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Politica locale e sogno del buon governo
Nei tempi della crisi della democrazia e della politica, in quelli della “solitudine del cittadino globale”, esiste ancora lo spazio pubblico per la politica locale? Ed ha ancora senso, oggi, il sogno del buon governo? L’altra questione odierna è che le politiche di austerità, con i vincoli di bilancio che ne derivano, riducono di molto le funzioni classiche del governo locale, riducono i trasferimenti centrali, spingono all’aumento della tassazione comunale per i servizi. Con la crisi economico-finanziaria che perdura, che incrementa le diseguaglianze sociali, escludendo e precarizzando soprattutto i giovani. Le leggi 142/1990 e 81/1993 hanno riformato poteri e modalità di elezione dei sindaci e delle amministrazioni comunali, con a seguire la legge 120/199. La figura centrale in democrazia è il cittadino, ma il cittadino è in primo luogo il cittadino socializzato. L’egoista e il familista restano sullo sfondo se il processo democratico comporta la socializzazione, l’apprendimento, l’informazione, la pluralità e la cittadinanza attiva. La società civile, le reti civiche, le associazioni, possono aiutare in modo determinante a riformare la politica dal basso. Sono decisive per connotare il microclima democratico che si respira in loco, diventano costitutive della stessa sfera pubblica. Le reti sociali ci ricordano che il processo democratico deve avere un contenuto sociale. Nell’agire politico vanno distinti lo scopo, il fine e il senso, scriveva Hannah Arendt, e lo stesso principio dell’agire. La crisi dei partiti ha spesso portato al loro evaporare, a ridurli a comitati elettorali, a sterilizzarne il radicamento sociale, a frammentarli in cordate e fazioni. Ciò nonostante le alleanze civiche di liste locali, non sempre definibili politicamente, vanno a formare a tutti gli effetti, anche giuridici, veri e propri “partiti locali”. Se la dialettica locale è giocata solo su bisogni corporativi, clientele, invadenza di lobby economiche, si arriva a un gioco distruttivo e incomprensibile di fazioni civiche che esprimerà amministrazioni con la barra dritta verso il malgoverno, quando non verso il commissariamento prefettizio nei casi più estremi ed eclatanti. Un governo locale senza adeguata rappresentanza equilibrata di genere dovrebbe insospettire; ad esempio un’amministrazione che non dà spazio al volontariato e che non sa interloquire con la società civile organizzata, con i sindacati, con i comitati di scopo, non esprime buon governo. Va da sé che movimenti collettivi, società civile organizzata, comitati civici, il mondo dell’associazionismo, le reti civiche e sociali, sono il polmone della crescita culturale e del legame sociale, hanno la loro autonomia culturale, hanno tempi e progetti indipendenti al di là delle scadenze elettorali e dello stesso orizzonte politico-amministrativo.
Note. Bibliografia essenziale Donatella Della Porta – “La politica locale” (Il Mulino, 2006) Carlo Donolo – “Il sogno del buon governo. Apologia del regime democratico” (Et al Edizioni, 2011) Zygmunt Bauman – “La solitudine del cittadino globale” (Feltrinelli, 2008) Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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