Attualità

Cara amica

di Luciana Figini

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Riprendiamo alcune delle tematiche della ricorrenza del 25 novembre da poco trascorsa – Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, leggi qui – dal blog di Luciana Figini, compagna-moglie del ‘nostro’ Sandro Vitiello.
E’ una lettera immaginaria, dedicata con affetto a tutte le donne.
L.R.

Le donne ci sono.1

Cara amica,
chi ti scrive è una signora ormai di mezza età con un passato da ribelle e da femminista.
Forse non dovrei parlare di passato, perchè, nonostante l’età, femminista lo sono ancora, anche se a modo mio.
Ho passato anni della mia vita da ragazza a costruirmi come donna, a partecipare alle proteste e a scendere in piazza per quello in cui credevo.
E risultati ne abbiamo ottenuti; se l’Italia non è più uno stato medievale, se abbiamo ad esempio un’ottima legge sul diritto di famiglia ed una contro la violenza sulle donne, lo si deve anche a tutte le femministe che hanno riempito le piazze negli anni settanta e ottanta.

Io non so se oggi gli episodi di violenza verso la donna sono effettivamente aumentati o se invece se ne parla di più.
La mia percezione è che siano davvero aumentati.
La mia percezione è che il rispetto verso le donne sia diminuito e che le ragazze e le giovani donne di oggi stiano diventando più fragili.
Ascolto certi ragionamenti da parte di alcune mie studentesse e mi vengono un po’ i brividi, leggo i testi di alcune canzoni, come “Love the way you lie” di Rhianna e qualche pensiero me lo faccio.
Quando nella canzone lei dice: “Te ne starai lì a guardarmi bruciare: beh, va bene perché mi piace il modo in cui fa male” qualche dubbio mi viene.

Qualcuno, non so chi e non so perchè, sta cercando di convincere le nostre ragazze che, va beh, dopo tutto un uomo può fare degli errori e magari alzare un po’ le mani.
E’ una specie di messaggio subliminale, che passa in modo sottile e che attraversa la nostra vita quotidiana senza neppure che noi ce ne accorgiamo; passa attraverso la rete e le canzoni, passa attraverso le famiglie in sofferenza per la crisi economica e le separazioni, passa attraverso le storie di ragazzi e ragazze lasciati soli durante la loro crescita ed in cerca di nuovi modelli e stili di vita che possano compensarli per la disattenzione dei loro genitori.

Ed allora senti che la tua studentessa così carina e a modo non può venire alla pizzata della classe perché il suo ragazzo non vuole, oppure un’altra non ha il coraggio di lasciare il suo di ragazzo, geloso in modo preoccupante, perchè la solitudine le fa più paura di un rapporto malato.

Cara amica, io dico che dobbiamo finalmente svegliarci e forse ridiventare tutti un po’ femministi, non solo le donne ma tutti gli esseri umani.
Dobbiamo reintrodurre con forza il concetto di rispetto in tutti i tipi di rapporti umani, tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra amici e vicini.
E poi dobbiamo un po’ reintrodurre badilate e badilate di libertà e di fiducia in se stessi in tutta la società.

Le mie ragazze a scuola sono splendide, sono belle, intelligenti, divertenti, creative, ma c’è bisogno di qualcuno che glielo dica!
C’è bisogno che queste ragazze prendano la loro vita in mano ed imparino a farsi rispettare e ad amare se stesse.
Ecco perché è necessario reintrodurre il femminismo in questa società.

Non per fregare i maschi, ma per viverci insieme in modo rispettoso e costruttivo, per essere in grado di vivere anche da sole se necessario, per non avere paura del giudizio di chicchessia.
E’ una vendetta meschina e disprezzabile quella di certe donne che, dopo una separazione, costringono i mariti a non vedere i figli o a dormire in macchina per pagare gli alimenti.
Questo non è femminismo.

Femminismo significa partire sempre e comunque dal rispetto e dalla ricerca dell’uguaglianza, dei pari diritti e della pari libertà.
E questo significa anche non accettare mai, in nessuna forma, il sopruso e la violenza verbale e fisica.
Se lui ti schiaffeggia una volta lo farà ancora; se ti insulta davanti a tuo figlio, lo farà ancora.

Cara amica, noi donne siamo belle, fiere, capaci, grandi lavoratrici, grandi pensatrici.
Siamo capaci di sopportare le avversità ed il dolore meglio di chiunque altro, siamo il centro di ogni famiglia, siamo furbe ed innovatrici, siamo capaci di fare mille cose e poi di abbracciare e coccolare i nostri figli.
Siamo delle compagne coraggiose, che appoggiano i propri mariti o compagni come forse loro non sarebbero in grado di fare, siamo libere ed indipendenti dentro e fuori, sappiamo cavarcela in ogni situazione, siamo il motore che muove il mondo, ogni giorno, in ogni luogo del mondo.
Siamo noi che mettiamo al mondo i figli e li cresciamo, che accorriamo appena qualcuno è malato o in fin di vita.
Siamo scienziate, astronaute e manager, artiste, giornaliste, capi di stato o semplicemente lavoratrici insostituibili in tutti i campi.
Siamo noi che sappiamo curare le persone care e stare vicino a chi nasce e chi muore.
Siamo noi che non molliamo i figli qualsiasi cosa succeda e qualsiasi malattia o problema abbiano.

Cara amica, noi siamo tutto questo e se ne saremo orgogliose, se ne saremo consapevoli, se non ci faremo mettere i piedi in testa, non avremo mai paura di nessuno.
E un mondo di donne coraggiose e sicure di sé è un bel mondo nel quale vivere, anche per gli uomini.

Le donne ci sono.2

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1 Comment

1 Comment

  1. polina ambrosino

    2 Dicembre 2014 at 22:47

    E’ proprio cosi: la donna che sa farsi rispettare è ancora di là da venire perché l’uomo che rispetta veramente la donna fa parte di una specie protetta, pochi esemplari. Gli uomini che non rispettano le donne sono figli di madri che non li hanno educati al rispetto verso l’altro sesso, e di padri che o erano assenti o erano prepotenti. Ancora oggi, nel 2014, l’educazione al rispetto dell’altro, non solo della donna, è un concetto di nicchia. L’educazione di cui tutti si credono in possesso, in realtà non esiste, è solo un concetto vago, un termine che vuol dire tutto e niente. E mentre le passate generazioni avevano almeno l’umiltà e la consapevolezza dei loro limiti culturali e si affidavano alla scuola affinché colmasse le loro lacune, i genitori di oggi, ex studenti con la presunzione di essere migliori di chi li ha preceduti, non hanno vissuto il sacrificio, non apprezzano ciò che hanno, non trasmettono valori né regole e i loro figli, disorientati e confusi dal pressapochismo delle loro figure di riferimento, si rifugiano nell’egoismo, nella prevaricazione dell’altro, non fosse che per sentirsi vivi. Da questo nascono omicidi di impeto, coltelli sempre in tasca, ferocia che esplode per uno sguardo di troppo. E le vittime sono, praticamente sempre, le donne. Come cantava Mia Martini: “gli uomini sono figli delle donne, ma non sono come noi” …con le dovute eccezioni. Speriamo nelle future mamme e nei futuri papà.

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