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Tempo di san Silverio

di Francesco De Luca
Garofano rosso [1]

 

Il culto di san Silverio negli anni, da eminentemente religioso, si è calato nell’umanità dei fedeli. Ha assunto tratti terreni. La qual cosa, a mio parere, ha contribuito fortemente all’accettazione, oserei dire “familiare” di un santo protettore estraneo alla tradizione dei coloni ischitani e quasi a loro sconosciuto.

Il  successo del culto di san Silverio e il suo innervamento nella coscienza religiosa e culturale dei coloni può essere spiegato anche con l’assunzione da parte della comunità isolana, divenuta ponzese, del culto di san Silverio.

Cosicché i tratti somatici si sono rassodati e immortalati in quelli di un vecchietto (’u  vecchiariello nuosto) e il martirio si è configurato nel garofano. Quello rosso. Quello che in questo periodo dell’anno apre la corolla al sole e spande il suo profumo.

Il garofano rosso simboleggia la morte cruenta per fede, e racchiude le grazie della protezione, se benedetto.
Nelle case è posto in un luogo a vista perché ricordi ai componenti la famiglia che la sua presenza protettrice è vigile e che va onorata con la devozione.

Il garofano di San Silverio [2]