Ambiente e Natura

Un mondo nuovo: il film tv

 di Rita BossoTre in catene

 

E’ vero: l’isola non è quella in cui si svolsero i fatti, settantacinque anni fa; i pochi fotogrammi in cui viene inquadrata mostrano un rilievo senza particolari connotazioni, più che altro un’allusione al concetto di isola, un archetipo; al suo posto andrebbe bene un qualunque scoglio in mezzo al mare, e la scelta di quel particolare scoglio si spiega solo con la dicitura “con i contributi della Apulia Film Commission”.
E’ vero: nel 1939 Spinelli non è appena uscito dal carcere ma proviene da Ponza, dove ha già scontato due anni di confino; è ponzese il prete che si scaglia contro i confinati e raccomanda alle donne di evitare i comunisti-senza dio; sono ponzesi le donne che Spinelli paragona a “pecore gentili e sottomesse pronte a sottostare a qualsiasi mano d’uomo che si fosse posata sopra di esse” (beccandosi, qualche decennio dopo, la dura reprimenda di Pertini, nel frattempo divenuto Presidente).
E’ vero: un accenno a ciò che accadde sull’isola il 25 luglio sarebbe stato doveroso, e invece si salta direttamente ai festeggiamenti e cambi di casacca del giorno successivo, quando arriva la notizia dell’arresto di Mussolini.
E’ vero: all’epoca le barche andavano a remi, il gozzo scoppiettante su cui si allontana Ernesto Rossi è abbastanza improbabile; così come è improbabile che il filosofo della scienza Eugenio Colorni, che al momento dell’arresto è alle prese con la teoria della relatività, affermi che il tempo è semplicemente convenzione degli uomini.
E’ vero, è tutto vero, e la lista potrebbe allungarsi… ma chi se ne importa?

Il film Un mondo nuovo, che Rai1 ha trasmesso ieri sera è un racconto del confino avvincente ed emozionante dalla prima all’ultima scena; gli appassionati della materia ritroveranno il clima descritto nelle varie autobiografie, a partire da quella di Amendola; ritroveranno le descrizioni dei testimoni, le sensazioni provate visitando i luoghi – case, dormitori, strade, mense – e sfogliando i documenti d’archivio; riascolteranno i racconti delle fughe notturne nei rifugi.
La sceneggiatura vola alto, trascurando la pignoleria dell’aneddoto e restituendo invece  un clima fatto di capacità visionarie, di stati quasi ascetici, di solidarietà ma anche di  ristrettezze ideologiche, di temerarietà, di opportunismi; i fili bianchi nelle capigliature di uomini ancora giovani, entrati in galera quando erano poco più che adolescenti, sono più eloquenti di pagine e pagine di libri.
La fotografia è magistrale: la narrazione veste colori desaturati, caldi, poco più che aloni su fondali grigi o seppia che, solo alla fine, virano verso toni accesi.
Gli attori non hanno nomi famosi, ma sono uno più bravo dell’altro; ci sono scene che non si dimenticheranno facilmente: Altiero che “va a sognare”, Ernesto che “ogni uomo muore da solo, Altiero, ma io no; io vi porto con me, tutti!”

 

Nel caso non lo abbiate visto, oppure vogliate rivederlo: clicca qui – in replay per una settimana

 

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1 Comment

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  1. Rita Bosso

    25 Novembre 2014 at 14:22

    Ai tempi di Un’Altra Vita, la fiction girata a Ponza, ho riportato su questo sito le stroncature di Aldo Grasso, critico del Corriere della Sera; per par condicio riferisco quanto Grasso scrive a proposito del film su Spinelli:
    “Di fronte ai padri della Patria e dell’Europa massimo rispetto, ma la fiction gronda retorica da ogni inquadratura: frasi altisonanti, attori che parlano come libri stampati, semplificazioni politiche che si autolegittimano grazie all’importanza della causa.”

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