzare nell’isola.
Fu quella una delle cause della diaspora e dello sperpero di risorse umane ed economiche che Ponza si trovò a subire. È possibile immaginare che molti miliardi lasciarono l’isola e andarono ad arricchire la già ricca Formia ed altre località vicine.

Queste alcune delle cause che ci hanno portati alla situazione attuale. Oggi anzi, dopo mezzo secolo, la situazione è ancora peggiorata.
Limiti, burocrazia, lentezze, ostacoli di ogni genere, sono davanti ai ponzesi che ancora si ostinano ad investire sul proprio territorio, ai quali si aggiunge, come una spada di Damocle, il P.A.I., del quale dopo anni non riesce ancora a capire quali siano le ultime decisioni. Tutto questo con un aggravio dei costi e delle tasse difficilmente sostenibili, che attirano solo grandi capitali, mentre le piccole e medie imprese, spesso a carattere familiare, che hanno costituito il tessuto connettivo della popolazione, faticano ad andare avanti.

Una inversione di tendenza sarà possibile solo agevolando chi sceglie di vivere e operare a Ponza, aiutandolo con opere strutturali che non possono più essere rinviate. Quando si dice opere strutturali si intendono linee di comunicazione efficienti e con orari utili e condivisi; una portualità aperta alla fruizione dell’intera popolazione; un tessuto stradale curato; servizi sanitari sufficienti. Solo per ricordare i più importanti.
Se non ci si muove in questa direzione, Ponza è destinata a perdere sempre di più la sua popolazione e la sua identità, per diventare esclusivamente un ameno luogo di vacanze nei mesi estivi.
Un destino orribile per chi come tanti di noi hanno con il proprio paese un forte legame affettivo.