di Gabriella Nardacci
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“Noi siamo come isole, picchi emergenti dalle acque, e quello che è illuminato dal sole è la nostra consapevolezza;
sotto il pelo delle acque sta il nostro subconscio,
più sotto c’è l’Inconscio Individuale, dove noi abbiamo rimosso quelle parti di noi o del nostro vissuto che non vogliamo vedere;
ma più profondamente ancora il picco si unisce nel fondale a una piattaforma comune, che esce dal nostro destino individuale e che è propria della specie umana,
essa unisce tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, ed è l’energia base di ogni esistenza,
è il sostrato da cui emergono quelle forme dell’energia che guidano e hanno sempre guidato i comportamenti umani:
l’eroismo, la maternità, il sacrificio… tutti gli aspetti fondamentali dello psichismo umano. Jung li chiama Archetipi”.
[Da Viviana Vivarelli da “Lo specchio più chiaro” su Carl Gustav Jung]
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Recentemente l’argomento “mito” mi si è riproposto in due libri letti ed è stato interessante riscoprirne il valore e la versatilità…
In “Melodien” di Helmut Krausser appare chiara la riscrittura del mito di Orfeo. La trama oscilla tra l’Italia del Rinascimento e quella odierna. Nella prima s’incontrano personaggi come l’alchimista Castiglio con le sue musiche demoniache, appunto le Melodie, che sconvolsero la musica religiosa e il castrato Pasqualini, ultimo erede dei “tropoi”…mentre nell’Italia moderna s’incontrano un fotografo che riceve, per sbaglio, una lettera destinata a un professore “mitosofo”.
Helmut Krausser. Melodien – La musica del diavolo; 2007, Barbera Ed.
Questi personaggi moderni si addentreranno nella vita dei personaggi antichi per scoprire il “segreto dei segreti” nascosto nella Cappella Sistina.
Esiste un rapporto complesso tra l’umanità e l’arte musicale, ben rappresentato dal mito di Orfeo. Forte è la coscienza dell’impossibilità di piegare la musica ai nostri poteri. Forse perché nessun mito classico può essere sconfitto dal potere umano? Per questo viviamo in tempi di demitizzazioni?
Ultimamente mi è capitato di visitare città d’arte. Alla presenza di grandi opere, tutti noi della comitiva, ci siamo chiesti quanti artisti contemporanei potessero competere con i classici dell’antichità.
Abbiamo ripercorso insieme l’arte di personaggi “mitici” con grande nostalgia seppure con uno sguardo attento a certe espressioni artistiche moderne degne di rispetto.
Da poco ho terminato di leggere “Voci dal mito” di Sandra Avincola, autrice di saggistica letteraria, narrativa e poesia. Con questo libro, l’autrice vuol far luce sulle questioni che i più famosi miti classici hanno lasciato in sospeso.
Sandra Avincola. Voci dal Mito Ediz. Terre Sommerse. Prefaz di Bruno Torreggiani. In copertina: J. W. Waterhouse, Ulisse e le sirene
“Quanti di noi si son chiesti che cosa diceva il canto delle sirene per attrarre i naviganti verso la morte? Cosa si prova a essere come Elena di Troia, la donna più bella del mondo? Perché Psiche contravviene al divieto di contemplare l’amante?”
L’autrice prova a rispondere a questi quesiti attraverso la voce di una poesia classicamente intonata nella forma ma intrinsecamente attuale nella “sostanza”.
Un modo originale e affascinante per immergersi all’interno di una fantasia che risponde a domande rimaste nella testa ai tempi in cui i nostri miti s’identificavano nel “Che Guevara”, nei “Beatles” , in “Marylin” e altri.
Avincola ci dice che il mito è la rappresentazione di un’esperienza di conoscenza collettiva che avviene in un percorso piuttosto filosofico – antropologico integrato da un supporto psicoanalitico perché il mito è dentro di noi.
Un mito che è inesauribile, che si rinnova e che “rinasce come Araba Fenice”.
Siamo arrivati alla frantumazione del mito e alla concezione leopardiana che la “vera poesia” può esprimersi attraverso la potenza dell’immaginazione attraverso tutto ciò che sa di antico; la visione diventa fantastica quando si legge di Ercole e Atlante che giocano col mondo.
Per altri versi il mito ‘sconfina’ e si sovrappone con la religione…
Il “mito” di mia madre è Gesù. Lei dice che è stato “n’omo bravo e speciale… Niente a che vedè co’ chissi personaggi falsi che dicite vu’, ca site studiato…”.
Io sorrido e poi, quando mi prende un po’ di nostalgia, scrivo e divento una “poetessa”. Sento che la Musa della poesia mi sta vicina… questo mi aiuta a sentirmi in compagnia di anime grandie pensieri elevati…
Ora i bambini identificano i miti nei supereroi e nei cantanti di successo e utilizzano l’aggettivo “mitico” per dare grande importanza ad azioni o persone che si distinguono per originalità e coraggio.
Ogni volta che hanno studiato i “miti” circa la creazione del mondo, le domande sono state sempre infinite.
Una volta un’alunna mi scrisse, in una verifica, che il mito è “la Storia della fantasia”. I bambini, grandi anime volanti, sanno regalarci concetti su cui riflettere…
J. W. Waterhouse, Ulisse e le sirene (1891); National Gallery of Victoria, Melbourne. Già su Ponza racconta: leggi qui
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Il mito, o del raziocinio della fantasia. (3) – Fine