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La religione dei nostri padri

di Francesco De Luca
Dio e Re [1]

 

I fatti di cronaca stanno evidenziando come il credo religioso sia invasivo nelle scelte di vita (individuali e collettive) al punto da divenire intolleranti e pericolose. Ora, senza nessuna pretesa di dottrina, vorrei presentare alcune riflessioni sulla sostanza della religione nella comunità ponzese. Saranno perciò attestazioni empiriche, tuttalpiù antropologiche, lontane dalla scienza e dalla teologia.

La religione dei nostri padri era legata alla paura, alla precarietà, alla provvisorietà.
L’esistenza dei nostri padri si puntellava su due pilastri: la volontà del Re e la misericordia di Dio.

Il Re li aveva scelti come coloni e dava loro i beni da cui trarre sostentamento per sopravvivere, sempre che Dio fosse consenziente con tale progetto.
Al Re ci si appellava attraverso richieste ufficiali (tramite gli organi istituzionali dell’isola); a Dio si arrivava attraverso la pratica religiosa.

La religiosità era indotta dall’indigenza e dal bisogno. L’osservanza e la scrupolosità nelle pratiche religiose rassicuravano e propiziavano la clemenza di Dio e la sua misericordia.
La fede era la strada sicura per rendersi partecipi della grazia di Dio e tutelati nelle disavventure dell’esistenza.

La religione, nelle credenze e nella pratica, era un accaparrarsi le grazie della Divinità e, in tal modo, ci si preservava dalle disgrazie, dalle avversità, dalle miserie della vita.
Non v’era preghiera che non sottolineasse la richiesta di un beneficio, di una clemenza. Specie in punto di morte. Il momento dell’abbandono della vita era considerato cruciale. Lì la fedeltà del credente attendeva di trovare una ricompensa, cosicché la Divinità doveva tralasciare di pesare l’anima con spirito mercantile (si sa che i peccati sono preponderanti rispetto alle buone opere) per accoglierlo con misericordia presso di sé.

Tutto questo argomentare vuole soltanto rimarcare come la religione dei nostri padri fosse pratica, legata all’esistenza materiale. Nessun volo metafisico, nessuna visione mistica, solo e soltanto una sottoscrizione di consociativismo: noi siamo con te (Dio) e perciò trattaci bene.

Dei comandamenti due soltanto si ritenevano obbligatori perché legati al patto sottoscritto: a ) io sono il Signore dio tuo, non avrai altro dio all’infuori di me; b ) ricordati di santificare le feste. Gli altri seguivano l’andamento della convivenza umana e dunque potevano adattarsi alle situazioni.

Sto rimarcando in modo grossolano l’aspetto della religione dei padri per distinguerla nettamente dagli assolutismi bigotti di cui le religioni monoteistiche si sono pure ammantati, e che tanto male stanno producendo.

La religione dei nostri padri era concreta, priva sia di esaltazioni sia di efferatezze. Con una punta di speranza salvifica, questo sì.
Nell’altro mondo, nel mondo dell’aldilà, il credente trova una sicura collocazione, e una serenità eterna.