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Il sogno mediterraneo di Marsiglia. (4) …E Ponza

di Sandro Russo
VilleMediterranée. Cattedrale sullo sfondo [1]

 

La Villa Mediterranée è l’altro grande museo di Marsiglia dedicato al mare, contiguo al MuCEM sempre sull’ex molo J4.
Perché un secondo Museo del Mediterraneo a Marsiglia?
La “Villa” è costato 57,27  milioni di euro ed è stato finanziato al 100% dalla Regione – Conseil régional de Provence Alpes Côte d’Azur.
Il presidente del consiglio regionale Michel Vauzelle che ha fortemente voluto la realizzazione afferma che non c’è contraddizione con l’altro  “…la Villa est dédiée non pas à l’histoire mais à l’avenir, c’est le contraire du musée qui est à côté”.
Ma le sue affermazioni non suonano del tutto convincenti, soprattutto perché con una superficie espositiva di circa quattromila metri quadrati e il suo collegamento al Fort Saint-Jean, il complesso del MuCEM è al tempo stesso un museo, un’attrazione e un nuovo simbolo per la città. Legato al passato, ma proiettato al futuro.

Marsiglia. I due Musei del Mediterraneo [2]

In questa foto,  fatta con le spalle al mare, sulla parete vetrata del MuCEM si specchia l’immagine della Villa Mediterranée

La Villa Mediterranée. Si entra e si resta sommersi da una quantità di informazioni e stimoli. Soprattutto audio-visivi; su ogni parete un video interessante e delle spiegazioni su temi molto disparati, anche se tutti centrati sul mare. Dalle prime esplorazioni subacquee, all’ambiente sottomarino negli ambiti più diversi, la storia delle imbarcazioni, le tecniche di pesca… Voci che si accavallano. La rete che in alcuni punti copre le pareti sembra prendere lo sprovveduto visitatore in una trama inestricabile.
Si gira, spesso a vuoto, quasi mai tornando sui propri passi, fino ad una sala semi-buia che sembra dare un po’ di tregua. Sono tutti spezzoni di film che hanno dentro il mare. Un po’ ci si ritrova e ci si acquieta…

Ma resta l’impressione di una gran confusione; materiale vario e di ottima qualità: filmati, reperti schede alle pareti, ma disperso; troppo per essere fruito da un visitatore, anche se non sprovveduto, nel tempo standard di una visita al Museo.

Villa mediterranee. MuCEM a fianco [3]

La Villa Mediterranée in primo piano  e un piccolo spicchio del MuCEM in fondo a sin. della foto

E qui si propone un primo giudizio comparativo col MuCEM. Tanto quest’ultimo ha il pregio della sintesi e propone pochi punti chiave comprensibili (pur lasciando la possibilità di ulteriori approfondimenti), così l’altro è analitico e dispersivo.

Ma ad uno sguardo più approfondito, al MuCEM alcuni rilievi critici si possono porre:

Limiti di obbiettività, che poi è una riserva implicita all’estrema semplificazione. In altri termini è necessario ‘aver studiato’ ed essere ‘preparati’ alla visita. Il che non è propriamente un difetto del Museo, ma il portato della moderna tendenza alla superficialità: che la visita potrebbe propiziare, se non controbilanciata.

Per quanto si è potuto capire ad un primo approccio, il Museo rifugge per quanto è possibile dall’approfondimento del “Colonialismo”; il tema è messo molto tra le righe: è trattato poco e niente; pare che si rifugga perfino dal citarlo. Segno di cattiva coscienza dell’Europa continentale? E ci si potrebbe includere facilmente anche l’Italia, nel suo piccolo…

Il Museo dedica scarsa attenzione all’Italia: eppure le Repubbliche Marinare sono nate là. E non sarebbe il suo solo merito. Molto maggiore è invece il risalto dato alle sponde africane e medio-orientali.

Marsiglia. L'ingresso al MuCEM [4]

Ingresso del MuCEM. Il gioco di specchi rimanda l’immagine della Cattedrale di St. Marie Majeure

Il MuCEM propone tre sezioni / concetti che concludono il percorso del Mediterraneo d’oggi 

  1. Visione costruttiva: tutto quel che si porta dietro da un viaggio: nello spazio e nel tempo; nei luoghi fisici e mentali che conservano le vestigia antiche nella nostra memoria collettiva
  2. Visione de-costruttiva, nella forma anche visiva di un collage mai completato; la coscienza dell’impossibilità di rappresentare unitariamente il Mediterraneo
  3. Visione ri-costruttiva, di un mare che al di là della storia ancora rimane una zona di scambio e di reciproche influenze tra mondi diversi

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Ponza. E’ possibile estrapolare qualcosa da questi appunti frettolosi e rapportare esperienze museali apparentemente aliene alla situazione dell’isola di Ponza?

La nostra isola è minuscola al confronto; le vicende e le migrazioni minime rispetto a quelle della grande Storia. Solo il Mediterraneo è lo stesso.
Quel che ci interessa è proporre un metodo. I contenuti (che anche ci sono), seguiranno.

La semplificazione e la chiarezza sono carte vincenti. Non dico superficialità.

Come approccio metodologico-espositivo l’algoritmo potrebbe fare il caso nostro: una o poche voci che si sfioccano in un percorso conoscitivo a complessità crescente.

Rispetto ai due filum portanti – 1) e 2): vedi in seguito – , una linea accessoria dovrebbe essere costituita dal Tempo: trovare un modo di scandire gli eventi secondo una sequenza temporale.

1) il mondo intorno a Ponza. Come è stato ricorrente nella storia, le isole di piccoli arcipelaghi sono spesso “isole contenitore”: popolate per periodi brevi (in termini di epoche storiche); poi la popolazione precedente si trasferisce, emigra o viene cacciata, comunque dopo un tempo variabile viene sostituita con un’altra ed inizia un nuovo ciclo.
– Per quanto riguarda Ponza, c’è stato un periodo neolitico (cerca – ossidiana – sul sito);
– poi, agli albori della storia tramandata, (forse) un periodo fenicio-greco;
– sicuramente una colonizzazione romana, con gran copia di storia documentata e manufatti.
– dai secoli bui vengono notizie (e resti) di insediamenti monastici, funestati dalle incursioni di pirati: prima saraceni, poi di varia accozzaglia.
– Il ciclo attuale, con le famiglie che per ultime hanno colonizzato l’isola, risalgono all’ultima colonizzazione (borbonica) iniziata a partire dal 1734.
– Le altre isole delle Ponziane: Ventotene e Santo Stefano e, intorno a Ponza Zannone e Palmarola

2) Ponza nel mondo. Identificazione dei ceppi etnici trasferiti dai Borbone nel 1734- 1772 (rispettivamente da Ischia e Torre del Greco). Verranno approfondite:

Una prima sommaria messa a punto e identificazione dei referenti per tutti i punti citati può essere compiuta attraverso questo sito.

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La sede. Sembra riduttivo avanzare una proposta così ambiziosa di Museo e prevederne la localizzazione nei locali – per quanto poco e male utilizzati, comunque esigui – dell’attuale Museo (ex ‘Cameroni’) .

Una proposta per il lungo termine, richiedente risorse e competenze che esulano dalle nostre possibilità attuali, ma non peregrina anzi, assolutamente logica, sarebbe quella di ri-utilizzare l’ex penitenziario di Santo Stefano, di cui – è un caso, un buon segno? – tanto stiamo leggendo in questi ultimi giorni.

Mi rendo conto che è un’impresa titanica, ma con diverse convergenze che potrebbero dimostrarsi “virtuose”:
– sarebbe un progetto comune di tutte le isole dell’arcipelago; naturalmente si dovrebbero includere notizie e reperti (così come proposto per Ponza) anche di Ventotene, dove peraltro è già presente un buon Museo storiografico (non credo antropologico) che confluirebbe nel progetto più grande;

– richiederebbe necessariamente il coinvolgimento dell’Europa e di fondi comunitari, risolvendo al contempo il tarlo da cattiva coscienza (dell’Italia e dell’Europa) di lasciar andare in disfacimento un’opera unica e per tanti versi simbolica

– ci sarà da superare il campanilismo isolano – Santo Stefano è nostra! diranno a Ventotene… L’acquedotto romano e il grosso delle colonizzazioni riguardano noi! ribatteranno i ponzesi -, ma un Grande Progetto siffatto spingerebbe, come epifenomeno, i vari soggetti implicati (Amministrazioni locali, politici nazionali ed europei, popolazione) ad una collaborazione obbligata

– infine la fase progettuale-architettonica sarebbe immane, per la difficoltà di contemperare l’antico con il moderno, vecchie strutture e nuove funzioni… ma i Francesi l’hanno saputo fare in diverse circostanze… Noi no?

 

Se c’è una lezione che dovremmo aver imparato dai padri fondatori dell’Europa è a sognare e pensare in grande, cominciando in piccolo… E le loro condizioni di partenza erano di gran lunga più drammatiche della nostra attuale, per quanto pessimisti possiamo essere!

 

Post-scriptum
Questa proposta non è in alcun modo espressione di una ‘linea’ della Redazione di Ponzaracconta (Sito o Associazione): è stata semplicemente la conclusione ‘personale’ di un’esperienza e di una sequenza di pensieri basati su conoscenze facilmente accessibili.
Sarò grato a quanti mostreranno di accoglierne la portata con commenti, suggerimenti e quant’altro vorranno.

 

[Il sogno mediterraneo di Marsiglia. (4) … E Ponza – Fine]
Le puntate precedenti sono state pubblicate il 15 gennaio 2015 (leggi qui [5]),
il 17 gennaio 2015 (leggi qui [6])
e il 24 gennaio 2015 (leggi qui [7])