Ambiente e Natura

Memo (9). L’impegno antifascista

La Redazione
Bassorilievo dell'eccidio di Santanna di Stazzema

 

Da un post dell’ANPI (*) di martedì 12 agosto:

Oggi si ricordano i 70 anni dalla strage di Sant’Anna di Stazzema (1).
 Marisa Ombra, partigiana e vice presidente ANPI, inaugura alle 12 la mostra dei ragazzi che hanno partecipato al Primo concorso nazionale “Sant’Anna di Stazzema”.

Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha partecipato ad una manifestazione  organizzata insieme a Comune, all’ANPI e all’INSMLI (*) a cui era presente la partigiana ultranovantenne, Marisa Ombra.
Da noi i ministri vengono solo chiamati per partecipare, loro malgrado, alla conta dei copertoni, perché evidentemente Ponza per qualcuno fa rima con monnezza (non è proprio una rima baciata, ma fa lo stesso).

Probabilmente il Ministro non sapeva della ‘partigianeria’ dell’ANPI: quando si fanno queste cose bisogna essere sicuri che “tutte le sigle e rappresentanze delle vittime di guerra” siano presenti e che non vi siano persone che possano darne un’interpretazione di parte.
Bisognava avvertire almeno il sindaco di Sant’Anna, dott. Maurizio Verona, di tenere lontano le scuole da certi pericoli!

Menomale che qui a Ponza siamo stati frenati in tempo dal nostro tentativo di “revisionismo”!
Non sia mai che facciamo come il ministro Giannini che firma protocolli d’intesa con l’ANPI per far fare ricerche e concorsi agli alunni delle scuole d’Italia. O, magari, anche con l’ANPPIA (*) altro gruppo ‘sovversivo’(!) a cui avevamo pensato di rivolgerci.

Il Nostro – chiamiamolo Moderatore o Censore – ci fornisce profonde lezioni di comportamento e di vita, in termini molto precisi: “…le manifestazioni da voi immaginate potranno avere il patrocinio del Comune di Ponza soltanto se saranno ispirate ad un vero pluralismo. Da figlio di partigiani cattolici e da nato in terra Svizzera a causa del fascismo in Italia, osservo che al momento le manifestazioni da voi immaginate privilegiano invece solo una parte del movimento di Resistenza (Anpi e Anppia) e non storicizzano quel periodo storico”. 

Ma quale era il nostro piano perverso? 

Avremmo voluto avere la partigiana Marisa Ombra, qui a Ponza, a parlare con gli alunni della scuola Carlo Pisacane e avremmo voluto che nei Cameroni, per i 75 anni di fine confino, fosse esposta  la mostra Banchieri che, per la verità, è richiesta in tutta Europa (covo, è risaputo, di vetero-comunisti) perché dicono che sia fatta molto bene e può far conoscere e comprendere quanto sia importante lottare per la libertà, e poi altri incontri con la staffetta partigiana Teresa Vergalli, uno spettacolo teatrale di alto profilo sul Confino, ecc.
Inutile dire che per tutte queste manifestazioni avevamo già l’assenso delle persone coinvolte, e avevamo trovato anche gli sponsor, senza aggravi sulle casse comunali…
Insomma avremmo voluto fare le stesse manifestazioni svolte in altre località italiche, ritenendo di far parte di una Repubblica democratica.
E ne avevamo titolo, perché Ponza merita di essere valorizzata per la sua storia (non dimentichiamo che su Ventotene è girato per mesi sulla Rai lo spot a proposito del manifesto di Spinelli in occasione delle elezioni europee),

Invece…
Invece siamo stati molto poco elegantemente oscurati dal Sindaco Vigorelli.
Talmente oscurati, che persino il prof. Pinto, che tanto si è impegnato nella riuscita degli eventi legati al confino, e con cui noi di Ponza Racconta abbiamo collaborato fattivamente – nella ricostruzione dell’itinerario della Ponza ai tempi del Confino, nell’incontro interessantissimo con i ragazzi delle medie con cui abbiamo con testimonianze e filmati approfondito un periodo storico su cui finora poco o nulla era stato fatto, nelle informazioni utili per la preparazione delle targhe dei Confinati, ecc. -, si è dimenticato di citarci nel suo libricino a ricordo dell’evento (leggi qui).

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Non dubitiamo del fatto che sia stata una semplice dimenticanza, anche se, visto il clima che si respira sull’isola, a qualcuno qualche dubbio è venuto, e ce lo ha manifestato, (dal momento che il volumetto in questione porta il patrocinio del Comune).
A noi no, nessun dubbio. Conosciamo e stimiamo il lavoro dei docenti che si impegnano con i pochi mezzi a disposizione a Ponza, per cui sicuramente avremo un chiarimento proficuo: anzi, rinnoviamo a Pinto ed ai ragazzi l’invito di utilizzare questo sito per valorizzare i loro elaborati.

 

(*) – Note di chiarimento degli acronimi

– MIUR – (Ministero Istruzione Università e Ricerca – NdR)
– ANPI  – (Associazione Nazionale Partigiani Italiani)
– INSMLI (Istituto Nazionale di Storia del Movimento di Liberazione Italiano)
– ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti)
– A.N.R.P (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia e dall’internamento e dalla guerra di Liberazione)

Immagine di copertina. Bassorilievo dell’Eccidio di Sant’Anna di Strazzema.

(1) – L’eccidio di Sant’Anna fu un crimine contro l’umanità commesso dai soldati tedeschi della 16. SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS”, comandata dal generale (Gruppenführer) Max Simon, il 12 agosto 1944 quando, in poco più di tre ore vennero massacrati 560 civili, in gran parte bambini, donne e anziani [da Wikipedia].

 

APPENDICE

Gazzetta di Reggio

Contributo di Paolo Iannuccelli del 15 agosto 2014
Invio un articolo che mi pare molto interessante riguardo al tema di cui si sta dibattendo, da “La Gazzetta di Reggio” del 30 marzo 2014: un’intervista alla presidente del Museo Cervi, Rossella Cantoni.
Dove si legge tra l’altro:

D – Portate il nome della famiglia (Cervi – NdR) che è il simbolo della Resistenza. In quest’epoca di revisionismo non avete l’impressione di essere in trincea?

R – «Da sempre combattiamo contro la “sindrome dell’accerchiamento” in cui la cultura della Resistenza in Italia spesso cade. E’ una trappola che conosciamo bene, poiché le armi di chi esprime un sentimento contro l’antifascismo non sono quelle dei contenuti, quanto quelle della provocazione. Ora, la storia della Resistenza è da sempre sotto attacco. Fin dal primissimo dopoguerra. E la revisione storica, che tecnicamente è un valore, non è il punto su cui l’opinione pubblica si divide. Ci si anima sul saldo morale della lotta antifascista. Indignarsi semplicemente di fronte all’arsenale di sciocchezze e strumentalizzazioni è una tentazione forte. Ma fa il gioco di chi ci vuole dipingere come gendarmi di una narrazione ideologica e vetusta del passato».

Vi si ricorda “La pastasciutta dei Cervi” (sul sito leggi qui) e il fatto che il 2015 sarà il 70° Anniversario della Liberazione
L’intervista completa, di Andrea Mastrangelo, si può leggere in file .pdfGazzetta di Reggio. Articolo

 

5 Comments

5 Comments

  1. Sandro Vitiello

    14 Agosto 2014 at 17:17

    Sto tornando adesso da Ventotene.
    Ogni possibile opportunità per ricordare i confinati e i valori dell’antifascismo è stata utilizzata.
    Ventotene racconta con orgoglio gli ospiti di quel tempo.
    Ponza non vuole conservare memoria.

  2. polina ambrosino

    14 Agosto 2014 at 22:01

    E’ vero: Ponza non vuole conservare la memoria, non ha voluto conservarla mai. I pochi, pochissimi, che hanno nel tempo profuso sforzi e studi per questo fine, sono stati ignorati se non derisi. Ora internet dà voce a tutti, minoranze comprese, e così chi è a favore di una maggiore attenzione verso il ruolo che Ponza ha avuto nella storia, riesce ad avere una visibilità diversa. E vivaddio. Ma finora cosa si è fatto?! Ventotene ha un museo da almeno 30 anni. Ventotene ha scelto di essere parco già dieci anni fa. Ventotene è praticamente deserta nei mesi invernali da circa 20 anni. I Ventotenesi hanno fatto le loro scelte: hanno scelto di essere un’isola-parco attirando un turismo pro-natura, hanno scelto di investire nelle risorse culturali non avendo bellezze naturali che si autovendono, e ha avuto ragione. D’inverno tutti vanno via senza troppe remore, aprono a Pasqua, e sanno che gli eventi culturali, il mare pulito, e le pietre di villa Giulia garantiranno le provviste per l’inverno. Hanno scelto, l’isola non ha più nemmeno una classe di alunni completa, solo pluriclassi. Non ha un pronto soccorso, non ha nemmeno un parroco fisso, ma per loro va bene, non si lamentano. Hanno scelto questa strada e la percorrono. Noi che vogliamo essere? Villaggio turistico aperto da maggio a ottobre e poi via tutti? Il parco non lo vogliamo perchè ci vantiamo di essere i più grandi pescatori del mediterraneo, salvo poi aver convertito le barche da pesca in barche per gite turistiche, e poi abbiamo la truppa venatoria da accontentare. Vogliamo la scuola autonoma, non vogliamo le pluriclassi, ma appena si può si portano i bambini via da Ponza già alle elementari, per seguire i fratelli-sorelle grandi che vanno alle superiori spopolando le classi, facendo chiudere plessi, tagliando posti di lavoro, per poi lamentarci che “stiamo inguaiati”. Una buona volta, visto che siamo alle soglie del terzo decennio del XXI secolo, vogliamo capire cosa diavolo vogliamo da questo povero scoglio che non ne può di darci da mangiare per poi vedersi sputare in faccia!? Se vogliamo che cresca culturalmente, seriamente, OCCORRE ESSERE CIVILI, INCONTRARSI E METTERE GIU’ LE IDEE CHE SI HANNO, PER POI DELINEARE UN PROGETTO E CERCARE DI ATTUARLO. Esistono tante associazioni, gruppi, comitati, sulla carta. Se vogliamo esistere anche fisicamente sarebbe ora di dimostrarlo, se no continuiamo pure a guardare l’erba del vicino, sempre più verde, mentre da noi è tutto “paliere e rustine”.

  3. Silverio Tomeo

    14 Agosto 2014 at 22:37

    Conosco Marisa Ombra (e ne sono onorato), già staffetta partigiana, animatrice nel dopoguerra di mille iniziative per la memoria e per l’affermazione di un tema a lei molto caro: i diritti delle donne. Una splendida novantenne, lucidissima, giornalista e scrittrice. Recentemente ha presentato un suo libro all’Università del Salento, invitata da un’associazione studentesca. Assieme a Marisa Ferro (gappista nella Resistenza romana) ha inaugurato la nostra sede ANPI. Credere che chi ha combattuto per la libertà, chi ha costruito il clima favorevole per la Costituzione repubblicana, chi nel dopoguerra ha prodotto cultura democratica e associazionismo, sia sanzionabile per una qualche forma di faziosità, dice solo e soltanto della pochezza culturale di chi lo pensa e lo afferma pubblicamente.

  4. Paolo Iannuccelli

    16 Agosto 2014 at 05:01

    Invio un articolo che mi pare molto interessante riguardo al tema di cui si sta dibattendo, da “La Gazzetta di Reggio” del 30 marzo 2014: un’intervista alla presidente del Museo Cervi, Rossella Cantoni.
    Dove si legge tra l’altro:
    D – Portate il nome della famiglia (Cervi – NdR) che è il simbolo della Resistenza. In quest’epoca di revisionismo non avete l’impressione di essere in trincea?
    R – «Da sempre combattiamo contro la “sindrome dell’accerchiamento” in cui la cultura della Resistenza in Italia spesso cade. E’ una trappola che conosciamo bene, poiché le armi di chi esprime un sentimento contro l’antifascismo non sono quelle dei contenuti, quanto quelle della provocazione. Ora, la storia della Resistenza è da sempre sotto attacco. Fin dal primissimo dopoguerra. E la revisione storica, che tecnicamente è un valore, non è il punto su cui l’opinione pubblica si divide. Ci si anima sul saldo morale della lotta antifascista. Indignarsi semplicemente di fronte all’arsenale di sciocchezze e strumentalizzazioni è una tentazione forte. Ma fa il gioco di chi ci vuole dipingere come gendarmi di una narrazione ideologica e vetusta del passato».

    Vi si ricorda anche “La pastasciutta dei Cervi” e il fatto che il 2015 sarà il 70° Anniversario della Liberazione.

    L’intervista completa, di Andrea Mastrangelo, si può leggere in file .pdf nell’articolo di base

  5. Enzo Di Fazio

    18 Agosto 2014 at 18:15

    Abbiamo conosciuto (ero assieme ad Enzo Di Giovanni) Teresa Vergalli a Formia il 13 maggio di quest’anno in occasione del 70° Anniversario della Liberazione della città dal dominio delle truppe nazifasciste.
    Era lì su invito della delegazione di Latina dell’ANPI.
    Nella circostanza le abbiamo parlato di Ponza, della sua storia di isola di confino e delle iniziative in corso per la commemorazione del 75° Anniversario della chiusura della colonia confinaria.
    Non sapeva molto della nostra isola ed è rimasta meravigliata di quanti uomini illustri vi siano passati e di quante vicende a quelle persone fossero legate.
    Nell’ intervento di quel giorno, rivolto soprattutto ai giovani, ha parlato di libertà, di democrazia e di bellezza. Non della bellezza fisica che è effimera e fugace ma della bellezza dei luoghi e dei valori da cui trarre la forza per una vita fatta di costante impegno civico e rispetto per il prossimo.
    Ritrovo questo concetto e degli accenni all’incontro di Formia sul suo blog dove, nell’ambito dell’articolo “Vedere la bellezza” così scrive:

    “Se state andando a Formia, verso sera, appena oltrepassata Terracina, vi appare a destra, la grande bellezza di quel mare che riflette i massicci rocciosi che lo mordono, tutto un riflesso di arancio e di rosso e di blu. Sotto, di fronte a Sperlonga, nella sinuosità della costa intuite i resti della villa di Tiberio e ripensate al piccolo museo di quel sito, con le sue poche meravigliose sculture.
    Peccato che appena oltre, a qualche chilometro o qualche mezz’ora di viaggio, sappiate che c’è il grande mercato di Fondi, con quella comprovata infiltrazione camorristica.
    Insomma, bellezza e dolore. Bellezza che dovrebbe darti forza.
    La forza ce l’hanno gli amici dell’isola di Ponza, venuti all’incontro. Mi ricordano che Ponza è bellissima nella sua inaccessibilità e unicità. In quella bellezza qualcuno ha sofferto e forse da quella bellezza ha trovato forza. Mi dicono che i ragazzi delle scuole stanno facendo un lavoro di ricostruzione della memoria. Qui sono stati confinati per lunghi periodi molti di quei nostri padri della Patria, da Pertini a Spinelli, prima o dopo Ventotene. Erano sistemati chi qua chi là nelle case degli isolani e non in un oscuro medioevale maniero carcerario. Nonostante la bellezza, questa loro non-vacanza, era pensiero, voglia di riscatto, visione di futuro.
    I ragazzi stanno raccogliendo le memorie, fotografando i luoghi, rintracciando i pochi superstiti , recuperando i dimenticati e registrando i ricordi orali. Vorrebbero poi, che in tempi di anniversari e di Europa, verso quell’isola si dirigessero molti pellegrini della memoria e della storia.
    Ora i nostri occhi di cittadini liberi, possono veramente vedere e godere quelle luci e quei colori straordinari… (per leggere tutto andare su http://teresavergalli.wordpress.com/)

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