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Frank Guy Migliaccio

intervista di Rita Bosso
Guy Migliaccio. Immagine al Museo di Ponza 2011 [1]

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La casa di Frank Guy Migliaccio, a Chiaia di Luna, è stata costruita un secolo fa, coi soldi che il nonno, emigrato, mandava dall’America.
Qui Frank torna ogni anno, insieme alla moglie Felicia e al figlio Gaetano, che da poco ha cominciato a collaborare al nostro sito.
Da qui Frank è partito per l’America, nel 1955.

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Avevo sette anni. Della mia infanzia a Ponza ricordo le zummuzzate a Chiaia di Luna, insieme a mio cugino Lino Pagano; ricordo la volta che scivolai e rotolai verso il mare per alcune decine di metri. Avevo quattro anni, stavo al Fieno, con mio nonno Boffacazone’; mentre rotolavo riuscii ad agguantare un ramo di vastaccetto, chiamai disperato il nonno e lui venne a salvarmi.

Ricordo la notte della partenza; uscimmo al buio, allora la nave partiva alle quattro e mezzo, accompagnati dai vicini che ci aiutarono a trasportare i bagagli. Dalla nave vidi la luce accesa, nella casa di Chiaia di Luna; scoppiai a piangere, ancora adesso il ricordo inumidisce gli occhi, e chiamai la nonna a gran voce. E la nonna, seppure così distante, mi sentì.

La decisione di emigrare era stata presa da mia madre, donna dal carattere forte, che voleva offrire a me e a mio fratello un futuro migliore di quello che si prospettava qui a Ponza.
La sera prima di partire la nonna mi disse che, appena giunto in America, avrei trovato un sasso, avrei dovuto sollevarlo e guardare sotto: vi avrei letto la mia fortuna.

La mia fortuna in America è stata l’America stessa, che offre opportunita a tutti; lì puoi scegliere cosa fare oppure decidere di non far nulla, puoi costruire la tua vita.

A Ponza, mia madre si era data da fare, aveva un piccolo allevamento di polli, vendeva uova e galline. Un’epidemia le decimò il pollaio, la ricordo seduta sulle scale, in lacrime, che spennava i polli morti. Subito dopo decise che saremmo emigrati negli States, dove già si erano stabilite le sue sorelle.

Sono stato direttore creativo di importanti agenzie pubblicitarie, ho lavorato anche in Italia, a Milano; oggi sono in pensione, ma svolgo ancora qualche lavoro, nel mio settore.

Tornai a Ponza dopo vent’anni e, da allora, ogni estate; anche mia moglie è nativa di Ponza.

Ho voluto che la casa di Chiaia di Luna rimanesse come i nonni l’avevano costruita, con gli stessi pavimenti, la stessa distribuzione dei vani; quel che è cambiato,  negli anni, è il rapporto con la casa, e credo che gli italiani ancora non se ne rendano conto.
Una volta si costruiva con gran sacrificio, ma si realizzava qualcosa che sarebbe rimasto alla famiglia, per sempre; oggi, il carico fiscale eccessivo, in particolare sull’isola, costringerà a vendere i beni acquisiti con fatica dai nostri avi.

Vengo qui ogni estate, quest’inverno sono tornato anche a gennaio per accompagnare mio figlio, che doveva frequentare un semestre alla Bocconi. Il suo futuro non è in Italia né in America; credo che oggi il futuro dei giovani sia internazionale.
Qui potrei restare anche cinque, sei mesi; no, non riuscirei a tagliare i ponti con l’America.

D’estate, naturalmente, parte della giornata la trascorro a mare; a casa leggo, ‘stravaccato’ sul letto, e dipingo. Dipingo solo Ponza, gli angoli selvaggi e incontaminati, quelli che oggi ci sono e domani forse saranno scomparsi, come l’anello d’oro a Chiaia di Luna, il foro nella roccia che una frana ha distrutto (‘Golden ring’, il dipinto riprodotto qui di seguito – NdR).
Ho usato i colori a olio, poi le matite, infine sono passato all’acrilico.

Golden ring [2]

Ho un rapporto particolare con la casa di Ponza; potrei anche non uscire per cinque o sei settimane, non mi annoierei.

Cosa farei, se fossi sindaco di ponza? Qui in Italia è tutto difficile. Alleggerirei il carico fiscale sui ponzesi, piuttosto farei pagare le tasse ai turisti… Ah, dici che già Ponza è troppo cara…

Imporrei ai negozianti di tenere aperti gli esercizi per sei mesi almeno, anche se in alcuni periodi sarebbero in perdita; anche l’affitto si paga dodici mesi all’anno, non solo nei mesi in cui si incassa.
Credo che Ponza debba assolutamente allungare la stagione turistica, credo che debba mettere a reddito il suo immenso patrimonio storico e archeologico.

Credo che, così stando le cose, i giovani non abbiano futuro, qui.
Esattamente come non ce l’avevo io, nel 1955.

Ponza Capo Bianco. Mareggiata [3]

Note
Immagine di copertina: Guy alla Mstra al Museo di Ponza nel 2011

Di Guy Migliaccio e delle sue opere il sito si è più volte interessato.

Per approfondimenti, leggi qui:

–  Mostra di arte pittorica ‘Angoli di Ponza’, di Lino Catello Pagano, del 15 luglio 2011 (leggi qui [4])

–  Ponza nell’arte di Gaetano Migliaccio, di Giuseppe Mazzella, del 26 luglio 2011 (leggi qui [5])

–  Ponza, o della memoria, di Sandro Russo, del 16 ottobre 2011 (leggi qui [6])

–  Nuove opere e sito di Guy Migliaccio, a cura della Redazione, dell’1 giugno 2014 (leggi qui [7])

Panorama Punta incenso [8]

Mareggiata [9]

Palmarola. La Cattedrale [10]