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Isola. “Utopia”, di Wislawa Szymborska

proposto dalla Redazione
Utopia [1]

 

La poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996, è stata ricordata su questo sito in occasione della sua morte nel 2012 (leggi qui [2]), e anche in altri contesti (leggi qui [3]).
Qui parla di isole dove le tenui orme visibili sulle rive, sono tutte dirette verso il mare. Come se da qui si andasse solo via…
 

Utopia

.

Isola dove tutto si chiarisce.

Qui ci si può fondare su prove.

L’unica strada è quella d’accesso.

Gli arbusti si piegano sotto le risposte.

Qui cresce l’albero della Giusta Ipotesi
Con rami da sempre districati.

Di abbagliante linearità è l’albero del Senno
presso la fonte detta Ah Dunque E’ Così.

Più ti addentri nel bosco, più si allarga
la Valle dell’Evidenza.

Se sorge un dubbio, il vento lo disperde.

L’Eco prende la parola senza farsi chiamare
e chiarisce volenterosa i misteri dei mondi.

A destra una grotta in cui giace il Senso.

A sinistra il lago della Profonda Convinzione.
Dal fondo si stacca la Verità e viene lieve a galla.

Domina sulla valle la Certezza Incrollabile.
Dalla sua cima si spazia sull’Essenza delle Cose.

Malgrado le sue attrattive l’isola è deserta,
e le tenui orme visibili sulle rive
sono tutte dirette verso il mare.

Come se da qui si andasse solo via,
immergendosi irrevocabilmente nell’abisso.
Nella vita inconcepibile.

[Wislawa Szymborska da: A large number – Grande numero; 1976. Edizione italiana: Scheiwiller; 2006]

 

“Wislawa non c’è più, rimangono le sue parole che sono Poesia e Filosofia assieme. La sua grandezza sta nel riconoscere i difetti degli esseri umani e mostrarceli ma senza giudizio anzi a volte addolorata per il destino di questo piccolo uomo creato ed abbandonato a se stesso su questo mondo. Ha conosciuto la disillusione ma non ha ceduto alla disperazione, differentemente da molti altri poeti, lei ha continuato, ha capito di aver sbagliato lo ha riconosciuto e ha continuato, continuato ad ESSERE nella sua Poesia. Ha trovato la strada dell’ironia e come altro possiamo salvarci noi esseri umani se non con l’ironia? Ha mutato la sua sofferenza in lucidità, si è elevata ed è riuscita a vedere non il singolo uomo ma tutti gli uomini, i comportamenti degli uomini e dall’alto guardandoli muoversi, agitarsi, faticare a vivere, e con amore ci ha tolto la colpa, quasi come una madre che giustifica gli errori del figlio” (Maria Dilucia).