Una giovanissima artista ponzese ai piani alti della musica. Benedetta Amitrano è risultata al primo posto nel prestigioso concorso pianistico internazionale di pianoforte per giovani indetto dalla scuola di musica Cantus Planus Ciac di Roma, con direttore artistico il maestro Sara Ferrandino.
La Amitrano è seguita con cura e competenza dal maestro Antonio Cafolla, da vent’anni appassionato protagonista della vita culturale ponzese e da Elena Kshumanova, artista di fama.
A Ponza sono in molti a stimare Cafolla, direttore della banda musicale isolana, molto amata ed apprezzata dalla popolazione, specialmente durante le feste patronali. Cafolla e Kshumanova hanno insegnato molto e lo continueranno a fare per il bene comune.
Antonio Cafolla non ha dubbi: “Per capire come mai la musica sia così importante nella vita dei giovani, dobbiamo comprenderne la vitale importanza nella vita dell’uomo. Sono esistite culture senza scrittura, senza arte pittorica, senza aritmetica, senza tecnologia, ma mai è esistita una cultura senza musica. La musica è parte integrante della nostra esistenza”.
Il nostro corpo è sonoro, ritmico, dinamico: basta pensare al respiro, al battito del cuore, al modo con cui parliamo, camminiamo e reagiamo all’ambiente dei suoni che ci circondano. Il suono copre una vastissima gamma di frequenze che combinate con altrettante sfumature timbriche può dare origine sia ad una semplice ninna nanna sia ad una complessa sinfonia. Le sue vibrazioni pervadono, avvolgono e riempiono il nostro corpo, i suoi sviluppi melodici e armonici seducono le nostre sensazioni, incutono timore, leniscono le nostre angosce, suscitano allegria, ci fanno struggere dal pianto, ci coccolano con dolcezza.
La musica quindi stabilisce con noi un rapporto immediato e interattivo, e anche quando ci dà fastidio, è perché sta interagendo con la nostra sensibilità. La musica ci tocca fisicamente. Questa sua proprietà tattile, corporea sarà importante tenerla sempre presente.
vincenzo
30 Maggio 2014 at 10:27
Visto che non ne ha parlato Iannuccelli della piccola protagonista ponzese Benedetta Amitrano ne parlo io che la conosco più da vicino.
Benedetta è una bambina come tante, va a scuola con uno zaino zeppo di libri, pesantissimo, ma così ordina la maestra, frequenta la terza elementare. Come tante bambine a Ponza ha cominciato a frequentare il pomeriggio un corso di piano con la Signora Kshumanova. La maestra sicuramente ha un metodo di lavoro molto efficiente, infatti in poco tempo è riuscita ad ottenere dai suoi allievi, relativamente alle loro competenze, dei risultati tangibili, infatti con i suoi allievi ha eseguito dei saggi nel periodo natalizio.
Secondo la maestra Benedetta aveva delle doti per cui doveva porsi degli obiettivi superiori ed ecco che nasce l’idea del concorso a Roma.
La bambina ha preso questo impegno con molta serietà, pressata dalle esigenze della maestra che ovviamente conosceva il livello che bisognava raggiungere per ottenere dei meriti e la madre che ovviamente chiedeva alla figlia di buttare il cuore oltre l’ostacolo e quindi di non risparmiarsi.
La piccola Benedetta, silenziosa, muta ha mosso le manine per mesi e nell’ultimo periodo, quelle manine forse gli facevano male e a volte gli occhietti sbattevano veloci, perché vedeva che la tensione nella maestra cresceva e infatti sempre più spesso veniva rimproverata un po’ da tutti.
Si dici che non ci sono successi senza sacrifici, forse è vero!
E’ arrivato il giorno della partenza e i ponzesi si sa, prendono la nave quando partono, e con Benedetta sono partiti anche i suoi fratellini, Antonio e il più piccolo Massimino.
La Famiglia la sera prima della competizione era riunita a Terracina, c’era la madre, i tre figli e il padre, tutti partiti per il concorso.
Come si doveva sentire quella piccola ponzese: il cibo diventavano note, tasti bianchi e neri? Le parole della mamma che cercava di scherzare per allentare la tensione, diventavano i complimenti della maestra? Il chiasso dei fratelli magari diventavano la disapprovazione della giuria?
Non so cosa ha pensare la piccola Benedetta la sera prima della gara che si doveva disputare nella grande città, la capitale d’Italia.
Finalmente è passata quella notte in albergo ed è arrivato il mattino e lei ha potuto indossare il suo vestitino comprato per l’occasione.
Quando è entrata nella sala del concorso, lei ha visto gente muoversi, erano molti adulti, genitori e bambini che sembravano sorridere, lei non capiva cosa c’era da sorridere ma si è sentita magicamente trasportare e sedere al pianoforte.
Il pianoforte…. in quel momento era l’unico amico che conoscesse e come d’incanto le mani e le dita sono andate da sole fino alla fine e poi c’è stato l’applauso.
L’amico che conosceva da un po di tempo, il pianoforte, non l’ha tradita e lei finalmente dopo tanto tempo ha sorriso come deve sorridere una bambina, sempre felice.
Brava Benedetta.
polina ambrosino
30 Maggio 2014 at 13:21
Sarà perchè è piccolina, sarà perchè le voglio bene, ma è stato commovente per me sapere di questa notizia, domenica scorsa. Benedetta è la dimostrazione vivente che i bambini possono fare molto, che hanno doti che vanno viste e fatte emergere e che nulla si ottiene senza sacrificio. E’ meraviglioso ciò che è riuscita a fare, ancor più incredibile vivendo in un luogo che, seppur ricco di meraviglie, è abitato da apatia e indifferenza. Lei ci ha messo il cuore e l’impegno ed ha vinto, ma se anche non fosse arrivata prima, il solo fatto di aver partecipato la rendono un esempio. Un esempio e un comportamento di grande valore e maturità. I grandi imparino.
Giovanni Conte di Silvano
30 Maggio 2014 at 20:37
Mi dispiace fare polemica per una cosa così bella, io l’ho segnalato lo stesso giorno del concorso ma… meglio tardi che mai!