Abbiamo seguito con molto interesse la vicenda di Poveglia, l’isola della Laguna Veneta posta lungo il Canal Orfano che collega la bocca di porto di Malamocco con Venezia; con una superficie di più di 7 ettari, è un’isola abbastanza grande nel contesto lagunare.
L’isola tuttora conta undici fabbricati, per la maggior parte in cattivo stato di manutenzione.
Tra le isole della Laguna, Poveglia è quella contrassegnata con il n° 47
Implicata in numerose vicende storiche che hanno riguardato Venezia, l’isola di Poveglia al tempo delle Repubbliche Marinare era un centro florido, sia dal punto di vista economico che demografico; era famosa per la fertilità della sua terra e ospitava numerose famiglie dedite anche alla pesca e alla salatura del pesce.
Fu coinvolta nel conflitto combattuto dalla Repubblica di Genova contro la Repubblica di Venezia (guerra di Chioggia tra il 1379 ed il 1381) e a quel tempo, malgrado l’edificazione dell’ottagono difensivo (tuttora esistente), fu ugualmente occupata dall’ammiraglio genovese Pietro Doria che da qui bombardò l’isola di Santo Spirito
Sulla via di un progressivo decadimento, Poveglia è stata negli anni stazione di rimessaggio e sosta delle imbarcazioni, sfruttando la vicinanza al porto di Malamocco (allora unico accesso alla laguna adatto alle grandi navi); quindi adibita a fini sanitari, come stazione di isolamento assegnata al Magistrato alla Sanità, dal 1782 .
Mantenne le funzioni di stazione per la quarantena marittima per tutto l’Ottocento e fino al secondo dopoguerra.
Nell’ultimo periodo gli edifici furono in parte adibiti a Centro di convalescenza geriatrico, ma dal 1968 anche questo utilizzo decadde e l’isola venne ceduta al Demanio.
Da allora l’isola è stata oggetto di vari progetti di recupero che tuttavia non sono mai stati attuati.
Dal 2003 l’isola è gestita, come altre, da ‘Arsenale di Venezia s.p.a.’, compartecipata dal Comune di Venezia e dall’Agenzia del Demanio; dal 27 maggio 2013 la società è in liquidazione per l’uscita della stessa dall’Agenzia del Demanio [informazioni sintetizzate da Wikipedia].
Nel 2013, Poveglia è stata messa in vendita per essere recuperata a fini turistici..
Nell’aprile del 2014 è nata un’associazione di cittadini senza fini di lucro, Poveglia per tutti, con lo scopo di partecipare al Bando del Demanio per aggiudicarsi il possesso dell’isola per 99 anni e permetterne l’uso pubblico.
Le manifestazioni dell’Associazione “Poveglia per tutti”
In questi termini l’Associazione ha promosso la sottoscrizione pubblica per poter partecipare all’Asta:
“C’è un’isola della laguna veneta, disabitata: è uno spicchio della Venezia più bella e più autentica, risparmiata dalle orde di turisti mordi-e-fuggi. Poveglia.
In questi giorni il Demanio l’ha messa all’asta per fare denaro.
E’ un delitto vendere bellezze che appartengono a tutti a un singolo individuo che cercherà di ricavarne il massimo utile possibile.
Per questo si è costituita una Associazione senza scopo di lucro “Poveglia per tutti” per aggiudicarsi l’isola e poterla così mantenere a uso pubblico”.
Abbiamo seguito con partecipazione le varie fasi della vicenda, come riportate dalla stampa nazionale (Cfr., in fondo, l’articolo su Repubblica del 13 maggio 2014)
Come si dice in gergo sportivo, la gara non ha avuto storia: il 13 maggio scorso l’imprenditore Luigi Brugnaro si è aggiudicato all’asta l’isola per il prezzo di 513mila euro.
Ma la vicenda, tra ricorsi e controricorsi non è ancora definitivamente chiusa.
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A noi la storia di Poveglia ha suscitato diverse associazioni mentali; la prima, incoercibile: l’alienazione della “Torre dei Borboni”, avvenuta ai tempi non così remoti che alcuni di noi non possano ricordarla ancora bene: un capitolo e un’epoca chiusi per sempre.
Ma ci ha ricordato anche un’altra vicenda, questa ancora aperta: la campagna per l’attribuzione al FAI del Faro della Guardia di Ponza.
Come ricorda Carlo Petrini, patron di Slow food, in una nota a commento dell’articolo citato:
Pensare di “fare cassa” vendendo il patrimonio pubblico, che per definizione non appartiene allo Stato ma ai cittadini, è un atto insensato ancor prima che inefficace. Insensato perché, lo Stato e le sue istituzioni sono solo i gestori di questo patrimonio, non i proprietari. E poi è anche inefficace, perché la vendita di un bene pubblico porta una liquidità che, una volta spesa per le contingenze del momento, si traduce in un impoverimento irreversibile di quello stesso patrimonio comune.
A questo si aggiunge un aspetto di giustizia intergenerazionale: svendere (perché di questo si tratta) un pezzo così significativo di territorio a un privato, significa perpetrare un’ingiustizia anche nei confronti delle generazioni che verranno e che di questa decisione non sono responsabili né spettatori. Se consideriamo il suolo, il paesaggio, i monumenti come una merce da vendere in tempi di magra, alieniamo il nostro futuro, restringiamo lo spazio pubblico in modo irreversibile, restringiamo anche lo spazio della democrazia e della partecipazione per chi verrà dopo di noi.
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In file .pdf l’articolo ripreso da ‘La Repubblica del 13.05.2014: La grande colletta dei veneziani per l’isola dei tesori
[Venezia, Ponza e il “Bene comune” (1) – Continua qui]