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Il decreto ‘Sblocca-Italia’. È il caso di parlarne

Decreto Sblocca Italia [1]

“Vogliamo che l’Italia cambi verso. Ma davvero.
Vogliamo un paese moderno. E cioè un paese che guardi avanti.
Un paese che sappia distinguere tra cemento e futuro.
E scelga il futuro…”

(Tomaso Montanari – introduzione al libro “Rottama Italia” – op. cit.)

 

a cura della Redazione

Qualche giorno fa è pervenuto in redazione, con preghiera di pubblicazione, l’appello di protesta rivolto da Nicola Lamonica, esponente dell’associazione ambientalista VAS Campania, ai sindaci delle isole di Ischia, Procida e Capri e a quelli dei comuni della Costiera Amalfitana, Salernitana e Cilentina contro l’applicazione delle norme in materia di libertà di trivellazioni petrolifere previste nei golfi di Napoli e di Salerno dal decreto Sblocca Italia (D.L. 133/2014 pubblicato sulla G.U. il 12 settembre 2014 in discussione presso il Parlamento per la conversione in legge).

Quando si parla di petrolio e di trivellazioni in mare bisogna sempre mettere in conto il potenziale rischio di danno ambientale visto che non si può scongiurare in assoluto l’evento negativo legato alle possibili perdite di greggio.
Se poi le trivellazioni riguardano il mare che bagna le nostre coste c’è un motivo in più per preoccuparsene ed è doveroso cercare di capire ed approfondire.

Trivelle greenpeace.1 [2]

Piattaforme di trivellazione in mare

Per il comunicato di N. Lamonica rimandiamo i lettori al testo integrale in pdf allegato. Ci preme qui riportare alcune considerazioni derivanti dalla lettura dello stesso e dall’analisi, seppure fatta per sommi capi, del decreto 133/2014.

Innanzitutto dobbiamo sentirci solidali con gli amici delle isole di Ischia, Procida e Capri poiché la ricerca di petrolio nelle loro acque è un problema che riguarda anche noi, vista la vicinanza. Una eventuale perdita da una piattaforma produttiva comporterebbe danni non solo alle loro coste ma anche ai nostri lidi per il gioco delle correnti.
E la preoccupazione è tanto più grande quanto più evidente è il rischio che corre l’economia di questi splendidi luoghi legata essenzialmente al turismo ed alla pesca.

Al di là di queste ovvie considerazioni vorremmo capire perché in un’epoca in cui si guarda sempre più alle energie rinnovabili, nel nostro paese si vuole incentivare la ricerca del petrolio.
Viene il dubbio che gli interessi delle lobby e delle grandi compagnie prevalgano su quelli dei cittadini.

In una recente intervista l’economista Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends, ha commentato positivamente e senza stupore l’annuncio della famiglia Rockefeller (le cui fortune sono cresciute sul petrolio) di uscire dal business delle trivelle per passare a quello delle energie rinnovabili.

I timori sull’effetto serra a livello pianeta spingono a porre sempre maggiore attenzione verso le fonti alternative. Studiosi di tutto il mondo ci dicono che se si vuole che entro il 2050 la temperatura media del pianeta non salga più di 2 gradi, pena la catastrofe, bisogna ridurre le emissioni di anidride carbonica. E per ridurre le emissioni di CO2 i tre quarti delle riserve di petrolio devono restare là dove sono, cioè sotto terra o in fondo al mare. Così la pensano anche gli esperti dell’IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, filiazione dell’OCSE, l’Organizzazione dei paesi industrializzati. È ovvio che su questo non sono d’accordo le grandi compagnie petrolifere e, probabilmente, i governi che spesso ne sostengono gli interessi con i loro provvedimenti legislativi.

Raffineria_gela [3]

La raffineria di Gela, vista dall’entroterra

Il decreto ‘sblocca Italia’ semplifica la normativa per le trivellazioni facendo rientrare nelle competenze dei ministeri le autorizzazioni ambientali per le concessioni, al punto che le procedure di valutazione d’impatto ambientale relative alle istanze di ricerca e concessioni di coltivazione passano dalle Regioni al Ministero dell’ambiente. Lo scopo è quello di snellire il tempo delle autorizzazioni ed evitare gli impedimenti posti dai territori; l’obiettivo economico è quello di raddoppiare le estrazioni di idrocarburi e conseguentemente ottenere un aumento delle entrate fiscali per lo Stato.

Tornando all’intervista rilasciata da Rifkin, al giornalista che gli ha chiesto un giudizio sull’atteggiamento assunto dall’Italia, paese da lui spesso visitato, nei confronti delle rinnovabili, egli ha risposto:

“L’Italia ha il sole ma non ha il solare, la Germania non ha il sole ma ha il solare. I segnali che sono venuti dagli ultimi governi sono scoraggianti… sono mancate continuità di indicazioni, costruzione di infrastrutture, manovre coerenti. La Germania lo ha fatto e sta traendo benefici anche dal punto di vista occupazionale. L’Italia si è fermata a metà strada e sembra voler tornare indietro, più interessata alle trivelle che all’energia pulita…”

Il decreto ‘Sblocca Italia’, come detto, è in Parlamento per la conversione in legge ma apprendiamo dalla lettura di diversi giornali che il suo percorso non è proprio agevole, visto le proteste di ambientalisti, economisti, politici, urbanisti ed uomini di cultura.

Non vi è che preoccupi solo il problema delle “libere” trivellazioni ma anche le norme che riguardano gli incentivi per la realizzazione di inceneritori, la cancellazione dell’autonomia del Corpo Forestale, l’innalzamento della soglia degli scarichi industriali in mare per le aziende inquinanti che non sono riuscite a mettersi ancora in regola, la limitazione dei poteri di veto da parte delle sopra-intendenze con conseguente rischio per i beni culturali del Paese, la semplificazione della normativa edilizia attraverso l’abuso del principio del silenzio-assenso, ecc, ecc…

Il mare e il petrolio [4]
A ben vedere tutte queste cose ci riguardano come cittadini del “bel paese” ma alcune di esse ci riguardano soprattutto come isolani visto il problema tuttora esistente dello smaltimento dei rifiuti, quello della tutela di Zannone come isola appartenente al parco nazionale del Circeo e quello importantissimo della cura ambientale che deve fare costantemente i conti con la fragilità e la peculiarità del nostro territorio.
Di recente un gruppo di uomini di cultura, tra cui ricordiamo Salvatore Settis e Carlo Petrini, per citare solo i più noti, hanno raccolto le loro considerazioni critiche in un libro che ha per titolo “Rottama Italia. Perchè il decreto Sblocca-Italia è una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro” che, a beneficio di coloro che volessero consultarlo, alleghiamo in formato pdf.

inceneritore [5]

Dal canto nostro abbiamo la sensazione che si voglia far passare questa legge, attraverso i finanziamenti alle grandi opere ed alla perenne cementificazione, come la strada maestra per rimuovere la stagnazione e mettere in moto lo sviluppo economico del paese. Ma senza porre la dovuta attenzione al risanamento ambientale che interi territori aspettano da anni e trascurando la possibilità di cambiare rotta attraverso la valorizzazione di risorse strategiche come il sistema agro-alimentare, il turismo consapevole, l’agricoltura, la diffusione delle filiere del riciclo e del riutilizzo.

Ci sembra che per ridare respiro all’economia si stia scegliendo la strada più facile, quella solita dove la bellezza ed il futuro del paese rischiano di essere sacrificati a vantaggio degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.

Essere consapevoli di questo già può contribuire a cambiare le cose.

cementificazione selvaggia [6]

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–  Comunicato Associazione ambientalista VAS Campania allegato in formato pdf :  Comunicato Nicola Lamonica su art. 38 decreto Sblocca-Italia [7]

–  Libro “Rottama Italia” allegato in formato pdf :  RottamaItalia [8]ù

 

Appendice del 20 ottobre (V. commento sottostante)

–  L’Italia non è una colonia dei signori del petrolio [9]

–  La presa di posizione dei Comuni della Basilicata [10]

–  La presa di posizione del Comune di Buonabitacolo (Sa) [11]