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Le nasse e l’arte di costruirle. Incontro con Benedetto Sandolo (1)di Vincenzo (Enzo) Di Fazio
Si calavano la sera e si issavano il mattino all’alba. Tirandole dai fondali era uno spettacolo unico vedere i saraghi agitarsi nelle gabbie di giunchi. La densità del bagliore argenteo che scorgevamo sotto il pelo dell’acqua ci diceva ancor prima che le nasse emergessero di quanto fosse grosso il bottino. Parliamo della pesca con le nasse, una pesca molto diffusa fino agli anni 70. Cambiavano le dimensioni ma la tecnica per costruirle era sempre la stessa. Quando si andava a calarle e la barca non era molto grande non si poteva essere in tanti perchè buona parte della prua e della poppa era occupata dalle nasse.
La nassa è uno strumento da pesca antichissimo. Secondo quanto riporta A. Sanez Reguart nel suo “Dicionario historico de los artes de la pesca nacional”, pare sia nata casualmente osservando i pesci che accorrevano in prossimità delle sponde dei fiumi quando le donne vi si recavano per lavare le stoviglie. I rimasugli di cibo facevano da richiamo e l’osservazione da parte dell’uomo di questo andazzo lo portò a pensare di poter imprigionare i pesci calando in acqua dei cesti. Strumento da pesca notissimo a Ponza, agli inizi del secolo scorso non c’era pescatore ponzese che non sapesse realizzarle. Anzi sono stati proprio i pescatori della nostra isola a diffondere questa strumento da pesca in Sardegna, in Corsica, all’isola d’Elba, alla Galite, perfino sulle coste della Jugoslavia, ora Croazia. Tantissimi anni fa, quando lavoravo a Latina, avevo una cliente di origine slava (era dell’isola di Lagosta) che si chiamava Konte Dragica. Nome curioso e cognome un po’ familiare visto che mi ricordava i tantissimi “Conte” di Ponza. Sufficiente motivo per parlarle, un giorno, di Ponza e di quanto quel cognome fosse simile a quello così comune sull’isola. Ricorda Francesco Vitiello in uno scritto, “Omaggio ai primi pescatori ponzesi arrivati a La Maddalena”, appendice alla “Storia della Pesca” di Antonio Ciotta, i suoi antenati. Francesco così parla delle nasse: “La pesca con la nassa era la più praticata dai pescatori della mia famiglia e fu per un lungo tempo un loro esclusivo appannaggio. Tale tipo di pesca, meno costoso rispetto alle reti e assolutamente rispettoso dell’ambiente, si realizzava costruendo attrezzi che utilizzavano materiali facilmente reperibili: giunchi, canne, rametti di mirto ecc…. Col passare degli anni la pesca si è evoluta, le nasse non sono più utilizzate come una volta e chi vi ricorre usa spesso nasse fatte in maniera diversa, dove il ferro e la plastica hanno preso il posto dei giunchi, delle canne e dei rametti di mirto. Ma a Ponza c’è chi è fedele alla tradizione e le costruisce ancora nella maniera classica. Per parlare di nasse e dell’antica arte di costruirle decido di andarlo a trovare una mattina di questa fine estate.
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Caro Enzo,
se hai bisogno di una foto di qualcuno che pescava con le nasse non devi andare lontano, ci sono io.
Ciao
(*) – L’immagine è stata aggiunta in coda all’articolo (NdR)