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Cavi Sottomarini per la Trasmissione di Energia Elettrica. Resoconto della Giornata di Studio a Ponza (1)

di Rosanna Conte

 

Venerdì scorso, 26 settembre, si è svolta, nella sala del Consiglio comunale, la giornata di studio sui Cavi Sottomarini per la Trasmissione di Energia Elettrica, del quale anche il nostro sito aveva dato informazione (leggi qui [1]).

L’ampia sala, per le 11.00, si è riempita di partecipanti: erano tutti ingegneri, in gran parte venuti dalla nostra regione, ma c’erano anche alcuni ponzesi, qualcuno del settore e altri solo interessati all’argomento.

Dal nome dei relatori ci si attendeva un livello degli interventi abbastanza elevato e, come hanno detto alcuni partecipanti, le aspettative sono state soddisfatte.

La giornata si è svolta come dalla locandina pubblicata anche sul nostro sito, con la sola sostituzione, in rappresentanza della Prysmian, dell’ing. M. Marelli  con l’ing. Luigi Colla.

Cavi sottomarini 2014. Locandina [2]

Il sindaco, P.L. Vigorelli, dopo aver dato il benvenuto ai convenuti, ha parlato della centrale provvisoria in costruzione sul sito del monte Pagliaro che sarà pronta per ottobre-novembre, e della preparazione del bando europeo per  la centrale definitiva che sarà pubblicato fra 15-20 giorni e per la cui stesura l’amministrazione si è avvalsa della consulenza del prof. Massimo Pompili, docente di Componenti e Tecnologie Elettriche all’Università la Sapienza di Roma.
Con questa Università l’Amministrazione ha siglato un protocollo di collaborazione anche per stilare un altro bando di gara (per impianto fotovoltaico sugli edifici pubblici per cui già c’è il finanziamento) e per studiare una risistemazione dell’illuminazione pubblica che eviti gli sprechi. Inoltre  si sta lavorando insieme per “utilizzare sinergie fra la logica elettrica e il dissalatore” che verrà realizzato entro il 2017.

Il saluto di Vigorelli [3]

L’ing. Eugenio De Marino, presidente del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), ha parlato dell’importanza dei cavi, sottolineando che in Europa abbiamo la più grande rete in parallelo sincrona del mondo che va dalla Norvegia al Marocco, interessando 400 milioni di persone per le quali le connessioni della rete energetica è come se battesse con un solo cuore.

Avere una rete ben collegata – magliata – è fondamentale e, se sulla terraferma questo è possibile, per le isole solo con i cavi sottomarini si può risolvere il problema. Nelle grandi isole italiane, in particolare in Sardegna, le potenzialità delle energie rinnovabili sono bloccate poiché i sistemi dell’eolico e del fotovoltaico per essere stabili hanno bisogno anche di una rete che vada a calmierare le richieste degli allacciamenti e questo può avvenire solo con i cavi sottomarini.

L’evoluzione del sistema di costruzione dei cavi e delle attrezzature per la posa vede l’Italia in prima fila nel mondo: il progetto SA.PE.I, che ha interessato la Sardegna ed è stato completato nel 2011, ha visto la copertura di 435 Km di lunghezza sul fondo del Mediterraneo, a 1640 m., con un cavo che è capace di sostenere 500 kV di tensione per 1000 MW di potenza.

Dopo la premiazione dei tre giovani laureati – Luigi Calcara, Claudia Farci e Andrea Malerba – che hanno svolto tesi attinenti al tema del Convegno, il prof. Pompili ha percorso le tappe della storia dei cavi sottomarini partendo da quelli utilizzati per la trasmissione telegrafica.

Pur non citando la data della locandina per il cavo borbonico di Ponza – da cui ufficialmente deriva la scelta della sede della giornata di studio -, l’ha contestualizzato nella strategia politica del regno borbonico messa in atto negli anni ’50 dell’800 (1). L’utilizzo della polvere di porcellana mescolata a resine per creare la parte isolante dei cavi ne ha determinato un’ottima resistenza tanto da essere ancora efficiente nel 1920.
Ha  ripercorso i tentativi inglesi sulla Manica, fra l’Islanda e Terranova, mentre avvenivano i collegamenti con la Sicilia, la Sardegna, Malta ed è arrivato ai nostri giorni con l’intensificazione e il miglioramento delle reti che collegano la penisola alla Sardegna.
Ha sottolineato che per i cavi sottomarini si predilige l’uso della corrente continua per superare problemi come lo sfasamento delle frequenze e gli sbalzi di tensione che ci sono quando si mettono in collegamento due sistemi diversi.
Ha illustrato ampiamente il  progetto SA.PE.I (Sardegna-Penisola Italiana) che ha unito la Sardegna alla costa laziale (precisamente Borgo Sabotino), soffermandosi sui cavi sottomarini utilizzati, fatti in tre soli pezzi di elementi continui lunghi 160 Km.
Una simile pezzatura implica che la loro produzione avvenga nelle vicinanze del mare in luoghi da cui sia facile trasbordarli su apposite navi, anch’esse adeguatamente costruite per un trasporto di quel peso e di quelle dimensioni.

Ha chiuso gli interventi della mattinata l’ingegnere Massimo Rebolini, responsabile delle Tecnologie di Terna Rete Italia SpA e presidente della CIGRE (Consiglio sui Grandi Sistemi Elettrici) che ha affrontato il tema dei cavi sottomarini illustrando le attività necessarie alla loro posa dall’iniziale studio progettuale all’opera finita.
Lo studio della geografia fisica è un premessa ineludibile, specie per le opere da realizzare nel Mediterraneo, dove ci sono fondali di grande profondità e pieno di montagne: poco fuori Ponza si raggiungono i 3750 m. e nel mar Ionio, al largo della Grecia, nella Fossa Calipso siamo a 5300 m.
Certamente è stato più semplice operare nel Mare del Nord dove la profondità è di soli 238 m.

Nave Verne [4]

Anche la struttura e la capacità delle navi va studiata e, partendo da immagini di navi posacavo dell’800, soffermandosi sull’Agamennon che nel 1854 riusciva a portare 1250 tonnellate di cavo, è giunto alle navi odierne, Giulio Verne e Skagerrak, in grado di portarne 7500.

Molto importante per la posa dei cavi è lo studio delle cause dei danni  che possono subire nel tempo per poterli prevenire. Le più rilevanti, a livello mondiale, sono la pesca a strascico (52%) e gli ancoraggi (18%). I movimenti dovuti alle correnti marine e alla sospensione dal fondo raggiungono percentuali minime, rispettivamente 3% e 5%.

Lo studio dei tracciati sulla rotta da seguire prevede lo studio dei corridoi marini con l’utilizzo della geologia, della morfologia, della tettonica, della sismologia, del vulcanesimo, meteoceanografia, e per questo sono necessarie nuove tipologie di navi, attrezzate per analizzare il fondo marino.

Ma non bisogna trascurare anche il traffico marittimo e le altre attività umane, la presenza di relitti marini, cavi dismessi, gasdotti, impianti di idrocarburi, cavi di fibre ottiche.

Da considerare, inoltre, sono gli spazi e le aree protette, nonché le informazioni che provengono da coloro che conoscono le zone interessate. Per la rilevanza politica ed economica di una condotta di energia elettrica, è importante valutare la possibilità di attentati.

I Relatori. Sf. Sala S. Lucia [5]

Il dott. Rebolini ha richiamato due volte il testo sull’affondamento del S. Lucia, esposto nella sala del Consiglio comunale e da lui letto prima del convegno, sia per indicare una questione di metodo – lo studio meticoloso delle zone da colpire precedeva sempre gli attacchi alleati – sia  per aggiungere un’ulteriore conoscenza necessaria alla stesura di un progetto di condotta sottomarina, le zone di mare in cui durante la guerra venivano scaricate le bombe. Nell’Adriatico sono state scaricate quelle della recente guerra che ha sconvolto l’ex Jugoslavia e per la nuova condotta che unirà l’Italia al Montenegro bisognerà tenerne conto.

 

Nota
(1) A mio parere la data 1848 è certamente sbagliata e le date successive possono essere avallate solo da una fonte archivistica ben individuata (NdA).

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[Cavi Sottomarini per la Trasmissione di Energia Elettrica. (1) – Continua]