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Il Progetto Museo. (2)

a cura della Redazione
Museo subacqueo Cancun.2 [1]

Per la puntata precedente, leggi qui [2]

Per quei locali non si è mai arrivati ad un utilizzo vero del bene, nel senso di un uso collettivo…
Evidentemente finora è mancata una visione d’insieme che tenesse conto delle forze che agiscono sul territorio. A Ponza continuiamo ad essere troppo individualisti: sia amministrazioni che associazioni culturali hanno sempre ritenuto prioritario l’utilizzo “ad personam”, piuttosto che sviluppare una visione d’insieme. Al punto che oggi, quello che dovrebbe essere destinato a Museo è diventata una “Sala polivalente”, come si legge all’ingresso.

Noi riteniamo piuttosto che uno spazio pubblico come i Cameroni, per assolvere al pieno la sua funzione, non solo debba valorizzare la cultura ponzese in tutte le sue espressioni, ma anche riuscire al contempo a coinvolgere tutti i ponzesi che avvertano la necessità di un impegno sociale più attivo. Se viene a mancare una di queste componenti, il postulato non regge.

La cronaca.
In effetti negli ultimi anni qualche passo in tale direzione è stato fatto.

La problematica del “Cosa fare?” nasce nel 2009, quando cioè i Cameroni vengono lasciati liberi dal Poliambulatorio. Ci furono allora degli incontri pubblici con tutte le associazioni e con esponenti della cultura locale.
 C’era una finalità chiara a monte di questi incontri.

Leggiamo infatti dal prospetto di una di queste riunioni:
“Ponza è un’isola formata da diverse isole… sovrastrutture in cui abbiamo strutturato, atomizzato la nostra comunità. Infatti, incredibile a dirsi, risultano esserci una miriade di associazioni culturali, sociali, sportive, ludiche. Perché tante entità in un abitato così piccolo? …per l’esigenza quasi disperata di vita sociale in un contesto sempre più spersonalizzante, proiettati come siamo verso un modello di sviluppo turistico del tipo villaggio-vacanze in cui alternare stagioni di sfruttamento intensivo ad altre di spopolamento sempre più marcato… Ma altresì
 per l’incapacità cronica di riuscire ad essere collettività: riuscire cioè ad unire
le ricchezze (in questo caso intellettuali)”.

Ed in questo contesto, a cosa potrebbe servire un’area come i Cameroni?

Semplice: a “provare sul campo” la scommessa di una rivoluzione culturale
di enorme portata per Ponza: …a creare un sito reale dove fare cultura, in tutte le forme possibili. E dove, come in una cittadella assediata, ricostruire se possibile
quell’identità sociale e culturale evidentemente smarrita. Identità tra l’altro, necessaria pure all’industria turistica: non è una novità che, soprattutto in un periodo di forte recessione economica, l’offerta turistica debba essere di maggior spessore, più attenta all’ambito territoriale di riferimento, per potersi aprire a quelle
nicchie di mercato di tendenza che meno risentono di tale crisi… quel turismo che privilegia il rapporto con il territorio, e a tutte le sue forme espressive…”.

In che modo? 
“Per realizzare tale obiettivo, la soluzione ottimale, se non l’unica possibile, è quella di una collaborazione piena tra le associazioni operanti…”.

Il tutto, attraverso un’ipotesi di struttura “aperta e dinamica”, vista anche l’ampiezza dello spazio disponibile (museo, corte, scuola media).

A questo punto la domanda è: sono maturi i tempi per un’operazione di questo tipo, per quel felice connubio cioè di “domanda-offerta” di cui parlavamo prima?
A nostro avviso la risposta è sì!

La stessa nascita e sviluppo del sito Ponza racconta ne è testimonianza.
“Ponza racconta” è nato con l’obiettivo esplicito di aggregare, non solo fatti e cultura ponzese, ma anche e soprattutto persone. La trasposizione virtuale cioè, di quello spazio reale tanto necessario ai ponzesi.

E un’altra testimonianza è data proprio dal Bando del Commissario Prefettizio dott.ssa Iadicicco, di cui si è parlato nei giorni del suo mandato. Bando che ha offerto l’occasione per la creazione di una “associazione di scopo”, in cui quell’unità di intenti solo auspicata negli incontri del 2009 si è di fatto realizzata: ben nove (9!) associazioni operanti a vario titolo hanno manifestato infatti la volontà di consorziarsi con la finalità specifica di gestire in maniera organica l’area dei Cameroni:

– il Comitato Carlo Pisacane
– l’Associazione Domus nostra
– l’Associazione Cala Felci
– l’Associazione La compagnia di Trinchetto
– l’Associazione Polisportiva dilettantistica Ponza
– l’Associazione turistica Pro-loco
– l’Associazione Nuovo teatro ponzese
– il Centro Studi Internazionale con il progetto Ri-conoscere Ponza
– l’Associazione Pesca, mare, sport

Questo bando, come sanno bene gli addetti ai lavori, è rimasto lettera morta.
Ed è stato un peccato: non capita spesso a Ponza che ci sia una convergenza di obbiettivi tra gruppi diversi: a ben vedere in quel cartello erano presenti tutte le Associazioni Culturali presenti a Ponza: mancavamo soli noi di Ponza racconta (ma solo perché all’epoca non ancora nati), e ’A Priezza, che in quell’occasione non colse la portata storica dell’unire le forze preferendo la competizione fine a se stessa.

Il nostro auspicio è che un’amministrazione comunale avveduta sappia cogliere il valore di questa potenzialità inespressa così importante per lo sviluppo di una “identità ponzese” sempre più necessaria per la residenzialità e lo sviluppo di una comunità degna di tal nome.

Noi di Ponza racconta ci siamo e ci saremo.

Museo subacqueo Cancun.3 [3]
Immagini dell’articolo: dal museo subacqueo – Cancun Underwater Museum – di Punta Cancun che protegge la costa occidentale dell’Isla Mujeres in Messico, reso possibile grazie all’idea di Jaime Gonzales Cano (direttore del parco nazionale), di Roberto Diaz (presidente del museo sottomarino) e alle creazioni artistiche di Jason de Caires Taylor (2009).

 

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