Ambiente e Natura

I pesci dei fondali sabbiosi (1)

di Adriano Madonna

tracina


Pleuronettiformi e trachinidi.

I fondali sabbiosi non sono un deserto sommerso, ma un habitat pieno di sorprese apparentemente invisibili. Parliamo di sogliole, rombi, tracine & c.

Parlando di pleuronettiformi e di trachinidi (pesci piatti e tracine), andiamo a curiosare sui fondali sabbiosi, che, apparentemente, potrebbero sembrare un deserto: cosa potrebbe esserci, infatti, sopra una landa di sottile sedimento, piatta e senza anfratti in cui nascondersi?

A prescindere dal fatto che il “pianeta sabbia” è caratterizzato da una endofauna (organismi viventi sotto la sabbia, come le vongole e i cannolicchi) molto ricca, va aggiunto che gli organismi che vivono sopra la sabbia, in particolare i pesci, sono altrettanto abbondanti, solo che… sono invisibili: l’occhio poco allenato, infatti, non riesce a individuarli. Ciò perché i pesci che vivono sulla superficie sabbiosa sono in gran parte piatti e poi perché hanno la caratteristica di riprodurre sul lato dorsale i colori del substrato sul quale sono appoggiati. Quindi, una sogliola sarà grigia sul fango grigio, di un giallo dorato sulla sabbia dorata e bianca sulla sabbia bianca. Proprio come avviene nei molluschi cefalopodi, i cosiddetti “pesci piatti” adottano questa strategia che ha sia fini difensivi (essere invisibile all’aggressore) sia fini offensivi (sorprendere una preda).

rombo

I trachinidi, più semplicemente le tracine, non sono pesci piatti, ma usano ugualmente l’ambiente sabbioso nel modo migliore possibile per mettere in atto le suddette strategie e lo fanno in una maniera molto semplice: si insabbiano lasciando scoperti solo gli occhi, ovviamente per tenere costantemente sotto controllo ciò che accade nelle immediate vicinanze.

Pleuronettiformi, una parola difficile
Sono dell’avviso che se di un termine cerchiamo di esaminare l’etimologia, esso assume un significato e non è più una parola “misteriosa” e senza senso. È il caso di pleuronettiformi, l’ordine a cui appartengono i cosiddetti pesci piatti, come il rombo, la sogliola, la platessa ecc. Pleuronettiforme è una parola composta da “pleura” (lato) e da “nekton” (nuotatore). In pratica i pleuronettiformi sono pesci che nuotano su un lato e infatti si muovono tenendo un lato rivolto verso il fondo e l’altro verso l’alto, a differenza, ad esempio, di un sarago, che nuota “di taglio”.

sogliola

Prima di procedere oltre, precisiamo che i pleuronettiformi in sistematica sono un ordine a cui appartengono diverse famiglie, come i soleidi (le sogliole), gli scophtalmidi (i rombi) ecc., ma noi parleremo di pleuronettiformi in genere, poiché hanno tutti più o meno le stesse caratteristiche.

Destrorsi e sinistrorsi
In molti testi si legge di pesci piatti “destri e sinistri”, ma la dizione è impropria, infatti gli aggettivi esatti sono destrorsi e sinistrorsi. I destrorsi sono quelli che hanno la bocca rivolta verso destra, quelli sinistrorsi, invece, l’hanno verso sinistra. Ma come si fa a disporre il pesce nella maniera giusta per verificare la posizione della bocca? Per i non addetti ai lavori è necessario qualche suggerimento: innanzitutto, sul lato ventrale del pesce, quello biancastro, non pigmentato e a contatto con il fondo, dobbiamo cercare le pinne pelviche, che sono molto vicine alla grande pinna ventrale (quella che circonda tutto il pesce) in prossimità del capo. Le pinne pelviche sono spesso molto ridotte e si deve fare attenzione a individuarle. Una volta trovate, disponete il pesce in orizzontale (o immaginate di farlo), con il lato dorsale in alto e le pinne pelviche verso di voi. A questo punto, osservate la bocca del pesce: se è rivolta verso destra è una specie destrorsa, se è rivolta verso sinistra è una specie sinistrorsa.

pleuronettiformi


Stadio giovanile e stadio adulto
I pleuronettiformi sono a fecondazione esterna come la totalità dei pesci ossei (tranne rarissime eccezioni), nel senso che i maschi emettono gli spermatozoi in acqua e altrettanto fanno le femmine con le uova. In seguito nasceranno delle larve che attraverseranno un periodo di esistenza planctonica, dopo di che si trasformeranno in pesci allo stadio giovanile, con sembianze e caratteristiche anatomiche ben diverse da quelle del pesce allo stadio adulto. Ad esempio, una sogliola che ha appena avuto origine dalla metamorfosi della larva non sembra assolutamente una “piccola sogliola”, tutt’altro! Innanzitutto, ha un occhio su un lato e un occhio sull’altro, poi è dotata di una vescica natatoria e nuota nella colonna d’acqua (quindi discosta dal fondo). In pratica, non è diventata ancora un pesce strettamente bentonico, cioè destinato a vivere a contatto con il fondo.
Durante la crescita, però, avvengono delle trasformazioni e la più importante di tutte è l’atrofizzazione e la scomparsa della vescica natatoria.
La sogliola si appesantisce e scende sul fondo, dove appoggia uno dei due lati, quello cosiddetto “pallido”, poiché resterà di colore chiaro, senza alcuna pigmentazione. Al contrario, quello dorsale si arricchirà di organelli cromatofori affinché il pesce possa mimetizzarsi assumendo le stesse caratteristiche cromatiche (con possibilità di mutamenti immediati) del substrato sul quale è adagiato.
A questo punto avviene qualcosa di straodinario: l’occhio del lato pallido, infatti, diventa inutile, poiché si trova “sotto il pesce”, e allora si parla di migrazione dell’occhio sul lato dorsale. In realtà, non è l’occhio che si sposta, ma si assiste a una trasformazione di tutte le ossa craniche, che nel loro mutare e spostarsi trasferiscono anche l’occhio, che va ad affiancarsi a quello del lato dorsale.

rombo_chiodato

Dott. Adriano Madonna, Biologo Marino, EClab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Università degli Studi di Napoli “Federico II”

[Pleuronettiformi e trachinidi (1) – continua]

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