di Vincenzo Di Fazio (Enzo)
Non c’è niente di peggio di una notizia triste appresa all’improvviso, come quella della scomparsa di una persona che conosci e con cui hai condiviso alcuni anni della fanciullezza, una persona che non vedi da tantissimi anni e per la quale hai coltivato nel tempo la speranza di poterla prima o poi incontrare. Non c’è niente di peggio dello scontro con la realtà che brutalmente brucia quella speranza.
Questo mi è accaduto l’altra mattina quando l’amico Benedetto Sandolo, mentre ci salutavamo mi ha detto: “Ma lo sai che è morto Sergio Martinelli?”
– “E come? E quando?” – gli ho chiesto, incredulo.
– “Già da un po’ di giorni” – mi ha risposto. Sono rimasto di stucco. Ho sentito come un brivido lungo la schiena e d’improvviso ho perso il buonumore che fino a quel momento mi aveva accompagnato.
Mi è sembrato strano non averlo saputo prima. Stavo a Ponza da oltre una settimana ed era stato solo quell’incontro casuale a darmene notizia. Sulle mura dell’isola da qualche parte ci saranno stati sicuramente i necrologi. Distratti da mille cose non abbiamo più l’abitudine di fermarci a leggere quello che i muri accolgono.
Così tornando a casa ho posto più attenzione. Ed infatti nella parte finale dell’enorme muro della scuola C. Pisacane di Via Roma, in prossimità del negozio della Musella, leggo la triste notizia della scomparsa di Sergio avvenuta il 24 giugno scorso nella città di San Benedetto del Tronto ove viveva.
Lo ricordo quindi oggi e mi scuso con i familiari cui porgo, nell’occasione, le mie più sentite condoglianze.
La mia conoscenza di Sergio risale agli anni delle elementari.
Era uno dei ragazzi della III elementare del 1956 di cui avevo tracciato un ricordo – vedi il caso – proprio in occasione della scomparsa di un altro caro amico, Salvatore Coppa (Sem) (leggi qui).
Non l’avevo più visto da oltre vent’anni. E in tutto questo tempo ogni qualvolta ero tornato a Ponza avevo sempre sperato di incontrarlo. Forse perché tra i compagni delle elementari si instaura un legame particolare che deriva dai primi apprendimenti dei valori della socialità. O forse per quella strana voglia che prende noi isolani sparsi per il mondo di cercare di colmare con i racconti della propria vita le distanze che le vicende, il tempo ed inesorabilmente il mare ha tracciato nei percorsi di ciascuno di noi.
Sergio, figlio del dr. Silverio Martinelli, medico condotto di Ponza negli anni 50, era un ragazzo estremamente sensibile e di una rara pacatezza. Educato e studioso era il prediletto del maestro Tommaso Lamonica.
Non so molto di lui, né dei suoi percorsi professionali, nè quali fossero i suoi sogni e quali i suoi progetti. Ma la sua scomparsa – non so perché – mi addolora allo stesso modo della perdita di una persona carissima. L’ultimo nostro incontro risale ad un viaggio di ritorno da Ponza (appunto di vent’anni fa) dove ci accorgemmo di essere sulla stessa nave – peccato – solo all’arrivo nel porto di Formia.
“Ci racconteremo un po’ di cose la prossima volta” – ci dicemmo salutandoci.
Purtroppo, qui da noi, non ci sarà una prossima volta. Chissà se sarà possibile altrove…
Perché non sperarlo?
Intanto buon viaggio, caro Sergio, e riposa in pace.
michelino
24 Gennaio 2016 at 21:42
Sergio era un amico di gioventù, io lo sentivo per telefono per farci gli auguri. Poi ho saputo la notizia da Silverio Coppa e sono rimasto molto male così quando seppi di Sem.