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Pesca e deroghe. La UE decide la vita e la morte delle imprese di pesca

di Erminio Di Nora
Pesca specializz [1]

 

I ritardi dell’Italia e le imposizioni di Bruxelles affondano il settore.
Il ritardo dei provvedimenti richiesti sull’applicazione delle norme comunitarie sta portando al blocco della produzione e alla scomparsa di telline e cannolicchi dai banchi delle pescherie e dalle tavole.
Accade a quattro anni esatti dell’entrata in vigore il primo giugno 2010 delle norme in materia di regolamentazione degli attrezzi e delle attivita’ di pesca nel Mediterraneo (Reg. CE 1967/2006) che stanno facendo sparire i piatti più pregiati della gastronomia nazionale, dagli spaghetti alle zuppe, serviti con i gustosi molluschi nelle case e nei ristoranti lungo tutta la nostra penisola.

Le assurde norme nate sul tavolo dagli uffici della burocrazia comunitaria stanno portando il settore al totale blocco dell’attività di pesca.

Il 70% delle vongole e il 100% delle telline e dei cannolicchi si concentrano a distanza inferiore di 0,3 miglia marine dalla battigia dove il regolamento ha fissato il divieto di pesca-raccolta.

Aree di pesca ristrette e una taglia minima inadeguata impediscono, applicando gravi sanzioni, ai pescatori di catturare vongole e cannolicchi con l’attrezzo draga idraulica nelle zone ove naturalmente hanno il loro habitat. Allo stesso modo appare del tutto ingiusto e scorretto permettere a queste imbarcazioni di lavorare lì dove i rastrelli da natante pescano le telline.

Non esiste deroga sperimentale che tenga. Le draghe idrauliche sono nate per prelevare vongole e cannolicchi, i rastrelli da natante per pescare soprattutto telline.
Sono due strumenti completamente differenti. Bisogna permettere di lavorare a entrambi, senza però farli entrare in conflitto.

Le principali 10 aziende italiane che commercializzano la maggior parte del prodotto molluschi-bivalvi di mare hanno addirittura deciso di togliere dal commercio e dal listino dell’ittico questi prodotti, il cannolicchio e la vongola autoctona “venus gallina” (comunemente conosciuta come beverassa, purassa, concola, lupino).
Una risorsa tutta italiana non “condivisa” che non dovrebbe essere oggetto di gestione comunitaria che esautorando le norme nazionali ha reso impossibile il lavoro a pescatori, commercianti e ristoratori.

Servono risposte pronte e veloci dal ministero delle Politiche Agricole sulla deroga richiesta a gran voce dagli operatori.

L’Italia deve assumersi la Responsabilità di permettere ai pescatori di lavorare senza però favorire i conflitti, e soprattutto verificando che la pesca sportiva non divenga un competitor per chi esercita questo lavoro per sopravvivere.

Nel Compartimento Marittimo di Gaeta sono presenti 4 draghe idrauliche e circa 12 rastrelli da natante.


Dott. Erminio Di Nora
www.erminiodinora.com [2]