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Il mito, o del raziocinio della fantasia (1)

di Gabriella Nardacci
Il mito di Nettuno [1]

 

Il concetto di “storia” si comincia a insegnare ai bambini già dalla prima classe elementare. Essi ripercorrono i loro primi anni di vita, dalla nascita fino all’ingresso nella scuola elementare; imparano a usare bene le parole del tempo e a costruire le prime linee del tempo; cominciano a capire il concetto di passato, presente, futuro e di contemporaneità e iniziano a fare proiezioni. Alla fine di questo primo anno di scuola, hanno imparato a costruire, smontare e ri-costruire una storia, sanno inventarne altre e sanno trovare finali straordinari.

Bastano due anni e sanno già distinguere bene una storia da una favola; ma non solo… prima di entrare nella “scientificità” della Storia, occorre che questa si “liberi” da ogni altra forma di “orpello” che potrebbe deviarne la corretta comprensione.
Così si arriva a spiegare la leggenda e il mito che, entrambi, attirano l’attenzione totale dei bambini. Fanno domande inesauribili e pare che questi argoment, li riallaccino a quella fantasia da cui la ‘realtà’ della storia un po’ li aveva “deviati”.

Può sembrare strano, ma i bambini riescono a inserire, nel concetto di Storia, tutte le altre forme di racconto, quelle di fantasia e perfino quelle di fantascienza, tenendole distinte ovvero forme diverse in un’unicità.

Il mito di Atlante [2]
Il  mito di Atlante

Presto impareranno la definizione di “mito” e ne conosceranno la struttura. Sapranno che in un tempo indeterminato, in un luogo reale, divinità ed eroi (che a volte possono essere anche elementi della natura) hanno costituito gli elementi del mito e si meraviglieranno ogni volta della forza di questo elemento narrativo.

Poi ci saranno sì i dinosauri e le strane creature delle acque ad attirare la loro attenzione ma, anche qui, prevarrà una certa aura mitologica perché appare loro difficile da comprendere che simili animali facessero parte di ciò che è realmente esistito.

Si arriverà a parlare degli Dei e qui ritroveranno di nuovo la fantasia e saranno gli argomenti storici che li interesseranno molto e che ricorderanno di più perché li riconnettono al mito che, come essenza archetipica – nel senso di Jung (v. in seguito) – è presente nell’inconscio collettivo

 Ingres. 1811. Giove implorato da Teti [3]
Jean-Auguste-Dominique Ingres. Giove implorato da Teti (1811)

Oggi la parola “mito” ha diverse accezioni e si applica in numerosi campi; non solo quello storico ma anche antropologico, religioso, filosofico e psicoanalitico.

“Mito” è un termine che deriva dal greco “mythos” che in Omero significa “parola e progetto” mentre in età classica si precisò come “racconto di esseri divini, di Dei ed eroi” contrapponendolo al “logos” quale forma di argomentazione razionale.

Sul “mito” e sui molteplici significati, molto è stato scritto e argomentato; dalla concezione razionalistica di Socrate secondo la quale il mito è il rivestimento fantastico di un fatto reale, prosaico e comune;  alla convinzione dei ‘neo-platonici’ e poi di Bacone che il “mito” nasconda, in chiave allegorica, insegnamenti morali; fino a Giambattista Vico (1668 –1744) che ne definisce i fondamenti secondo criteri tuttora validi. È con Vico infatti che la moderna scienza del mito ha il suo atto di nascita, dopo i tentativi della cultura umanistico-rinascimentale di applicare ad esso un’interpretazione esoterica o magico-cabalistica

L’interesse per lo studio scientifico del mito si diffonde nell’illuminismo con i resoconti dei viaggiatori e le riflessioni filosofiche sulle culture “selvagge”; quindi il Romanticismo rivisita il Mito dalla sua peculiare punto di vista.

Herbert James Draper. Halcyone (1915) [4]

Herbert James Draper. Halcyone (1915). Un mito recentemente riproposto nel sito, è quello di Alcione: leggi qui [5]

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