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Storie da un’isola. Un’eco per amica
Sentiva quel vento fresco perché gli faceva contrasto col sudore del corpo. Lo rendeva vivo e reattivo ai moti del suo animo agitato. Ebbene Silverio non c’ era andato da zia Marianna e nell’animo la disobbedienza alla mamma contrastava con l’intima soddisfazione di essersi comportato in sintonia con se stesso. Spirava un vento non tutto da ponente perché i refoli venivano anche da Frontone e agitavano le acque del golfo, increspandole ordinatamente, mentre fuori, sia alle “scuglietelle” sia alle “formiche”, la furia era evidente e spumava, alta sbruffando. Nessuna nave avrebbe collegato l’isola col continente e l’isolamento, che si preannunciava totale, amplificava in Silverio un senso di vigore. Col broncio verso la madre aveva preso il viottolo che ascende monte Guardia. Accaldato s’era fermato su una balza d’“a Guardia ’i Guarini” e si faceva avvolgere dal fresco del vento. Tersa era l’aria e intorno nemmeno il solito abbaiare del cane di Cirotto. L’animo era agitato e nella pace naturale a Silverio venne di buttar fuori l’irrequietezza interiore. La volle esternare per farla divenire una cosa, che si muove nel vento, si lacera sui rami, si disperde verso Chiaiadiluna. Ebbe un sussulto! Qualcuno rispose. Da lontano risentì il suo “mannaggia” vibrare in quel paesaggio, apparentemente muto. L’eco… gli aveva risposto l’eco. Con la stessa foga, con lo stesso tono. Qualcuno l’aveva ascoltato perché a qualcuno stava a cuore il suo animo, e lo rassicurava. Questo gli bastò. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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