Attualità

Popolo o società?

di Francesco De LucaEducazione civica

 

Non appaia intellettualistica la domanda del titolo. Spero di dare risposte non futili!

Di solito  popolo, comunità, società, popolazione, sono concetti utilizzati come sinonimi, ossia parole dal significato identico. Ma poi, quando si tocca con mano la differenza che c’è fra l’espressione sociale del Fornese, differente dal ponzese del Porto, fra l’espressione del professore che vive stabilmente a Ponza da Sang’  ’i rutunne, mi viene da riflettere sulle componenti strutturali della società ponzese.

La presenza e la funzione di questo Sito (che qui ringrazio) rendono possibile l’esternazione di queste riflessioni.
Perché una cosa è essere popolo e una cosa è essere società. La distinzione dei due concetti è soltanto mia ed è funzionale a quanto voglio evidenziare.

La società  è l’insieme dei cittadini disciplinati da norme che concernano lo stare insieme. E’ la legge comune  a costituire una società. Per cui l’algerino trasferitosi a Ponza e lavorante in un’impresa edile, i cui figli frequentano la scuola dell’isola, fa parte in tutto e per tutto della società ponzese. Così come il ponzese, residente che sverna a Formia, può vantarsi della stessa appartenenza.

Si è facenti parte della società ponzese per il fatto che l’insieme dei diritti e dei doveri del singolo siano espressi all’interno di un consesso sociale e di una realtà geografica.

Sottolineo questo per estromettere volutamente dal concetto di società l’aspetto culturale, sentimentale, romantico dell’appartenenza. Si fa parte della società cittadina di Ponza anche se non se ne parla il dialetto, non se ne conoscono le usanze, non se ne approvano i culti.

Tutto questo bagaglio culturale è insito nel concetto di popolo. Il popolo va oltre la struttura legale dell’appartenenza, la supera. La ingloba talvolta ma può anche farne a meno. Tant’è che il popolo dei devoti a san Silverio, ad esempio, supera i confini geografici.

Alla luce di quanto detto è chiaro che nel complesso mondo relazionale socio-economico-culturale intrecciato nella realtà isolana la società non si identifichi col popolo di Ponza..

L’affermazione può disorientare ma prenderne coscienza è un atto dovuto. Inutile è meravigliarsi che le forze più robuste economicamente non siano sintonizzate sui fini che il popolo vorrebbe prioritari. Per dirla con un esempio: i pontilisti sono una categoria della società che persegue esclusivamente il vantaggio economico. Del resto non si cura. Allo stesso modo chi difende, che so, gli interessi della parrocchia, può non privilegiare lo spirito del popolo. Così come è grande la diversa percezione che si ha della chiusura di Chiaia di Luna fra l’amministratore e il ponzese.

Secondo questa visione ogni interesse (professionale, economico, politico) trova la sua giustificazione e, insieme, il suo punto di scollamento con le altre forze  presenti nella società.

E allora? Allora il prioritario intendimento di chi opera e vuole operare nella società cittadina dovrebbe essere quello di uniformarsi con la volontà popolare, altrimenti si avvera che le iniziative religiose vadano ad imporsi sui desideri del popolo, che le ‘Determine’ comunali siano espressioni inaccettabili, che le iniziative degli operatori economici vengano giudicate affaristiche.

Ma allora: è lo spirito popolare che deve primeggiare su tutto?
NO, assolutamente. Lo spirito popolare (sostanziato di cultura, di tradizione, ma anche di ignoranza, di pregiudizio) deve trovare ricetto e amalgama nelle decisioni sociali (affinché esse non siano snaturanti).

Ponza sta vivendo, a mio vedere, un momento di  novità politica. Novità: perché la genesi dei provvedimenti sociali non si radica nelle famiglie, negli amici, nelle famiglie degli amici; perché il perseguimento degli obiettivi si direbbe  disincarnato dagli isolani.
Una autentica novità rispetto alle municipalità precedenti. La società che si  intende amministrare deve adeguarsi a regole nuove e diverse. Cosa questa legittima e salutare, a parere mio. Ma… manca lo spirito del popolo.

Quello che in modo disordinato, affastellato, incongruente c’è negli isolani, stenta a trovare voce propria ma c’è, quello spirito non è ascoltato, non cercato, rigettato.

Dal punto di vista da cui mi sono posto mi appare chiara la divisione (non ancora contrapposizione) fra una società che si tenta di strutturare secondo regole di civiltà, e un popolo che non si sente ascoltato e si dimena perché le regole non le tollera.

E’ questa una delle ragioni per cui è difficile dare evidenza alla stessa novità politica. L’Amministrazione non riesce a dar valore allo spirito del popolo e i Ponzesi non vedono il beneficio di sottostare a regole di civiltà.

La chiusa di questo articolo sarebbe auspicare l’incontro fra la società cittadina con lo spirito del popolo ma cadrei in una retorica banale. Io sono convinto che l’incontro è possibile ma sarà così?

1 Comment

1 Comment

  1. vincenzo

    21 Settembre 2014 at 09:10

    Caro Franco, vedo che i nostri amici sono più interessati alle vicende della dottoressa e delle sue figlie che ai tuoi rompicapo: addirittura “popolo o società”. Per stare nell’argomento potremmo dire che non c’è né popolo né società è tutta una fiction e chi viene illuminato meglio dalla cinepresa campa da protagonista gli altri si accontentino di fare le comparse.
    Ma tu lo sai che noi due siamo coloro che ululano alla luna quindi io ti faccio l’eco e commento quello che hai scritto a proposito della società e del popolo.

    Caro Franco secondo te ci sarebbe “una contrapposizione fra una società che si tenta di strutturare secondo regole di civiltà, e un popolo che non si sente ascoltato e si dimena perché le regole non le tollera.”
    Poi aggiungi che “E’ questa una delle ragioni per cui è difficile dare evidenza alla stessa novità politica. L’Amministrazione non riesce a dar valore allo spirito del popolo e i Ponzesi non vedono il beneficio di sottostare a regole di civiltà.”
    Seguo per un attimo la tua bellissima “trovata” e mi chiedo: – D’accordo il popolo segue come una mandria di pecore i suoi istinti ma da quale pianeta vengono fuori i rappresentanti delle istituzioni che al contrario vorrebbero imporre le leggi di una società civile?
    C’è stato un altro uomo che occupò il parlamento e creò un regime che aveva ereditato una nazione ma si accorse che il suo popolo, il “popolo di Roma” non era formato e attraverso il manganello voleva uniformare il nuovo popolo, l’uomo nuovo. Anche quell’omino dall’enorme potere venne sconfitto, perché la società che stava edificando era una società che imponeva al popolo leggi ingiuste, non democratiche, in una parola: fasciste.
    Le istituzioni democratiche che governano le società non vengono gestite da marziani ma da uomini che vivono tra uomini, espressioni del loro popolo, quindi queste società possono rinnovarsi, migliorarsi ma il contratto sociale non può che essere riveduto e corretto e non stravolto ad ogni scadenza elettorale.
    In altre parole non c’è contraddizione tra popolo e società semmai c’è lotta politica economica tra innovatori e conservatori, contrapposizioni di interessi ecc.

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