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Camilla Ravera a Ponza (1)di Rosanna Conte
Dalla nave in arrivo avevo ammirato la bellezza di Ponza: sul mare azzurrissimo, e qua e là disteso in limpide trasparenze verdi, le rive granitiche dell’isola si levavano alte, ripide, variamente colorate e ornate, nelle insenature, da monumentali faraglioni. Non si scorgevano alberi. La terra, fra quei graniti, doveva essere scarsa. E scarsa la vidi poi realmente: non nutriva alberi a tronco, ma agavi alte, siepi di fichi d’India e piccoli orti di erbe e basse pianticelle, nel calore estivo in gran parte disseccate. Nel giugno del 1937, a ridosso della festa di S. Silverio, arriva a Ponza la confinata politica Camilla Ravera
Il carcere femminile di Trani Per sommi capi possiamo dire che Camilla Ravera, iscritta al Partito socialista dal 1917, con la scissione di Livorno del 1921 aveva fondato, insieme a Bordiga, Gramsci, Togliatti, Terracini e tanti altri, il Partito Comunista d’Italia. Amadeo Bordiga Nel marzo del 1923 era diventata membro del Comitato Centrale del partito e lo aveva diretto dal 1926 al 1928 quando, unica dell’ufficio di segreteria rimasta libera, con l’aiuto di due compagni, aveva organizzato tutte le attività che il partito svolgeva in clandestinità e aveva preso le decisioni sul come proseguire la lotta antifascista. Ricordiamo che con le leggi fascistissime del 1926 erano stati dichiarati fuori legge tutti i partiti e i sindacati, ed erano stati istituiti il tribunale speciale ed il confino politico. Ma quale percorso aveva fatto Camilla Ravera per giungere ad essere una donna dirigente di un partito e per giunta clandestino?
Immagini di Camilla Ravera in tre diverse stagioni della vita Camilla era nata nel 1899 ad Acqui Terme (Al) in una famiglia numerosa dove c’era una vita intellettuale attiva che favoriva lo sviluppo delle capacità critiche e l’autonomia di pensiero. Torino, la città italiana più importante dal punto di vista industriale, negli anni 1917-18, fu teatro di grandi manifestazioni delle donne contro i bassi salari, il carovita e la guerra. La reazione del governo fu di dichiarare la città “zona di guerra”, con tutti gli obblighi e le limitazioni per gli abitanti connessi a questo stato, ed i capi del Partito socialista, ritenuti responsabili di tutto, furono arrestati. Bene, fu proprio in questi momenti che Camilla decise di iscriversi al Partito Socialista: richiesta fatta nel 1917 e tessera ottenuta agli inizi del 1918.
Antonio Gramsci Umberto Terracini A Torino c’erano anche studenti come Gramsci e Terracini che elaboravano l’analisi di quanto succedeva e si rendevano conto dello scontro che andava delineandosi. Camilla li frequentava, ammirata dalla limpidezza di pensiero di Gramsci, dai suoi discorsi mai generici o astratti sempre collegati alla realtà del momento, e dalle capacità di Terracini espresse in discorsi acuti e brillanti. Ascoltarlo, discutere, relazionarsi con lui, fu per Camilla scuola di tensione morale e passione rivoluzionaria, sempre concretamente vissute in connessione con quanto accadeva. L’insegnamento e le idee di Gramsci erano pieni di vita, agli antipodi della generica predicazione, da vecchio socialista, diffusa fra i dirigenti del partito, e intorno ad Ordine Nuovo si formò il gruppo di giovani (oltre al fondatore Gramsci, c’erano Tasca, Terracini, Scoccimarro) che avrebbe costituito il nucleo del futuro Partito Comunista. Con queste personalità Camilla Ravera lavorò e visse le vicende del biennio rosso (1919-1920) con il successivo dilagare delle squadre fasciste, sovvenzionate dagli industriali e armate dagli agrari, che assalivano e incendiavano le sedi dei partiti e del sindacato, e aggredivano, a volte mortalmente, operai, sindacalisti, o incolpevoli passanti coinvolti. E quando, il 21 gennaio 1921, a Livorno durante il XVII congresso del partito socialista, avvenne la scissione che portò alla nascita del PCd’I, Camilla Ravera che ne faceva parte, si trovò in un partito costretto in breve tempo a trasformare i suoi gruppi in distaccamenti per la guerriglia, con l’occupazione delle fabbriche a Torino (organizzata con turni, staffette, ruolini da conservare ecc) ed il presidio di guardie rosse alle sede del giornale Ordine Nuovo, di cui Camilla curava la rubrica La tribuna delle donne. Assunse subito la guida dell’organizzazione femminile del partito fondando anche il periodico La Compagna.
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