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Dalla tragedia alla comica, con Auguri finali

di Vincenzo Ambrosino
Dal barbiere [1]

 

Ieri sera, l’antivigilia della fine dell’anno, verso le 18,00 sono andato dal barbiere per aggiustarmi i pochi capelli; il freddo era pungente. Ho trovato il barbiere occupatissimo che  compilava il cruciverba, subito abbiamo parlato del freddo e ho notato che lui per riscaldarsi, aveva una piccola stufa che non faceva calore: “…E’ vecchia ma meglio di niente”- mi ha detto, io ho risposto: “Basta quella luce rossa che già hai un senso di calore”.

Il barbiere è un tipo particolare per il suo genere, è silenzioso, al contrario si sa che barbieri e parrucchiere sono il centro di controspionaggio in un paese dove l’arte del pettegolezzo è inversamente proporzionale alla creatività nelle acconciature: se vuoi sentire parlare il nostro unico barbiere devi stimolarlo con molta pazienza.

Il barbiere non ama parlare ma ama la musica e mentre la stufa è vecchia, il piccolissimo albero di Natale è sempre lo stesso da quando avevo i capelli castani e lunghi, la sua musica e il suo stereo invece sono sempre molto aggiornati.

Ieri, con mio dispiacere ascoltava però la radio. Una giornalista intervistava un giudice sull’incidente navale occorso alla Norman  Atlantic:  – Un incendio era scoppiato sulla nave nella traversata dalla Grecia ad Ancona. C’erano 44 italiani tra i 478 a bordo. Un passeggero era morto cadendo nell’acqua gelida e alcuni erano dispersi. Ovviamente questa catastrofe, aveva innescato polemiche sulla sicurezza perché lo scafo aveva sei punti a rischio.

Non è difficile per noi, gente di mare, immedesimarsi nel panico collettivo a seguito di un incendio su una nave, ferma in mezzo al mare in balia delle onde, con il il fumo e il fuoco che proseguono il loro cammino inesorabile. Tutti a correre verso la parte più lontana rispetto al focolaio, ma lì al buio, col fumo che soffoca, ci sono donne, vecchi e bambini e in genere si tratta di uomini non allenati a fronteggiare emergenze di questo tipo.

E’ un evento drammatico e quindi traumatico per chi lo vive. Tutti ammassati, a pregare a piangere a urlare; indossati i giubbotti di salvataggio in attesa che i soccorsi arrivino al più presto. Mi immagino quella gente che un attimo prima forse dormicchiavano, sorridevano, ascoltavano musica, giocavano a carte… e un attimo dopo a cimentarsi con una esperienza estrema come quella, impotenti, nel cercare di salvare la propria pelle e quella dei propri cari.

Abbiamo ripensato a quei pochi attimi quando, a volte, anche noi siamo rimasti fermi in mezzo al mare, in aliscafo, quando i motori si spengono e le onde governano le nostre vite. Pochi minuti, ma l’ansia aumenta e per fortuna in questi guasti non subentra il fuoco e il fumo ad accelerare l’ansia che può sicuramente tramutarsi in panico.
Intanto dal barbiere entrava un altro cliente; l’ho osservato: aveva pochi capelli ma una folta e incolta barba.

In radio la giornalista chiedeva al giudice di commentare i messaggi che arrivavano. In uno di questi si parlava dell’abitudine, o presunta tale, che hanno i camionisti, cioè quella di dormire nella cabina del camion per risparmiare i costi della cuccetta e quindi per mantenersi al caldo, tenere accesi i riscaldamenti, per cui il motore del camion, nei garage delle navi. Un surriscaldamento dell’impianto poteva essere stata la causa dell’incendio a bordo. Ma un altro messaggio faceva un addebito ai camionisti e alle compagnie di trasporto su quattro ruote, di tenore opposto al primo: l’uso di imbarcare i camion senza l’autista, in pratica senza responsabile!

A questo punto la discussione è decollata e il cliente con la barba ha detto: – Dopo ogni tragedia si aprono le inchieste sulle mille cause, solo dopo si parla di sicurezza non perfetta, ma nessuna inchiesta potrà fermare eventi che hanno mille cause: basti pensare che ci saranno altre alluvioni e probabilmente riparleremo dei letti dei fiumi non ripuliti; ci saranno altri terremoti e parleremo ancora di edilizia inidonea; ci saranno ancora altre sciagure in mare e parleremo ancora di navi che hanno superato i controlli Rina ma con alcuni punti critici ancora da sistemare.

Nel frattempo dal barbiere sono entrati altri avventori, la maggior parte calvi ma che dovevano aggiustarsi il “riporto o la sfumatura alle basette” e quindi la discussione è diventata più colorita e ci siamo gustati le opinioni del pescatore, del marittimo precario, del pensionato, del giovane …e anche del tifoso della Roma.

E infatti un po’ per sdrammatizzare la nostra seduta di taglio di capelli di fine anno, abbiamo volutamente traslato la discussione dalla tragedia del mare di Grecia alla tragicomica situazione dei nostri collegamenti.

Il pescatore ha domandato: – Ma questa sera la nave arriva a Ponza? – e il giovane ha risposto sorridendo: – Adesso non esageriamo, è già venuta stamattina, il pane e la carne sono arrivati, anche i giornali sono arrivati, siamo già contenti così.

Il marittimo precario, dall’alto del suo metro e novanta, seriamente ha confermato: – Certo se non viaggiano con continuità è perché  queste navi non sono idonee, sono vecchie.

Quello con la barba scandalizzato ha detto: – Vecchie?
Il giovane ha sentenziato: – Ma se non sono idonee perché vecchie, non devono viaggiare! …e infatti poi succedono le disgrazie! Poi sapete che vi dico? …anche da noi alcuni camion vengono imbarcati senza autisti!

Il pensionato che sembrava distratto perché leggeva una rivista, ha aggiunto: – Certo i controlli, le esercitazione ci sono, ma una cosa sono i controlli e le esercitazioni un’altra è l’emergenza reale.

Il giovane si è alzato in piedi e ha detto: – Una cosa è certa, queste navi con un po’ di vento non viaggiano, la colpa a chi la diamo? Agli armatori? Ai controlli? Al comandante? Al Sindaco? All’allerta meteo? Al porto non sicuro? A noi chiedono solo soldi, noi le tasse le paghiamo ma poi i servizi diventano sempre più scadenti. Se noi abbiamo dei disservizi ci dovrà essere un responsabile o no?

A questo punto è intervenuto il nostro tifoso della Roma, l’unico che aveva lunghi capelli bianchi ma che era entrato solo per ripararsi cinque minuti dal freddo e approfittare per fare gli auguri al barbiere, e con un’inflessione dialettale romanesca ha affermato con tono saccente: – Sapete che ve dico… Ma dde che ve state a lamenta’? Si potessi decide io,  farei veni’ ’a nave ’na volta ar giorno perché nun se deve da sprecà, oggi come oggi. A che serve fa’ du’ corse, le navi viaggiano vôte, che devono trasporta’ pe’ ’sti quattro gatti che ce stanno a Ponza?  …E finimola de paragonarci a Capri o a Ischia, quelle isole hanno gente da portare su e giù, noialtri ci’avemo solo i debbiti da trasporta’ avanti e indietro.
Dopo queste affermazioni e dopo un breve silenzio imbarazzato, sono partite le battute.

L’amico con la barba ha cominciato con ironia a dire: “Barbiere, spegni la stufa che dobbiamo risparmiare! …Noi possiamo metterci il cappotto, per difenderci dal freddo”

Il marittimo sempre dalla sua posizione in alto ha capito l’imbeccata di quello con la barba e rivolgendosi al barbiere ha aggiunto: – Barbie’, perché non spegni tutte ’ste luci, a noi mica ci serve la luce… accendi solo quella che ti serve per tagliare i capelli, che noi possiamo parlare anche al buio, così risparmiamo sulla bolletta”
Il Romanista: – E mò che centrano ’ste battute, lo Stato sta in crisi e a mannarlo in crisi siamo stati noi che vogliamo troppo, lo volete capi’ che le vacche grasse sono finite… Lo volete capi’ o no?

Inaspettatamente c’è stato il colpo di scena: alla radio non si parlava più di tragedia ma passava un breve radiogiornale; il giornalista annunciava una intervista al capitano della Roma e infatti lo stava appena introducendo dicendo: “Ci è venuto a far visita il capitano della Roma Francesco Totti…”.
In quel preciso momento il ragazzo giovane si alza dalla sua postazione e di corsa va alla radio e la spegne, poi rivolgendosi al tifoso romanista che nel frattempo protestava gli dice: – Non serve la radio, per sentire cazzate basti tu, così risparmiamo e facciamo un’opera di bene nell’ascoltarti.

A quel punto l’amico romanista,forse capendo l’antifona, salutando tutti dice: – Vabbé ho capito, purtroppo sete stati abituati troppo bene, per cui è inutile che vi parli di risparmio, non lo capireste e infatti non l’avete capito e sapete perché non lo potete capi’? …Pecché sete degli sporchi juventini, abbituati a rubba’, abituati a vincere cor trucco e co’ l’arbitri amici… Ma mò ‘a festa è finita pure pe’ voi. Comunque tanti Auguri e spero proprio che il prossimo anno sia l’anno bbono ”

Con queste parole di augurio romanista colgo l’occasione per fare a tutti i lettori di Ponza racconta i miei auguri: che sia un anno bbono per tutti!