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Un silenzio pieno di rumori, di Lino Catello Pagano

recensione di Silverio Lamonica
Un silenzio pieno di rumori [1]

 

Lino Catello Pagano ha di recente pubblicato – per Demian Edizioni, Teramo“Un Silenzio Pieno di Rumori”.
In un “tascabile” di 115 pagine, narra la storia di due fratelli: Alberico e Filiberto, figli di due contadini, Aldino e Ida che vivono del proprio lavoro in un piccolo podere di loro proprietà, a Costigliole  Saluzzo, un comune del Cuneese di circa 3.300 abitanti (analogo, per popolazione, alla nostra Ponza).

Costigliole_Saluzzo_Castello [2]

Costigliole  Saluzzo: il castello

La vicenda si svolge tra il 1937 e il 1940, quando Mussolini ed Hitler sognavano di “nazifascistizzare” l’intera Europa e infatti ai due dittatori non parve vero cogliere l’occasione, nel 1937, di intervenire con le loro truppe in Spagna, a fianco del loro degno amico Francisco Franco, contro la nascente repubblica socialista iberica.
Il dittatore italiano, con le sue promesse mirabolanti, assicura ai volontari in partenza per la Spagna un sostegno di rilievo per i loro familiari; così l’ingenuo Aldino non esita ad arruolare il suo primogenito diciannovenne Alberico, all’insaputa di quest’ultimo.

Una breve considerazione sulla “figura paterna” negli scritti di Lino: il genitore non è di solito una figura positiva; è visto come un egoista, nel caso di Aldino in questa breve opera, o addirittura è concepito come un nemico, come in un suo precedente romanzo “Nelle mani del mio Erode” (leggi qui [3]). Il rapporto “padre-figlio” si snoda all’insegna della conflittualità nei racconti di questo nostro amico.

Appena giunto a Guernica coi suoi commilitoni, il protagonista si trova al centro del “fuoco amico”, il bombardamento a tappeto scatenato dagli aerei della Luftwaffe – Legione Condor  (in cui persero la vita circa duecento persone, secondo le stime – postume – fatte dalle autorità di quel paese e che Picasso immortalò nel suo celebre dipinto: Guernica).

Picasso. Guernica [4]

Pablo Picasso: Guernica (1937) – olio su tela, 349 × 776 cm; Museo Reina Sofia, Madrid (cliccare per ingrandire)

Alberico ne resta profondamente segnato: subisce un profondo trauma (che Charles Myers, medico – psicologo inglese, nel 1915 – prima guerra mondiale – definì shell shock, ovvero ‘psicosi post-traumatica da bombardamento’).
Il nostro eroe andò quindi ad arricchire, suo malgrado, la folta schiera dei “nevrotici di guerra”.
Quanti, tra noi – da bambini – hanno imparato (e pronunciato) la famigerata espressione: “Chillu matt’ ’i ’uerra!”, quasi fosse una colpa, non una calamità, di chi ebbe a subire simili disgrazie!

Per Alberico si prospetta una vita miseranda: il minimo botto lo atterrisce. Ma a questo punto interviene  Filiberto il quale, dopo la morte del padre, ne assume il ruolo e salva, proteggendolo fin che può, il fratello sventurato.

La famiglia, con le sue piccole e grandi gioie e difficoltà quotidiane, i frutti del faticoso lavoro, sono i valori per cui vale la pena di vivere e lottare. Questo è il messaggio di Lino, espresso con uno stile molto lineare ed avvincente.