





|
|||
La mia esperienza africana. Un ricordo, in tema di libertà
Vorrei raccontare anch’io un storia minimale, di parecchi anni fa. Nel ’78 stetti per tre mesi a Mogadiscio, in Somalia, con un incarico di insegnamento per la Cooperazione con i Paesi in via di Sviluppo gestita dal Ministero degli Esteri, cui partecipava anche l’Università di Roma: fu l’esperienza dell’Università Nazionale Somala, voluta da Craxi come politico e da Paride Stefanini, il chirurgo, come cattedratico.
Per caso la mia permanenza coincise con una delle periodiche riaccensioni della storica ostilità tra la Somalia – dove comandava il ‘colonnello’ Siad Barre – con l’Etiopia di Menghistu: una puntata come altre della lunga guerra dell’Ogaden. Nei giorni più caldi dei combattimenti, che non toccarono per fortuna la capitale dove eravamo noi, dall’Ambasciata ci avvisarono di non uscire, che le lezioni erano sospese. La notte si sentivano colpi di mitra, dalla collina in cui c’erano le case in muratura di noi della Cooperazione; sotto, uno sterminato slum di baracche. Nei giorni successivi vidi cataste di morti ammazzati come in seguito avrei visto solo al cinema; lì, pure, scoprii il significato della libertà di pensiero: dalla sua negazione! Quando tornai in Italia, dopo Roma, la prima visita fu a Cassino, a casa dei miei che mi avevano dato quasi per perso. Alla festa di Maria Ss. de’ Piternis (in dialetto: “La feschta re’gli Petierne”) c’era tutto quello che c’è in una festa di paese: la processione, la banda sul palco in piazza, i tavolini all’aperto per mangiare mentre intorno la gente passeggia; bambini che giocano, girandole e zucchero filato… Mio padre mi guardava perplesso, ma stette zitto. 1 commento per La mia esperienza africana. Un ricordo, in tema di libertàDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
|||
Ponza Racconta © 2021 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: |
Anche questa bellissima esperienza probabilmente non ha un messaggio, ma io sono un inguaribile rompiscatole e la vado a cercare: “da che punto guardi il mondo tutto dipende”.