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Il 2 giugno
Ci avviciniamo ad un nuovo 2 giugno, anniversario della nascita della Repubblica italiana, cioè della nostra Italia riorganizzata e regolata dalle leggi fondamentali che sono scritte nella Costituzione repubblicana. È un atto di nascita, il 2 giugno 1946, a pieno titolo, visto che gli italiani scelsero contemporaneamente la forma dello Stato e le persone che avrebbero scritto la nuova Costituzione. Come ci ha ricordato Gino Usai (leggi qui), a Ponza il referendum diede la vittoria alla Repubblica. Nei decenni immediatamente dopo l’inizio del periodo repubblicano abbiamo imparato a godere delle diverse libertà – pensiero, parola, religione ecc. – anche se nello scontro sotterraneo della guerra fredda e dell’influenza della chiesa. Purtroppo, tutto ciò, una ricchezza per cui i nostri padri costituenti avevano prima combattuto e poi lavorato perché diventasse il fondamento della nostra Costituzione, oggi giace nelle parole scritte – e forse solo per poco ancora -, lì nella Carta, ma non è più riconoscibile. I livelli di welfare sono ridotti al minimo, la partecipazione dei cittadini alle decisioni si è prima trascurata e poi lasciata da parte tanto che pensiamo sempre più a delegarle ad altri, il diritto all’istruzione pubblica si è andato assottigliando e quello al lavoro non esiste più. Ricordiamo che molti principi e dettami in essa così chiaramente affermati ed enunciati non sono stati realizzati, altri sono stati continuamente violati, e ciò sempre nel silenzio della maggioranza della popolazione che non si è accorta di quanto veniva espropriata. Roberto Benigni nella sua serie televisiva sulla Costituzione, usò spesso la frase molto diffusa ed usata da chi l’apprezza: “E’ la più bella del mondo!”: E non è un modo di dire. Come già detto altrove, gli estensori della nostra Carta appartenevano alle più diverse ideologie politiche e rappresentavano tutti i partiti allora esistenti, ovviamente non quello fascista per il quale fu previsto l’art XII delle norme transitorie e finali che dice: E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Questo divieto è stato confermato come norma finale, cioè valida per sempre, nel 1988. La bellezza della Costituzione e la sua articolazione molto strutturata non impediscono, però, che possa essere aggiornata. L’unico paletto inamovibile è la forma repubblicana, per il resto la stessa Costituzione, con gli articoli 138 e 139, indica il percorso da fare per eventuali cambiamenti. La democrazia non è un valore astratto: essa si incarna nelle procedure di partecipazione alle decisioni (in campo politico-amministrativo come nelle assemblee di ogni tipo…) e, col variare della peso decisionale dei partecipanti, varia anche il livello di democrazia. Oggi, quando si parla di riforme istituzionali, ci si riferisce ad interventi separati fra loro che riguarderebbero la riforma del Senato per superare il bicameralismo perfetto, il rafforzamento dei poteri dell’esecutivo per consentire governabilità e una non ben chiara riforma della Magistratura, il tutto mentre si sta riformando anche la legge elettorale che non rientra nella Costituzione, ma che è molto rilevante nel concorrere a determinare il livello di democrazia esercitato dai cittadini. Nella confusione comunicativa dei politici e dei mass media si sente dire che gli italiani attendono le “riforme” perché si aspettano che migliorino l’Italia, ma non si collegano mai le riforme che si vogliono fare alle esigenze degli italiani. Vorremmo sperare che queste leggi ordinarie rispettassero i ‘valori’ (come la solidarietà, la democrazia, l’uguaglianza, la pace) ed i diritti costituzionali (all’istruzione pubblica, alla salute, alla casa, al lavoro…) in modo che dagli articoli scritti dai padri costituenti possano entrare nella nostra vita di tutti i giorni. Come nel sogno di Tano Pirrone (leggi qui), di vedere sfilare il due giugno non le forze armate, ma i cittadini nella loro qualità di lavoratori che producono e agiscono in armonia per questo stato democratico, rifiutando l’esaltazione delle armi. Questo non è un sogno avulso dalla Costituzione: Tano l’ha recepito dall’articolo 11 e l’ha alimentato con la sua coscienza civile. Leggiamola, la nostra Costituzione, forse leggendola, vi potremo ritrovare valori che pensavamo dimenticati e diritti della cui applicazione chieder conto ai politici, agli amministratori, ai magistrati… a chi gestisce comunque un potere. Leggi qui la Costituzione della Repubblica Italiana. Purtroppo abbiamo perso l’abitudine a chiedere il rispetto dei nostri diritti, accontentandoci delle scorciatoie dei favori personali, ignorando che una società che fa a meno delle leggi e in cui l’individuo non è cittadino, ma legato al potente dal beneficium, appartiene non alla modernità, ma al Medioevo. Le costituzioni sono state il primo passo verso la modernità e quasi sempre sono state conquistate col sangue. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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