- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Risorgimento e antirisorgimento nel Lazio meridionale (5)

di Antonio Di Fazio
Allegoria del Risorgimento [1]

 

Per le puntate precedenti, digitare – Risorgimento e antirisorgimento – nel riquadro CERCA NEL SITO, in Frontespizio

 

 6 – La dignità di una città. Nel periodo dell’assedio il Decurionato decadde dalle funzioni, o rimase sospeso, essendo Gaeta sede della casa regnante e quindi capitale di ciò che rimaneva del Regno.
Ma l’ultima seduta decurionale  del 1860 – tenuta il 26 ottobre e presieduta dal II° eletto, Giovambattista Tucci – è interessante: essa concerne molta ordinaria amministrazione, continua a non considerare gli eventi che si verificano, come la recente dura battaglia al Volturno (1-2 ottobre) e la calata delle truppe piemontesi, etc., ma registra  la discussione e fiera contestazione dell’ esosità della nuova tassa di guerra che colpisce ‘industriosi’, capitalisti e commercianti, per i quali si propone drastica riduzione, e le difficoltà di bilancio per l’ esecuzione di opere viarie e murarie etc. richieste dalla presenza della Corte borbonica nella città, nonché per l’occupazione di edifici comunali da parte della truppa napoletana, cosa che interrompe importanti introiti alle casse comunali.
La città sperimenta in questa fase critica il peso della sua qualità di seconda capitale e munitissima fortezza del Regno, che nel passato le aveva assicurato favori e protezione.

Assedio Gaeta. 1861 [2]

Assedio di Gaeta, 1861

Dopo la resa, la città si lecca le ferite, di ogni genere: la gente è esausta e sfiduciata, il tifo – dovuto alle tante carcasse umane e animali lasciate insepolte o mal sepolte –  dilaga per la città. I decurioni non sanno dove sbattere la testa, viste le esauste casse del Municipio.
Un momento di sollievo giunge dalla provvidenza disposta dal Principe Carignano, dal gennaio ’61 Luogotenente  del Re per le province meridionali, a favore della popolazione (2350 ducati).
Dopo le pressanti e reiterate richieste, e le promesse deluse o procrastinate, solo nel luglio del ’61 Gaeta otterrà uno stanziamento più sostanzioso (30.000 lire). Ma saranno solo un modesto palliativo.
Dopo appena una settimana dalla esaltante adesione al Regno sabaudo, nuova riunione del Decurionato, questa volta per raccogliere le doglianze e formulare con precisione le pretese risarcitorie.
Da segnalare che si parla ancora di ‘decurioni’ e ‘Decurionato’ pur se con decreto luogotenenziale Farini del 2.1.1861 era stato esteso alle province napoletane la legge piemontese del 23.10.’59 (l. Rattazzi) sull’amministrazione comunale e provinciale, che ordinava il territorio in Province, Circondari, Mandamenti, oltre ai Comuni amministrati da un Consiglio e da una Giunta presieduta dal Sindaco.
La confusione in questo periodo di transizione è molta, e ancora circolano i Ducati accanto alle Lire.

L'assedio di Gaeta del 1860 [3]L’assedio di Gaeta del 1860

Dal verbale di detta seduta del 25 febbraio riporto l’impressionante quadro delle devastazioni fisiche e morali che presenta Gaeta dopo l’assedio.
«Oggi che sono lì 25 Febbrajo dell’anno 1861
Essendosi riunito il Decurionato di questo comune nella casa Comunale sotto la presidenza del Sindaco Sign. D. Raffaele Ianni, e coll’intervento dei Decurioni… omissis
Il Decurionato si è occupato a spiegar energico temperamento, onde dare un assesto alla città e Borgo, distrutta, e riunita dall’assedio, ed oggi massacrata dal Tifo, che minaccia prendere enorme sviluppo. La città tutta ne ruina…  Le strade ingombre a ribono di materiali putrefatti, d’immense pietre, e Calcine, e d’intollerabile fracidume come se non fosse bastato il fetore dei Cadaveri umani mal sepelliti (sic) durante l’assedio, altri ve ne sono ancora nelle case, negli ospedali.
Circa Trecento Muli, e Cavalli rinvenuti morti nelle strade e scuderie… Gli abitanti rimasti in Città, durante l’assedio, sparuti, ed allibiti dai sofferti patimenti, avendo nel volto l’impronta delle aspre sofferenze, di cui sono state vittime.
Il palazzo Comunale reso inabitabile dai promettili… La finanza Comunale totalmente distrutta dalle spese, cui fu assoggettata, e particolarmente dagl’immensi esiti per alloggi, cui fu obbligata dal mese di Aprile scorso anno fino alla resa della Piazza…».

E nella successiva seduta del 10 Marzo si rileva ancora che «…taluni chiedono il rimborso delle somministrazioni fatte in tempo tutto eccezionale, taluni altri reclamano la mercede delle opere prestate, e molti pretendono le indennità dovutegli per altre svariate cause… Che la gran quantità di rottami accumulati…. Che molte fabbriche divenute crollante (sic), essendo troppo pericolose al transito di tutti, devono essere demolite. Che le immondezze raccolte nei differenti punti esalando aliti mefitici, rendono l’ aria infetta da produrre malattie fatali, e quindi è necessario che si eserciti una nettezza pria che la stagione si avanzi: ed è per questa ragione potentissima che rende pur indispensabile il covrire e di molta calce, e di molta terra gl’innumerevoli cadaveri sepolti a fiore di terra durando i travagli dell’assedio».
I cittadini sono esasperati. Già dalle prime settimane dopo l’assedio la città è scossa da una vasta agitazione dell’intera popolazione, urbana e rurale, che senza mezzi termini pretende si faccia una seria indagine sui danni patiti e ogni giusto risarcimento.
Così il Decurionato nella seduta del 23 marzo vara una commissione con decurioni affiancati da esponenti delle proprietà rustiche ed urbane danneggiate, con il compito di procedere ad una perizia legale, mentre si continuava a formulare rivendicazioni, ad inviare al Governo petizioni e proteste, anche attraverso la pubblicazione di volantini e libelli.
A conclusione dell’indagine si chiederà un sostanzioso contributo a favore delle esauste finanze locali, quantificato in L. 2.047.702,15, delle quali L. 898.463 per i fondi urbani e L. 1.149.238 per i fondi rustici.

Il risarcimento non sarà mai accordato, malgrado le reiterate sollecitazioni susseguitesi periodicamente, fino al 1914. e nel frattempo la vita civile ed economica a Gaeta ristagna.

Ridimensionato il Porto, trasferito a Mola (Formia) il fondaco dei sali, ridotta a pochissimi elementi la guarnigione, ridotta a seconda categoria la Dogana, eliminati gran parte degli apparati amministrativi civili e militari, che costituivano l’ossatura sociale della città, subirono drastico ridimensionamento anche i settori della pesca e del commercio, oltre quello impiegatizio.
Quasi per un accanimento contro chi aveva osato resistere alla ‘conquista regia’, lo Stato italiano continuerà anche in seguito ad impoverire la città, sottraendole territori e manufatti assegnati ad un eccessivo demanio militare.
La popolazione gaetana ristagna, mentre s’impenna l’emigrazione.
In un intero secolo gli abitanti dell’ultima capitale del Regno delle Due Sicilie passano dai 16541 del 1860 agli appena 20589 del 1961, mentre triplicano ello stesso periodo quelli di altre città del sud pontino, come Fondi ed Itri.

E’ per tutto ciò che oggi Gaeta si ribella, e rivendica la sua dignità. Dopo le battaglie condotte da Ciano, lo stesso Consiglio comunale nella seduta del 6 dicembre 2008 riassumeva l’iniziativa e richiedeva ancora da Casa Savoia il risarcimento, quantificato in 220 milioni di euro.

«Dato atto che in Gaeta – si legge nell’o.d.g. allora approvato – con la caduta della Fortezza, si concluse nel 1861 l’ esperienza storica del Regno delle Due Sicilie; Ritenuto che sussistono le ragioni storico-culturali per ritenere che la Città di Gaeta abbia subito nel contesto storico enunciato danni e lutti non giustificabili…; Dato atto che la Città ha “pagato” dall’immediato periodo post-unitario la fedeltà alla Dinastia dei Borboni con la militarizzazione del territorio ed il suo isolamento dal contesto nazionale;…Ritenuto sulla base di quanto precede che la Dinastia Sabauda si è resa responsabile dei gravi danni e lutti arrecati alla Città di Gaeta ed alla sua popolazione…»,

impegnava il Sindaco e la Giunta Comunale,

1) «… ad attivare ogni azione utile per il riconoscimento ed il risarcimento dei danni arrecati dalla Dinastia Sabauda alla Città di Gaeta in occasione dell’assedio iniziato nel novembre 1860 e terminato nel 13 febbraio 1861, anche tramite incarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari del patrimonio ex reale»;  

2) «a richiedere in via ufficiale la restituzione alla città di Gaeta di tutti i beni di proprietà del demanio presenti nel territorio comunale ad eccezione dei siti aventi particolare rilevanza militare o strategica ai fini della sicurezza nazionale».
Questa la storia sostanziale di un ‘Risorgimento’ in queste terre, che tale non fu né fu percepito dalle popolazioni, le quali qui come in tutto il Sud continueranno a subirlo come da colonizzati. Ma è una storia difficile e contrastata, ancora molto legata alle passioni di parte.

Per questo non solo le popolazioni, ma anche la stessa storiografia potranno forse cominciare a meglio valutarlo, a meglio capirlo nella sua verità, solo quando finalmente qualcuno saprà riconoscere a Gaeta il dovuto risarcimento, in senso morale prima ancora che materiale. 

Gaeta 1670 [4]

Veduta della citta’ tratta dall’opera di Francesco Scoto “Itinerario overo decrittione de’ viaggi principali in Italia” edita a Padova nel 1670 per Matteo Cadorin detto Bolzetta

 

Da: Annali del Lazio meridionale, a.XI, n.1 – Giugno 2011, pp. 59-78

 

[Risorgimento e antirisorgimento nel Lazio meridionale (5) – Fine]