Ambiente e Natura

Celebrata a Ponza la “Giornata delle Forze Armate”

di Silverio Lamonica
Banda all'uscita del portone del Municipio per il 4 Novembre

 

Non si direbbe, ma Ponza ha un presidio militare di tutto rispetto: tra Capitaneria di Porto, attualmente “Circomare”, Guardia di Finanza, Carabinieri, Aviazione… nell’isola prestano servizio diverse decine di militari, se non un centinaio, con adeguati mezzi terrestri e navali, per cui la “Giornata delle Forze Armate” in quest’isola viene celebrata, da decenni, con un certo risalto.

Come ogni anno, c’ è stata una messa in suffragio dei Caduti di tutte le guerre, cui è seguita la cerimonia al Monumento ai Caduti, in Piazza Pisacane, con la deposizione della rituale corona da parte del Vicesindaco Giosuè Coppa.
È intervenuta la banda musicale, ma non si è notata la presenza degli alunni e docenti dell’ I. C. Pisacane, diversamente dallo scorso anno.
Molto scarsa la presenza di pubblico, quasi a voler dire che – dopo tanti anni – l’“Anniversario della Vittoria” ha perduto il suo significato storico.

Ma nel corso di quella guerra, il 21 marzo 1918, un sommergibile austriaco affondò il motoveliero “Corriere di Ponza” adibito al trasporto di passeggeri e merci. La tragedia avvenne a circa 6 miglia al largo di Zannone e vi persero la vita 35 persone, i cui nomi sono incisi nella stele marmorea di Piazza Pisacane assieme a quelli dei militari ponzesi caduti sui vari fronti di guerra. Come se non bastasse, tante altre persone persero la vita, in quell’anno, a causa della pandemia “spagnola”.

Le tragedie del passato non si esorcizzano relegandole nel dimenticatoio, ma occorre ricordarle, per esaminarne le cause e quindi trovare i rimedi affinché non abbiano più a ripetersi. Ma soprattutto occorre onorare chi, nel corso di quegli avvenimenti drammatici, ha sacrificato la vita per assicurarci un mondo migliore.

3 Comments

3 Comments

  1. vincenzo

    6 Novembre 2014 at 19:14

    “Torneranno i prati” un film che il regista Ermano Olmi ha voluto dedicare a suo padre.
    “Questo è un film che mi hanno proposto e il mio pensiero è andato a mio padre che quand’ero bambino mi raccontava della guerra dov’era stato soldato… ora so che abbiamo compiuto un grande tradimento nei confronti di milioni di giovani, non abbiamo spiegato loro perché sono morti. Adesso celebriamo il centenario mi auguro che aldilà di bandiere e fanfare, si trovi il modo di chiedere scusa, altrimenti è vigliaccheria…”.
    “se oggi l’idea della patria non esiste più, quei ragazzi avevano creduto nell’amore della patria, ma era una grande bugia, una grande truffa: sono stati sacrificati per volere dei potenti. Allora come oggi i conflitti nascono per il potere e la ricchezza di pochi. I nemici non sono nella trincea di fronte, sono quelli che hanno mandato i nostri soldati ad uccidere uomini come loro”.

  2. silverio lamonica1

    7 Novembre 2014 at 19:31

    Caro Vincenzo, se esamini attentamente la penultima frase dell’articolo sopra riportato, ti rendi conto che le nostre idee collimano: “occorre esaminare le cause delle tragedie affinché non abbiano più a ripetersi”. Ermanno Olmi lo ha fatto egregiamente con il suo film.
    Comunque, senza far retorica, vediamo giornalmente le nostre forze dell’ordine impegnate, talvolta sacrificando la vita, contro la criminalità. Lo stesso discorso vale per i nostri militari in missione di pace o impegnati nelle varie emergenze sul territorio nazionale, non ultimi i marinai delle capitanerie di porto pronti a salvare le vite umane in mare. Dedicare loro una giornata di “festa” è riconoscere il loro impegno, nient’altro; e spero che almeno nelle aule scolastiche ponzesi sia stato fatto un cenno in merito.

  3. vincenzo

    8 Novembre 2014 at 11:55

    Soldati erano anche quelli nelle trincee, morti per difendere dei confini che adesso non ci sono più, soldati i nostri morti nella seconda guerra mondiale per difendere il sogno del capo assoluto che poi hanno dovuto subire l’umiliazione dei vincitori….
    Certo i nostri militari nelle cosiddette missioni di pace, quelli sono volontari almeno.
    Il soldato, di tutte le guerre, come ha anche detto Olmi, è la vittima immolata sull’altare della politica economica del potere di turno.
    Che cosa sono i migranti oggi se non le vittime di conflitti di potere economico? E come lo giudichiamo il servizio dei nostri soldati nel mare nostrum, ieri a fare i respingimenti voluti da Bossi e Fini, oggi a fare gli accoglimenti voluti dai nuovi: ingiusto quello di prima, generoso quello di oggi? I soldati devono ubbidire a degli ordini!
    I Soldati meritano una festa come tutte le vittime del mondo meritano una festa, non ipocrita perché è difficile continuare a mettere insieme le vittime dei vari periodi storici, nelle guerre vinte e in quelle perse, quando al potere c’è la sinistra o la destra, quando per esempio l’America decide di esportare la democrazia con la forza e invece quando si isola a difendere i suoi interessi.

    L’impegno delle forze armate, come l’impegno dei lavoratori delle acciaierie, come l’impegno delle casalinghe, come l’impegno degli studenti e l’importanza di tutti questi impegni che collaborando formano una comunità solidale che tende alla felicità sulla terra e invece che cosa è avvenuto dopo due guerre mondiali e due bombe atomiche?

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