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Intervista ad Antonietta Vitiello in occasione dei suoi 100 anni.

di Vincenzo (Enzo) Di Fazio

torta dei 100 anni [1]

 

Ieri, 30 ottobre, ha compiuto 100 anni Antonietta Vitiello.
E’ una ponzese che tutti conoscono e che fino a due anni fa non ha mai mancato di venire d’estate a Ponza.

Figlia di Titina Curcio (Titina int’i palette), nipote del prete Parisi, moglie del Generale di Divisione Antonio Fisone, Antonietta vive a Verona vicino ai due figli Italia e Vittorio.
Mi ero appuntato, parlando tempo fa con Italia, la data della sua nascita con l’impegno a sentirla, in questa importante occasione,  per farle gli auguri e una piccola intervista.

Ecco il risultato della nostra chiacchierata.

 *****

Domanda –  Buongiorno Antonietta e tantissimi cari auguri. E’ per me veramente una grande gioia sentirti ed avere la possibilità di fare due chiacchiere per telefono.
Italia mi ha detto che sei nata il 30 ottobre 1914, cioè ieri (di cent’anni fa!). Qual è stato il primo pensiero quando ti sei svegliata?

Risposta – Grazie Enzo, è anche per me un piacere sentirti. Devo dirti innanzitutto che, stante a quanto mi hanno sempre riferito i miei genitori, sono nata il 1° di novembre, il giorno di tutti i santi. A quei tempi si veniva registrati qualche giorno dopo e non sempre lo facevano i genitori. Nel mio caso, lo fece l’ostetrica, quella che comunemente chiamavamo “mammana”.
Evidentemente si sbagliò e così mi ritrovo l’atto di nascita con la data del 30 ottobre.

Mi chiedevi quale il mio primo pensiero fatto varcando la soglia dei 100 anni. In effetti quello che faccio tutti i giorni quando mi sveglio. Rivolgo un pensiero al  Signore, lo ringrazio e ringrazio anche San Silverio e la Madonna di Pompei.

D. – So che i festeggiamenti ci saranno nel pomeriggio. Intanto com’è il tempo a Verona e puoi dirmi come hai trascorso la giornata di ieri?

R – Il tempo è bello. C’è il sole anche se fa freddo. Ieri mattina sono stata con la parrucchiera e la manicure. Nel corso della giornata è stato un via vai di gente con fiori e tanti regali. Ho avuto delle orchidee, dodici rose rosse, un cestino di fiori colorati, un orologio, delle creme per il viso e per le mani, dei pensieri fatti a mano e tante, tante altre cose che ora non ricordo.
Nel pomeriggio alle sei siamo andati a messa, nella chiesa della Santissima Trinità. Vedi che coincidenza? Si chiama come quella di Ponza.
Sono rimasta colpita dalla gente che c’era  a festeggiarmi, tutta la gente del quartiere dove abitiamo, veramente una bella testimonianza di stima e di affetto.
Il parroco, don Graziello, mi ha dedicato delle commoventi parole e mi ha fatto dono di un quadretto raffigurante una bellissima immagine della Madonna, mi sembra che sia la Madonna del Carmine.

D. – Ritornando ai festeggiamenti del pomeriggio ci sarà certamente tante gente. Dimmi un  po’: da chi sarai attorniata?

R – Beh, ci saranno i figli, Vittorio ed Italia, i nipoti e i miei due pronipoti; ci saranno Rosanna, Maria e Silverio Guarino con la moglie, in effetti le persone a me più care. Verrà anche il sindaco.

D – Bello! un pieno di quattro generazioni.
Hai avuto un legame sempre forte con Ponza. Fino a qualche anno fa non c’è stata estate che tu non sia venuta. Quando pensi a Ponza qual è la prima immagine che ti passa per la mente?

R – Sono due anni che non vengo per motivi di salute. Non devo affaticarmi, ha detto il medico. A Ponza ci penso spesso. Le immagini che mi passano davanti sono quelle della casa dove sono nata, della bella veduta della baia di Sant’Antonio su cui si affaccia. E poi i colori del cielo e del mare, unici al mondo.

D – Noi abbiamo sempre abitato sugli Scotti in case vicine. Le nostre famiglie si sono frequentate e volute bene. C’è stato sempre un bel rapporto tra i miei genitori, voi e zia Titina (tua madre)  e zia Antonietta.
Con te e Totonno (tuo marito) ci si vedeva ogni estate. In un certo senso mi hai visto crescere.
E fin da piccolo mi ha sempre incuriosito il via vai di gente ogni volta che tornavate a Ponza, una testimonianza del bene che vi hanno sempre voluto tutti.
A cosa attribuisci quelle belle prove di affetto?

R – E’ vero ci siamo sempre voluti bene. Ricordo tuo padre quando veniva a prendersi il caffè da noi.
Totonno, mio marito, l’aspettava ogni pomeriggio per scambiare con lui quattro chiacchiere. Insieme ci facevamo anche tante risate. Lo ricordo purtroppo anche nell’anno in cui ci ha lasciato, quando non stava bene e, per mangiare leggero, si faceva della pastina con un brodino di pesce.
C’è stato sempre un rispetto da parte di tutti i ponzesi verso la nostra famiglia.
Zio prete (il prete Parisi) era una persona meravigliosa, conosciuta da tutta l’isola e non solo.
Da lui sono andati a lezione Luigi Sandolo (l’avvocato), Ernesto Prudente, Maria e Giovanna Conte, per ricordarne alcuni,  tutte persone che hanno poi proseguito gli studi e avuto successo nella vita. Zio prete li preparava e poi li portava a Cava dei Tirreni a sostenere gli esami.
Laureato in legge, era anche un ottimo avvocato. Seguiva tante cause. Spesso, dopo la messa si recava in Pretura per discuterle.

D – Quali sono i ricordi più belli legati a Ponza?

R – Sicuramente quelli risalenti ai tempi del fidanzamento.
Totonno, tenente dell’esercito, stava fuori e quando arrivava a Ponza con la sua bella divisa veramente mi sembrava di vedere il principe azzurro. La gente diceva: “Ntunettè è arrivate ‘u uaglione!” e “che guaglione!”, pensavo tra me e me, così giovane, già tenente.
Faceva grossi sacrifici per venire a trovarmi. A volte, solo per poche ore, partiva da Formia la sera e ripartiva da Ponza il mattino presto.

D – A che età sei andata via da Ponza? Penso dopo esserti sposata. E’ così?

R – No, la prima volta che ho lasciato Ponza avevo 9/10 anni, per andare a studiare a Napoli. Stavo a  casa di un fratello del prete Parisi.  In quegli anni partivo a settembre e ritornavo a giugno. Non era come adesso che ogni fine settimana c’è la possibilità di tornare a Ponza.
E’ a Napoli che ho conosciuto, nel 1933, Totonno, i cui genitori frequentavano la famiglia che mi ospitava.
Mi sono  sposata prima in municipio, il 3 dicembre del 1939, per ottenere il certificato di matrimonio, utile a Totonno ai fini della carriera che aveva intrapreso;  poi in chiesa il 2 marzo del 1940. Per la verità il matrimonio venne celebrato nella casa di Ponza in quanto il prete Parisi, che officiò la cerimonia, aveva la febbre.
Tre mesi dopo Totonno partì per la guerra  d’Africa. Io ero incinta di Vittorio che nascerà a fine anno.

D – Ti ricordi come passavi le giornate a Ponza quando eri ragazzina?

R – Si lavorava all’uncinetto per fare pizzi, tovaglie ricamate e tante altre cose e ai ferri per fare maglioni e  “sciallette” di lana, quelle con cui ci si copriva le spalle durante l’inverno.

D – Cosa ti manca oggi di Ponza?

R – Tutto. La mia casa, la festa di San Silverio, i profumi della campagna, quella bella aria frizzantina di questi tempi, i colori della natura e soprattutto il mare, che ho sempre amato e che ogni estate mi ha attratto.
Ricordo che per fare il bagno, da giovinette si andava alla parata attraverso una stradina che prima era percorribile, poi, da sposata e quando i figli sono diventati grandicelli avevamo l’abitudine di andare alla Galetta. L’altra spiaggia che frequentavamo era quella di Chiaia di luna. C’è stato poi, dopo la chiusura di Chiaia di luna, la trasformazione della Galetta e l’impraticabilità della parata, il periodo della spiaggetta sotto l’Hotel Bellavista.
Quando avevo Italia piccola ricordo che per farla bagnare nell’acqua di mare, mio padre portava sugli Scotti dei recipienti di acqua salata cui aggiungevamo un po’ della dolce presa dal pozzo. Utilizzavamo una grossa “bagnarola” di latta che veniva lasciata al sole per un po’ di tempo in modo che l’acqua si riscaldasse.

D – Ti ho fatto tante domande. Te ne faccio un’altra e poi ti lascio.
Mi dici che torta ti hanno preparato?

R – Una bellissima torta al cioccolato che ho scelto io. Il cioccolato mi piace tanto e, per fortuna, posso non privarmene anche a questa età.

D – Mi è venuta in mente ora un’altra cosa da chiederti. E’ piuttosto una provocazione ed una curiosità insieme. Sii sincera, se avessi la possibilità di sostituire la torta al cioccolato con un dolce di Ponza, cosa sceglieresti?

R – “Nu casatiello”, ma come quello che si faceva a casa mia nel forno a legna.

Me l’aspettavo. Chiudo qui, cara Antonietta. Sei stata gentilissima e devo farti i complimenti per la memoria di ferro che hai e per la scioltezza con cui mi hai raccontato le cose.
Mi scuso se ho abusato tenendoti circa tre quarti d’ora al telefono. Ma non capita tutti i giorni di poter colloquiare alla pari con una centenaria. Un abbraccio forte da parte di Ponzaracconta e, non esagero, se dico anche da parte di tutta Ponza. Ancora tanti cari auguri.

bottiglia stappata [2]

(intervista raccolta tra le 10,30 e le 11,15 di oggi)

Volentieri integro l’articolo con queste foto gentilmente inviatemi da Italia.

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(con don Graziello)

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(con il sindaco Tosi)

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(con alcuni dei parenti più cari)

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(con le dodici rose rosse)

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(con la torta di cioccolato)