di Vincenzo (Enzo) Di Fazio
Riprendiamo le fila dell’ormai annosa questione del Faro della Guardia che noi dell’Associazione Ponzaracconta, tutti noi di Ponza, continuiamo imperterriti a seguire con tutta l’attenzione possibile.
Ci eravamo lasciati con la risposta del Ministro della Difesa all’interpellanza parlamentare (leggi qui)
Chi ha avuto modo di leggerla ricorderà che il Ministro aveva scritto che il faro della Guardia, pur conservando la finalità istituzionale, cioè quella di continuare ad espletare la funzione di guida per i naviganti, era stato inserito in un percorso di valorizzazione avvalendosi della Difesa Servizi spa (*), una società interamente di proprietà del Ministero della Difesa.
Ovviamente la porzione di immobile oggetto di valorizzazione è tutta l’area ed i servizi che non fanno parte di quella specificamente finalizzata allo svolgimento dell’attività di segnalamento marittimo, individuabile grosso modo (a detta anche di Cristoforo, l’attuale capofanalista) nella torre del faro e in un locale per le esigenze tecnico-logistiche dello stesso.
La risposta del Ministro, per la verità, non dice granché, ma usa un termine importante.
Parla di “valorizzazione”, termine che anche se un po’ abusato di questi tempi, dà comunque speranza in quanto esprime un concetto positivo che va nel senso contrario a “degrado”, “abbandono”, “deterioramento”.
Chi ha seguito i rapporti intercorsi tra il nostro Comune, il Demanio ed il Ministero della Difesa – quando il primo chiese, lo scorso novembre, l’acquisizione del faro ‘a titolo non oneroso’ – ricorderà certamente che anche il Demanio, nel girare la richiesta del Comune al Ministero della Difesa, parlò in un certo senso di valorizzazione.
In quella circostanza il Demanio ricorda, infatti, al Ministero della Difesa non solo di far conoscere l’interesse o meno per il bene ma, in caso affermativo, di confermare laddove “l’immobile necessiti di interventi edilizi, la disponibilità di risorse adeguate a finanziare i lavori e la tempistica prevista per l’esecuzione degli interventi”
Insomma il Demanio allora ed il Ministero della Difesa successivamente, per mano del suo Ministro, ci dicono che il faro non può essere abbandonato.
A suo tempo abbiamo portato queste argomentazioni a conoscenza del FAI, prima consegnando un dossier al prof. Andrea Carandini, presidente del FAI, nell’occasione di una sua visita a Formia alla fine di marzo di quest’anno; poi parlandone direttamente con due delegate del FAI stesso, venute a Ponza agli inizi dello scorso mese di luglio.
In quest’ultima circostanza, attraverso una visita effettuata al faro, le delegate FAI hanno avuto la possibilità di rendersi conto della bellezza del sito, della sua unicità, della sua importanza come bene da salvaguardare e della necessità di interventi immediati prima che sia troppo tardi.
Le emozioni provate dalle visitatrici nel percorrere il sentiero che si inerpica lungo il crinale del faraglione sono state enormi, come forti le sensazioni nell’attraversare i locali i cui segni di abbandono hanno trovato una mitigazione solo al cospetto della lanterna che funziona ancora.
I commenti sono stati tanti e di quella visita, nonchè delle impressioni che ne sono derivate, ci è stato assicurato, sarebbe stato fatto un resoconto alla sede centrale a Milano.
Come stanno le cose oggi?
Partendo dall’indiscussa autorevolezza che distingue il FAI ed il Ministero dei Beni Culturali, abbiamo chiesto ad entrambi di adoperarsi per acquisire i dettagli del “percorso” intrapreso dalla Difesa Servizi spa per la “valorizzazione del faro” e verificare se c’è la possibilità di inserirsi nel programma di valorizzazione con la realizzazione di un’attività di collaborazione che abbia per scopo quello di rendere il faro, seppure con i prevedibili limiti, bene fruibile dalla collettività per scopi culturali.
Abbiamo chiesto anche di conoscere se ci sono fondi già stanziati per il recupero del faro e quale la tempistica degli eventuali interventi previsti; in altri termini sapere se e quale seguito concreto ha avuto la lettera che l’Agenzia del Demanio ha inviato al Ministero della Difesa in occasione della trasmissione della richiesta di acquisizione del Comune di Ponza.
In definitiva da parte nostra è stato fatto presente che, mettendo da parte ogni altro tipo di considerazione, quello che interessa, in questo momento – a tutti noi, alla comunità ponzese, a chi ha scelto nel 2012 il faro come “Luogo del Cuore” da salvaguardare, a chi ama Ponza, a tutti coloro che tengono alla conservazione e alla tutela del patrimonio naturale, storico e culturale del nostro Paese – è che si arresti il degrado in atto di questo bene e si inizi, il più presto possibile, una CONCRETA azione di recupero.
Il FAI si sta adoperando in questa direzione e speriamo di poter partecipare quanto prima qualche interessante novità.
Note
(*) File .pdf su ‘Società Difesa Servizi Spa’ : Note sulla Societa Difesa Servizi (da materiale tratto dal sito ufficiale della Società e considerazioni inerenti: a cura della Redazione di Ponza racconta).
– Nel documento .pdf soprariportato è citato l’intervento della Società in questione su “una gestione economica del faro di Capo san Marco di Cabras (Oristano) ai fini della realizzazione di riprese cinematografiche (giugno – ottobre 2012)”.
Sul sito, in tempi non sospetti, di questa attività abbiamo già parlato, pur non sapendo a chi facesse capo, a proposito della presentazione del film “Una piccola impresa meridionale”, di e con Rocco Papaleo (leggi qui)
– Questo articolo costituisce un ulteriore aggiornamento (il terzo) di altri con lo stesso titolo pubblicati rispettivamente il 3 agosto 3013 (leggi qui) e il 16 ottobre 2013 (leggi qui)