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I 60 anni della Chiesetta della Madonna della Civita sugli Scotti

di Rosanna Conte
Madonna della Civita. Ponza [1]

 

Sabato, 31 maggio, a conclusione del mese mariano, dopo la recita del rosario alle ore 16.00 sul quartiere degli Scotti alti, don Ramon officierà la messa sul sagrato della chiesetta della Madonna della Civita.

Sembra quasi un richiamo alla tradizione dei pellegrinaggi che si svolgevano ad Itri nei sette sabati precedenti la festa della Madonna.

ItriMadonnaCivitaChiesa [2]

 

Itri. Mad. Civita Interno [3]

Santuario della Madonna della Civita a Itri; esterno e interno della Chiesa

La nostra chiesetta sugli Scotti, il prossimo 21 luglio, compie 60 anni.
Ricordiamo che fu monsignor Luigi Maria Dies a volerla e poté realizzarla fra il 1952 e il 1954 sul terreno donato da alcuni ponzesi.
È vero che ‘monsignore’ portava la devozione per questa Madonna dalla sua terra di origine, essendo di Gaeta, ma a Ponza aveva trovato una tradizione abbastanza antica e radicata.Ricordiamo quanto scritto da Mimma Califano (leggi qui [4]) sulla devozione dei ponzesi che agli inizi del ’900 si recavano a Itri in pellegrinaggio e ricordiamo quanto scritto da Salvatore Di Monaco sulla novena che si svolgeva sui Conti (leggi qui [5]).

In ambedue le contrade si svolgevano le processioni il 21 luglio ed avere la chiesa dedicata in aperta campagna, in una zona che domina tutta l’isola, ha trovato il plauso di tutti i ponzesi. Don Gennaro, come scrive Mimma, è riuscito a conservare la tradizione locale delle Forna fino agli anni ’80 e questo ci attesta una radicamento che rendeva i fornesi meno partecipi della funzione sugli Scotti.

Anche il culto sui Conti affondava nel profondo del sentimento religioso degli abitanti della contrada. Pare che fosse abitudine e segno di devozione, quando si costruiva una casa, mettere, oltre che delle monete sotto la prima pietra, un quadro della Madonna della Civita nel punto più alto della cupola a protezione di tutti gli abitanti. E questo avveniva ai primi del ’900 poiché si ha notizia di simili ritrovamenti durante i lavori di rifacimento o abbattimento delle cupole di case costruite sui Conti in questo periodo.

L’antica edicola che ospitava il quadro venerato, di cui parla Salvatore di Monaco, non c’è più: era rettangolare e molto più grande di quanto è oggi rimasto. L’ampia terrazza, in grado di ospitare molti fedeli, continua a dominare la vallata dei Conti, sebbene il paesaggio sia un po’ cambiato: parecchie costruzioni in più e diverse parracine coltivate in meno.

Quel che rimane dell'edicola sui Conti
Quel che rimane dell’edicola sui Conti

La nuova tradizione sugli Scotti si arricchì man mano di aspetti collegati alla nuova società che stava vincendo la sua sfida con la chiusura definitiva del periodo bellico. L’arrivo di postazioni con la vendita dei semi secchi e i giochi per i bambini cominciano a dare un tono anche profano ad una festa che sino ad allora era stata esclusivamente religiosa.

Un ricordo personale che risale ad allora è quello dell’acquisto, dopo la processione, dello spasso da Minicuccio: è stato questo il mio primo contatto con le noccioline americane, le arachidi, che devo a zia Adele. Per la verità le devo anche altro: il ricordo del canto della Madonna della Civita aleggia nelle mie orecchie sempre attraverso la sua voce.

Con l’affermarsi del turismo si è introdotta l’offerta dei cocomeri agli assetati ospiti e ponzesi che avevano partecipato alla funzione dopo l’impervia salita.

Negli ultimi decenni è arrivato il palco con le canzoni e l’offerta della pizza.

Oggi può sembrare che sia folclore quanto avviene giorno 21 luglio, ma in realtà il sentimento religioso è ancora pienamente sentito dai ponzesi che si inerpicano sugli Scotti nell’assolato pomeriggio estivo, seguono don Ramon in processione dietro il quadro della Madonna, assistono alla messa sull’aia e riaccompagnano don Ramon nella chiesetta.

I successivi momenti di relax corrispondono ancora ad un sano divertimento e sono sempre tanti i bambini in fila, col fazzoletto sugli occhi ed il bastone in mano per rompere le pentole. Fra alcuni decenni saranno loro a portare altri bambini a giocare dopo aver partecipato al rito che, così, si spera possa restare nella tradizione ponzese.