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D’inverno per isole. La ricerca del blu (2)

di Sandro Russo

Per la prima parte, leggi qui

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Il rovello del viaggiatore – alla scoperta di un’isola a poca distanza da casa, così come di un paese lontano – è quello di non riuscire a penetrare l’essenza del luogo…
Tutto sembra così stratificato, permeato di significati sconosciuti, che si dispera di riuscire; specie nel tempo di un viaggio breve.

Ci si trova a passeggiare per i vicoli del paese e tra le case, si guardano i semplici giardini delle case private e quelli sontuosi delle grandi ville, e si pensa: …Mai! Non riuscirò mai a comprendere il senso di tutto questo! Il lavorìo che nei secoli si è nutrito dell’interazione tra la natura del posto, la gente che ci abitava e tuttora ci vive e i numerosi ospiti illustri che da tutto il mondo quest’isola ha richiamato…

Lo scoramento iniziale è frequente, ma di solito transitorio. Un incontro fortunato, delle informazioni raccolte qua e là, qualche volta un libro, spesso riescono a fornire degli elementi di comprensione, una chiave di accesso. Nel nostro caso è stato l’incontro con una guida naturalistica e l’attenzione al regno vegetale.
Le piante – si può dire – non tradiscono mai… Anche in luoghi diversi o lontani si trovano delle affinità, dei richiami; le informazioni e i ricordi si saldano insieme come le maglie di una catena. Il fatto è che le piante parlano ovunque lo stesso linguaggio, e innumerevoli sono le notizie ad esse legate, oltre che botaniche, antropologiche e medicinali; le leggende e le storie.

Così ci si ritrova con qualcuno del posto a parlare di questa e di quella pianta, delle tradizioni dell’isola; della lotta tra ‘i puristi’ della flora isolana e ‘gli sperimentatori’ che portavano piante estranee, con la speranza di vederle prosperare nel clima dolce dell’isola. E delle fiere tenzoni – fino allo scontro fisico – che ne seguivano. Certo che di piante ‘furastère’ ce ne sono tante; dall’Echium fastuosum o ‘viperina di Madeira’, alla Strelitzia reginae, originaria del sud Africa e già fiorita alla fine dell’inverno. Per citare solo qualcuna delle più appariscenti…

Qui si ritrovano, selvatiche, delle erbe aromatiche come la ruta: …’A ruta, c’ogni male stuta… (la ruta, che spegne, fa bene, ad ogni male). E come il rosmarino, i cui fiori celesti quasi scompaiono a confronto del blu intenso della pianta che siamo venuti a cercare… 

8. Ruta-e-rosm.Tris [1]

A sin. la ruta (Ruta graveolens – Fam. Rutaceae) all’inizio della fioritura, a metà febbraio. A dx, il rosmarino (Rosmarinus officinalis – Fam. Labiatae), dai fiori celeste chiaro (nel particolare). Ma il fiore blu che più blu non si può, non è quello del rosmarino…

A dispetto del luogo comune, è a fine inverno, prima ancora dell’inizio ufficiale della primavera, che in climi particolarmente avvantaggiati si può apprezzare la natura nel suo pieno rigoglio…

Ed infine eccola, la pianta che eravamo venuti a cercare, che fiorisce proprio in questo periodo, tra la metà e la fine di febbraio…  

10. Lithod.Roccia bianca [2]

La fioritura iniziale di Lithodora rosmarinifolia – Fam. Boraginaceae

 Lithodora rosmarinifolia è un’endemica dei terreni rocciosi che si trova, oltre che a Capri, in poche altre zone in Italia (la penisola sorrentina, areali limitati della Sicilia occidentale). La sua presenza è riportata anche in alcune isole dell’Egeo; ma non si ritrova, per esempio, nell’arcipelago delle ponziane.
Ha il fiore di un blu intenso, della stessa tonalità della genziana, che spesso le tecniche fotografiche non rendono in modo adeguato. Un colore così particolare da essere conosciuto anche come ‘blu di Capri’.

11. Lith.Part. [3]
12. Lithod.Part.part [4]

Due particolari di Lithodora rosmarinifolia. Le foglie sono di un verde più intenso di quelle del rosmarino (tendenti al verde glauco) e se stropicciate non emanano alcun odore 

13. Lithod.Blu-e-bianca.Bis [5]

Accanto alla più conosciuta Lithodora a fiori blu, ne esiste una varietà ‘alba’, più rara, dai fiori completamente bianchi (in basso: foto di Luigi Esposito)

 Ci si chiede…Cos’è che rende una pianta ‘preziosa’?
La rarità? L’averla tanto cercata? Averla collegata ad un ricordo particolarmente intenso?
Tutte queste considerazioni e altre ancora… Ma certo non di poco conto, se riescono a segnare l’immaginario e quasi a scandire diversi periodi della vita di una persona: viaggi, interessi, compagnie…

14. Lithod.Vert. [6]

La fioritura della Lithodora può variare a seconda degli anni e del periodo climatico. Nelle condizioni più favorevoli e in piena fioritura, appare come un cuscino compatto tra il verde e il blu

15. Lithod.Mare [7]
La fioritura iniziale della Lithodora su rocce a picco sul mare

16. Lithod.-e-Rosmar. [8]
Anche in questa immagine, la fioritura del rosmarino (a sin. nella foto) è quasi inapparente accanto a quella blu intenso della Lithodora

La spiegazione del perché questa pianta caratteristica della flora di Capri non sia presente in altre isole contigue non mi è nota.

…E per finire, nel florilegio di blu di questo viaggio invernale, una sorpresa in più è stata la scoperta di questa bestiolina, anch’essa rara e pressoché sconosciuta, tranne che a pochi esperti: si tratta della ‘lucertola blu di Capri’…
Quando si dice “l’isola blu”..!

17. Bluelizard.1 [9]
La lucertola azzurra di Capri – Podarcis sicula coerulea, con habitat esclusivo sui faraglioni dell’isola tirrenica, per cui è anche (poco) conosciuta come ‘lucertola dei faraglioni’ [Questa foto e la successiva: courtesy of Luigi Esposito]

Identificata a metà-fine ’800 su segnalazione del naturalista e botanico locale Ignazio Cerio (1870), fu poi contesa tra diversi erpetologi, per l’attribuzione della scoperta. Secondo l’attuale orientamento tassonomico la lucertola azzurra dei faraglioni non costituisce una nuova specie, ma una delle tante varianti di lucertola campestre.

18. Bluelizard.2 [10]
La lucertola azzurra dei faraglioni ha le squame della zona dorsale di colore blu oltremare, anziché verde, e quelle della zona ventrale di colore azzurro con riflessi metallici, invece che verde chiaro

“Capri è sacra. L’obiettivo non è vederla,
ma avvertirvi una certa qualità di emozione…”
[Jean-Paul Sartre]