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Le isole Ponziane al palazzo Farnese di Caprarola

segnalato da Giuseppe Mazzella
Il Palazzo Farnese sovrasta l'abitato di Caprarola

 

Le nostre isole non finiscono mai di sorprenderci. Più si approfondisce, più si trova e più ci si entusiasma.
In questa inesausta aspirazione alla ricerca delle nostre radici un contributo sempre più prezioso viene da internet.
Leggo, infatti, da un articolo di Luciano Passini, al quale si rinvia – in allegato .pdf alla fine dell’articolo – redatto in occasione della giornata di studio su “Palazzo di Caprarola e le arti Farnesiane: simboli e realtà”, del 19 novembre 2004, che nel celebre palazzo è affrescata, tra l’altro, una veduta molto precisa delle nostre isole.
Lo studioso, oltre a sunteggiare la storia del possesso farnesiano, si sofferma su un antico privilegio di cui esse godevano: una sorta di extraterritorialità, dove non potevano “essere ricercati, arrestati o giudicati, ancorché i medesimi rei vi avessero consentito”.
La nota storica ci invita ancora una volta a riflettere sui doveri e sugli eventuali privilegi, che hanno forse condizionato la nostra stessa mentalità. Con altrettanta chiarezza dobbiamo però chiederci se oggi nel 2015 gli isolani godano appieno di quella parità di diritti di tutti gli altri cittadini d’Italia.

Palazzo Farnese a Caprarola Facciata ant.

Estratto dal citato lavoro di L. Passini

Isole ponziane al Pal. Farnese di Caprarola

Fig. 22. Dipinto murale, veduta delle isole Pontine e del golfo di Gaeta, loggiato della Palazzina nel palazzo Farnese di Caprarola

Cartografia

Fig. 23. Cartografia delle isole Pontine

 “Questa immagine è legata al possesso da parte della famiglia Farnese di quelle isole.

Il 26 marzo del 1542 Paolo III concesse il titolo dell’abbazia di Santa Maria di Ponza al nipote cardinale Alessandro Farnese che, forte di quel titolo e dei connessi privilegi, concesse l’Arcipelago “a titolo di feudo” a suo padre Pier Luigi per un canone annuo di una candela di cera bianca lavorata.

I Farnese fecero riconfermare i vantaggi che già Sisto IV aveva concesso agli isolani, noti, infatti, come “Privilegi Farnesiani”. Essi non potevano: “essere ricercati, arrestati o giudicati, ancorché i medesimi rei vi avessero consentito”; e sarebbe stato garantito asilo “per qualunque debitore, malfattore, inquisito, forgiudicato ecc.”.
Insomma, una vera e propria forma di extraterritorialità. Questo facilitò l’arrivo di nuovi coloni che contribuirono ad aumentare considerevolmente la popolazione. La gestione del feudo però fu contrastata fortemente da continue scorrerie piratesche saracene che si susseguirono durante tutto il periodo farnesiano. Al 1572 risalgono i rilievi fatti dai geografi del duca Ottavio Farnese che fece riorganizzare l’assetto amministrativo e militare delle isole.
Dopo la caduta di Castro il possesso da parte dei Farnese venne messo in discussione e quindi la situazione delle isole si fece più caotica.
I Saraceni espugnarono Ponza che però dopo qualche anno venne conquistata dai francesi i quali furono successivamente cacciati dalle truppe spagnole.

Nel 1696 con il Trattato di Rijswijk venne restituita ai Farnese la sovranità sull’Arcipelago. Ma il ramo maschile di questa famiglia si estinse senza eredi nel 1731, alla morte di Antonio, ultimo Farnese maschio. Per evitare i rischi di una successione difficile nel ducato di Parma e Piacenza, fu tollerata la successione in favore di Carlo di Borbone (poi re di Napoli), figlio di Elisabetta ultima esponente della famiglia Farnese e moglie di Filippo V re di Spagna.

A Carlo di Borbone, nel 1734, Elisabetta Farnese cedette quindi ogni diritto sui cespiti farnesiani, tra cui anche le Isole Pontine le quali, giuridicamente, passavano dall’infeudalesimo dei Farnese al patrimonio privato dei Borbone.

[Tornando all’immagine dipinta…]
Il punto di vista dell’inquadratura è dal mare, sullo sfondo è facilmente visibile la costa del golfo di Gaeta ove viene messo in risalto lo sperone roccioso di Terracina e il porto di Gaeta.
Dalla comparazione tra la veduta della Palazzina e un’immagine planimetrica (foto 23), si possono vedere chiaramente le quattro isole che compongono l’arcipelago: Palmarola, Ponza, Zannone e Ventotene. Addirittura vicino a quest’ultima è raffigurato lo Scoglio della Botte mentre vicino all’isola di Zannone si può vedere la piccola isola di Gavi.
Chiaramente, essendo la più grande, quella con più dettagli riconoscibili è l’isola di Ponza.

 Spaccato prospettico del Palazzo Farnese di Caprarola
Spaccato prospettico del Palazzo Farnese di Caprarola – Architetti Sangallo e Vignola (Incisione di Paul Letarouilly, XIX secolo)

I lavori – con il progetto per una residenza fortificata a pianta pentagonale – venne inizialmente affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane dal cardinale Alessandro Farnese il Vecchio. I lavori iniziarono nel 1530, ma furono sospesi nel 1546 a causa della morte del Sangallo. Il cardinale Alessandro il Giovane, insediatosi a sua volta a Caprarola, volle riprendere il progetto del nonno, così, nel 1547, affidò il cantiere al Vignola (Jacopo Barozzi da Vignola) ma i lavori ripresero solo nel 1559.
Il palazzo fu terminato nel 1975, due anni dopo la morte del Vignola.

All’interno della sontuosa dimora lavorarono i migliori pittori e architetti dell’epoca. I temi degli affreschi furono ispirati dal letterato Annibal Caro e realizzati da Taddeo Zuccari, poi sostituito, alla sua morte (1566) dal fratello Federico Zuccari, da Onofrio Panvinio e da Fulvio Orsini.

 

File .pdfL. Passini. Palazzo Farnese di Caprarola

 

Alla villa sono annessi gli “Horti farnesiani” (con lo stesso nome dei giardini della famiglia sul colle Palatino a Roma), uno splendido esempio di giardino tardo-rinascimentale, realizzato attraverso un sistema di terrazzamenti alle spalle della villa, arroccati sul colle dal quale s’erge la costruzione e collegati dal Vignola con la residenza attraverso dei ponti.
[Le notizie storiche e architettoniche sono state riprese e sintetizzate da Wikipedia – ibidem – a cura della Redazione]

Acacia farnesiana

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Una nota botanica
 suggerita dalla citazione degli Horti farnesiani: la diffusione a Ponza di Acacia farnesiana (’u ganzìrr’, in dialetto) potrebbe risalire addirittura al periodo della dominazione Farnese sull’isola (per notizie sulla pianta, leggi qui)

 

 

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