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E serbi un sasso il nome…

di Martina Carannante
La piazzetta del Cimitero dall'ingresso [1]

 .

“Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar de’ nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli”

                                               [U. Foscolo: I sepolcri]

La composizione del carme venne al Foscolo dall’estensione all’Italia, avvenuta il 5 settembre del 1806, dell’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804), che aveva imposto di seppellire i morti al di fuori delle mura cittadine e aveva inoltre regolamentato, per ragioni democratiche, che le lapidi dovessero essere tutte della stessa grandezza e le iscrizioni controllate da una commissione apposita.
L’editto offre al poeta l’occasione per svolgere una intensa meditazione filosofica sulla morte e sul significato dell’umano agire.

La piazzetta del Cimitero di Ponza [2]

Noi non vogliamo osare tanto, ma nel nostro piccolo cerchiamo di analizzare la questione cimiteriale della nostra isola.
Da qualche giorno si è riaccesa la discussione su Facebook relativa al decoro e mantenimento della zona interdetta.
Numerosi i commenti, di ponzesi e non, che hanno lì i propri cari e che ormai, da ben tre anni, non possono più andare a deporre un fiore. Qualcuno scrive  che si è arreso a pregare a casa i propri cari e che prima o poi ci andrà, a mettere un fiore sulla tomba; in molti, invece, attaccano il sindaco di avere interessi troppo futili (firmare delibere da 5000 € per illustrare ai giornalisti il programma di Ponza Estate 2014, o ordinanze che regolamentano il decoro urbano fino anche a stabilire come e dove stendere i panni).
Nel frattempo, però, che facciamo?
In un comune in provincia di Caserta, qualche mese fa – notizia del ‘Messaggero -, è stata emanata l’ordinanza di non morire (leggi qui [3])…
Ne prenderanno spunto anche i nostri “magnifici sette”?

Qualche tempo fa scrissi: “A Ponza non si può più neanche morire” (leggi qui [4]),  era una provocazione riferita ad un evento increscioso, fortunatamente superato …Ma che, sono stata presa alla lettera?
In ogni caso quello della gestione zona interdetta non è l’unico problema legato al cimitero che ultimamente è sempre più sporco e privo di manutenzione: bidoni stracolmi che non vengono liberati; ferri, travi e calcinacci dietro ogni angolo di cappella o muro; muretti, scalinate e fontanelle non curate con manutenzione ordinaria; tombe “scese” perché con le forti piogge e con l’assenza canale di irrigazione adeguato, l’acqua va dove può e provoca danni; il sovraffollamento riguarda in particolare la zona definita “batteria”.
Il malcontento è generale e si aspettano risposte chiare, fatti concreti.

Cimitero. La discesa [5]