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Viaggio in Mali con l’amico Leo Lombardi, geologo (1)

di Domenico Musco
Mali. Huner 2009. Pesca [1]

 

Il racconto di questo viaggio in Mali non ha niente a che fare con la storia di Ponza ma credo sia interessante per gettare uno sguardo alla storia passata del genere umano.

Molti sono stati i viaggi in giro per il mondo ma uno in particolare mi ha colpito, per avere una dimensione in più: è quando sono stato in Mali con Leonardo Lombardi.

Lombardi, Leo per gli amici, è quello che ha scritto il libro sugli acquedotti e le cisterne romane presenti a Ponza; è sempre lui che ha scoperto la diga romana di Giancos, a suo dire la migliore e meglio conservata d’Europa [Per gli articoli di Lombardi, sul sito, cerca nell’indice per Autori – NdR].

Raccontando dei numerosi viaggi che Leo aveva fatto nel corso della sua carriera di geologo, mi parlò anche dell’Africa e compresi che non coincideva con quella che avevo in testa, senza averla mai vista: – Se vuoi scoprirla veramente vieni con me. Te la mostrerò volentieri; ci devo andare per controllare dei lavori fatti nei villaggi della savana.
Detto fatto, partimmo.

Mali Google Map [2]

La terapia antimalarica fu d’obbligo e fastidiosissima: si componeva di un numero imprecisato di pillole contrassegnate da una lettera, da ingerire prima, durante e dopo il viaggio…
Arrivati ci vennero a prendere con una macchina e ci dirigemmo verso Bamako, la capitale.

Durante il tragitto verso la casa che ci avrebbe ospitato e dove Leo alloggiava insieme alla sua squadra, vidi ai lati della strada tante bottiglie di varie misure poggiate su dei bidoni. Non capivo a cosa servissero ma presto Leo rispose alla mia curiosità con la prima notizia fuor dagli schemi: erano i locali distributori di benzina!

Vendita benzina bordo strada [3]

Arrivati a Bamako mi apparve ad una svolta una grande discarica a cielo aperto, somigliante a’ngopp’a munnezza” di Ponza, di qualche tempo fa (pale meccaniche, cingolati, macchine rotte e merce varia).
Ogni mondo è paese! – mi venne da pensare.
Leo vide che ridevo sotto i baffi e mi disse: – Quello?  …è il miglior negozio della capitale! Tutto quello che si può comprare in Mali lo trovi qui…

Pensai che quando avevano chiuso ’a munnezza , anch’io avevo perso il mio negozio preferito, dove per di più si prendeva la roba gratis! Lì ho sempre trovato quello che cercavo, da un pezzo per la lavatrice ad un pezzo di antiquariato.

Con Emanuela ci siamo fatti subito un giro per quel grande “negozio en plein air” e abbiamo comprato di tutto: cucchiaini e mestoli da cucina fatti a mano dalla fusione delle parti di alluminio; dei modellini di auto fatti con le lattine delle Coca Cola; attaccapanni sempre di lamiera, vera arte povera da pezzi riciclati e un paradiso di genialità.
Sono oggetti che adoperiamo tutt’oggi.

Figura [4]

Il guardiano della casa ci ha salutato dicendoci in francese: – Come va? Tutto bene? E la mamma? E tuo padre? E la famiglia? E il genero? …E il frigorifero?
Sì, avevamo capito bene… chiedeva notizie del frigorifero che a quelle temperature è di primaria importanza.

Passeggiando per la capitale Bamako abbiamo incontrato un altro bianco che Leo conosceva e dopo i saluti di rito chiese a Leo come si arrivava a un determinato posto perché aveva perso l’orientamento.
Con una grande risata Leo gli rispose: – Ma come, tu sei pagato dall’Unione Europea per insegnare ai Tuareg l’orientamento e ti perdi in una città dove ci sono la strade?

Fiume [5]

Porticciolo sul fiume [6]

Carretto [7]

Assurdo, pensai fra me, i soldi che si spendono per cose inutili con la scusa di apportare dei miglioramenti: i Tuareg sono famosi per sapersi orientare e da secoli attraversano il deserto in lungo e in largo; arriva il bianco e si mette a fare il professore!

Dopo un giorno di riposo e acclimatazione, partimmo per una prima escursione:
Leo doveva raggiungere un villaggio nell’interno per parlare con il capo villaggio: c’era in ballo un progetto per portare l’acqua vicino al villaggio. Con noi c’era anche un rappresentane del governo.

Acqua [8]
Dopo parecchi chilometri lasciammo la strada asfaltata e ci avviammo nella savana che qui in Mali – dove si parla francese come lingua franca – si chiama brousse. Seduto dietro al fuoristrada mi sembrava di stare navigando su un gommone in mezzo a un mare infinito di dune senza ombra di vita.
Dopo un po’ Leo mi fece rientrare in cabina perché poteva essere pericoloso: non era escluso che incontrassimo qualche leone.

Per trovare il villaggio si usava la bussola e quando si cominciava a vedere qualche traccia umana (buste di plastica, pezzi di carta ) voleva dire che ci stavamo avvicinando…

Villaggio [9]

Abitazioni [10]
Nota –  Mi scuso per la qualità delle immagini che sono state ri-fotografate da copie cartacee; in compenso le foto in bianco e nero, per gentile concessione del fotografo Robbi Hüner, sono molto belle e professionali (foto di copertina di quest’articolo e altre nel prossimo)

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