Attualità

L’Euro e il ‘Quantitative Easing’ (QE)

di Vincenzo Pagano

l'euro che sprofonda

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Ospitiamo qui di seguito il più recente lavoro di Vincenzo Pagano
Da sempre critico nei confronti dell’Euro, le sue acute analisi aprono scenari originali e si prestano ad un proficuo e civile confronto di idee.
L.R.

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La catastrofe europea e soprattutto quella italiana non accenna a diminuire, anzi con il passar del tempo diventa sempre più nefasta e nonostante questa lunghissima stagnazione economica europea non succede proprio nulla.
Tutte le aspettative europee – con la vittoria di Hollande in Francia, con la BCE che si applicasse come una vera banca centrale, con il semestre a guida italiana – per una maggiore cooperazione ed il superamento dell’austerità non si sono avverate.
Anzi si profila sempre di più lo scenario di impegni nazionali attraverso le varie Banche Centrali Nazionali (BCN) per gli acquisti di titoli di stato. Altro che solidarietà europea!

Evidentemente non si può cambiare marcia nell’Eurozona. Purtroppo c’è ancora gente che si illude di poter cambiare l’UE da dentro mantenendo l’euro ma non avere politiche di austerità.
Proprio di queste illusioni vive la lista Tsipras in Grecia. Ci sono troppe contraddizioni nel programma di Tsipras e soprattutto quella di non rispettare la politica di austerità imposta alla Grecia. Ma nel contesto attuale greco dove le banche vedono i ricchi risparmiatori ritirare i loro soldi ed in più spostarli verso lidi più sicuri, Atene avrà bisogno di aiuti da parte della BCE. Ma i prestiti della BCE non verranno concessi senza condizioni di garanzie. Queste condizioni saranno le solite riforme che il popolo lavoratore greco già martoriato dovrà pagare con ulteriore austerità.
Se Tsipras, qualora vincesse le elezioni, accetta le condizioni non potrà rispettare le promesse elettorali , se vorrà rispettare le promesse elettorali dovrà uscire dall’euro. Un conto è proclamare la fedeltà all’euro, ma poi se Tsipras applicherà le misure promesse al popolo greco sarà l’Europa a cacciare la Grecia. Come più volte sostenuto da Hans-Werner Sin, noto economista tedesco, insieme ad una marea di tanti altri economisti , l’unica possibilità per la Grecia di poter sperare in un futuro migliore è di uscire dall’euro.
Sembra che la maggioranza dei greci sia ancora convinta, illudendosi ancora, che è possibile restare nell’euro e invertire la rotta verso un risanamento economico; ma non si può colpire l’effetto senza toccar la causa.
Più o meno le cose sono così anche in Italia anche se le politiche di austerità sono state più leggere con un sentimento anti-euro in forte crescita rispetto alla Grecia.

Indipendentemente dagli umori dei greci, degli italiani e degli altri, la crisi dell’euro sta accelerando sotto i nostri occhi. C’è un’accelerazione di fuga di capitali dall’Eurozona (solamente per l’Italia si stima qualcosa come 80 miliardi di euro in fuga sia verso altri paesi dell’Eurozona che al di fuori di essa da luglio 2014) e la recente decisione della banca centrale svizzera di sganciare il franco svizzero dall’euro con un cambio minimo di 1,20 ci dimostra tutta l’incertezza verso l’euro. In brevissimo tempo l’euro è sceso sotto la parità col franco svizzero.

L’eurozona non può cambiare più di tanto senza vere politiche di integrazione.
Come già spiegato nei miei saggi precedenti questa austerità economica NON E’ UN CASO O UNA POLITICA SBAGLIATA. L’AUSTERITA’ ECONOMICA DI CUI SOFFRE PESANTEMENTE L’ITALIA E’ IL RISULTATO DELL’EURO. L’EURO NATO IN UN CONTESTO DI GLOBALIZZAZIONE FINANZIARIA NON SUPPORTATO DA UNA STATO SOPRANAZIONALE NE’ AVENDO UNA VERA BANCA CENTRALE NON PUO’ CHE SEGUIRE QUESTA TRAIETTORIA!
Ci potranno essere delle politiche aggiuntive tipo sforamento dei parametri di Maastricht e/o la Germania continuerà a dar fiducia al governo Renzi concedendo qualche sconfinamento, etc. Ma tutto questo non inciderà più di tanto sull’assetto dell’Eurozona. Infatti quel che è successo dall’inizio di settembre fino ad oggi conferma questa valutazione.
La divisione fra Mario Draghi e le elites tedesche sta portando a un compromesso al ribasso: ci sarà l’acquisto dei titoli di Stato ma sarà limitato e soprattutto garantito dalle verie BANCHE CENTRALI NAZIONALI, non dalla BCE!!!
Come scrivevo in un precedente saggio le Banche Centrali Nazionali dei paesi dell’Eurozona hanno un ruolo importante. L’immissione di liquidità avverrà con acquisti e garanzie delle varie Banche Centrali Nazionali, il che significa che ogni stato risponderà per le sue perdite. Inoltre I paesi con BBB- non potranno beneficiare del QUANTITATIVE EASING (QE) o immissione di liquidità da parte della banca centrale.
La Grecia, quindi sarà esclusa e questo è un forte messaggio politico. Lo scollegamento dell’euro con le diverse realtà nazionali europee ha creato insofferenze bancarie notevoli ed infatti il QE all’europea e’ soprattutto un piano salva-banche. Questo è senz’altro l’inizio di divorzio dall’Eurozona, confermando quello da me scritto in “Per un’ordinata lettura dell’euro” (leggi qui) cioè che l’euro propriamente non esiste. Esistono invece tanti euro nazionali uniti insieme da una pseudo banca centrale, la BCE ma pronti a disintegrarsi al primo incidente; infatti già si sono visti i futures sull’euro greco e su quello cipriota divergere dagli altri.

Concludendo non si può che constatare il dilemma dell’Eurozona. La politica della moneta comune che doveva assecondare soprattutto le necessità tedesche fatte di bassa inflazione e un rifiuto della monetizzazione del debito pubblico per avere un euro forte capace di continuare più o meno la solidità del marco tedesco si ritrova ora a confrontarsi con un immissione di liquidità che comunque non potrà aiutare le economie reali europee più di tanto in un contesto di perdita di valore dell’euro e creando le condizioni per un Euro ulteriormente al ribasso.
Tutto questo è prevedibile ma non certo fino al 22 gennaio quando si deciderà per avviare il QE. Inoltre bisogna aspettare un paio di mesi per la Corte di Giustizia Europea per pronunciarsi sulla legalità di queste operazioni di QE.  La decisione della Corte in favore del QE potrebbe dare un preteso alla Germania di dichiararsi fuori dall’Eurozona. Probabilmente l’esito sarà di un ulteriore compromesso fra i vari stati e la BCE con maggiore interferenze da parte del Fondo Monetario Internazionale per far rispettare le solite politiche di austerità che inevitabilmente impoveriranno ancora di più soprattutto il popolo lavoratore. Se così stanno le cose, e sembra che sia proprio così l’euro si dissolverà prima di qualsiasi iniziativa politica popolare.

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Nota della Redazione

Dal gennaio 2012 pubblichiamo sulle pagine di Ponzaracconta gli scritti del professor Vincenzo Pagano, economista ponzese che vive e lavora negli Stati Uniti da alcuni decenni. Emigrato da Le Forna a metà degli anni Sessanta, Pagano è docente di ‘economia regionale’ a New York – CUNY New York City College of Technology (City Tech) – Economics Department.
Ogni anno trascorre le vacanze estive a Ponza, dove è la casa di famiglia.

Cerca nell’INDICE PER AUTORI gli altri suoi scritti, digitando: Pagano Vincenzo

 

 

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