Ambiente e Natura

La Grotta del Serpente a Ponza (2)

a cura di Martina Carannante
3. Grotta serpente. Fronte dell'accesso dalla str. Provinciale

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Per l’articolo precedente, leggi qui

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Trascrizione del Tabellone della Sovraintendenza dei Beni Artistici e Culturali.
La Grotta del Serpente è una grande cisterna di età augustea costituita da tre navate longitudinali e quattro corridoi trasversali, con pilastri dì sostegno foderati e rinforzati da archi di raccordo in perfetta opera mista in cubilia e blocchetti di tufo.

Pianta.2 OK

Il notevole impegno costruttivo, destinato al perfetto funzionamento di questo impianto, denota l’importanza di questa cisterna nel sistema di approvvigionamento dell’isola: data la sua posizione isolata a monte delle condotte idriche e delle ricche ville marittime, questa cisterna con ogni probabilità serviva come bacino di raccolta supplementare dell’acquedotto e riforniva direttamente la villa di S. Maria.
La cisterna si apre su un ripido versante collinare che, tramite opportune opere di canalizzazione dell’intero pendio soprastante, permetteva di raccogliere e convogliare all’interno della conserva una notevole quantità di acqua piovana.

Lo scavo delle gallerie venne approfondito in orizzontale a partire dal fronte collinare e comportò notevoli opere di contenimento e consolidamento in muratura; la consistenza friabile della roccia inoltre non permetteva una perfetta tenuta dei rivestimenti impermeabili e rese necessario per tutto il corpo centrale della cisterna la foderatura in muratura dei pilastri.
Questo accorgimento non fu sufficiente e i tecnici romani dovettero provvedere quasi subito a puntellare i pilastri e le volte con un sistema di archi trasversali di sostegno.

Opus reticul. parzialm. eroso

Opus.2

La posizione della struttura ha influito sullo stato di conservazione con il crollo parziale del fronte meridionale, più debole della parte interna perché addossato alla collina; questa lacuna non permette di analizzare il sistema di adduzione e di deduzione delle acque che si apriva in questo settore.
In analogia agli altri impianti, doveva comunque avere dei canali di accesso in alto e delle condotte d’uscita in piombo (fistulae) poste poco sopra il pavimento; questo sofisticato sistema di tubature permetteva, tramite saracinesche in bronzo molto simili alle attuali, di condurre quando necessario l’acqua a pressione in vasche di decantazione e dissipazione, da cui poteva essere direttamente prelevata o nuovamente canalizzata verso la destinazione ultima d’utilizzo.
Un lungo tratto delle condutture della cisterna fu rinvenuto nell’ottocento, ma nella maggior parte dei casi il piombo delle fistulae è stato sistematicamente recuperato nel Medioevo e nelle epoche successive.

Questa pratica fu molto diffusa sulle Isole Pontine, dotate come sappiamo di un complesso e ramificato sistema di rifornimento idrico, ed è documentata anche nelle lettere papali: in particolare Gregorio Magno (590-604 d.C.) si preoccupa di conoscere l’ammontare totale delle risorse di piombo ancora presenti sull’isola, dopo un primo recupero di 1500 libbre (quasi 500 kg), che dovevano essere destinate a coprire i costi dell’erezione dei nuovi monasteri insulari.

Opus reticulatum

Partic. opus reticulatum

Particolare della parete della cisterna con rivestimento impermeabile ancora parzialmente conservato.

Un mio personale ricordo della grotta del serpente risale agli anni in cui frequentavo la scuola primaria.
Capitò, proprio come in questo periodo, che alcuni ragazzi volontari di Ponza la ripulirono e un pomeriggio la maestra ci portò ad asportare i detriti e ne approfittò per integrare la spiegazione sui romani.
Ricordo che ci legammo tramite uno spago i polsi, così da non poterci perdere e armati di lampade iniziammo ad avviarci su per la Via Nuova cantando una canzoncina inventata al momento di cui ora ricordo solo che faceva: “…’u pulpo, ‘a seccia e ‘u calamaro!”.
Arrivati all’entrata dell’antro ammutolimmo e iniziammo ad avventurarci nel cunicolo centrale.
Ricordo lo stupore nel vedere il muro sbarrato nella navata centrale perché eravamo convinti di poter arrivare a Frontone! Solo negli anni successivi ho capito meglio come stavano le cose.

In tutta la ricerca fatta su questa splendida opera, mi rendo conto che sia Lombardi in “Impianti idraulici romani” (op. cit. nel precedente articolo), che l’autore del pezzo di Ponza Mia, si rifanno a- (e non sono in contrasto con-) quello che descrisse il Tricoli nella sua opera.

Il più recente scritto in cui viene citata la grotta del serpente è di Vincenzo Bonifacio, in  “Pontio, l’isola di Pilato” (2010) dove se ne parla come luogo di reclusione per i coatti (pag. 119), ma questa è un’altra storia…

Ritaglio e foto grotta Serpente

 

Ritaglio di un articolo da “Latina Oggi” di 15-16 anni fa, di Paolo Iannuccelli, recuperato da Isidoro Feola (cliccare per ingrandire)

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[La Grotta del Serpente a Ponza (2) – Fine]

2 Comments

2 Comments

  1. Martina Carannante

    13 Maggio 2014 at 20:52

    Isidoro Feola mi ha fatto avere un ritaglio da “Latina oggi” di 15-16 anni fa che ho aggiunto in coda all’articolo

  2. vincenzo

    14 Maggio 2014 at 09:51

    Ottimo lavoro Martina.

    E’ bellissimo il tuo ricordo: “la maestra ci portò ad asportare i detriti e ne approfittò per integrare la spiegazione sui romani”.

    Questo è il ricordo di una bambina, ma l’adulta vede che le cose non sono cambiate e chiede alle varie amministrazioni a cominciare da quella comunale ma poi anche alla sovrintendenza ai monumenti: ma quante generazioni di bambini devono ancora illudersi di fare le avventure archeologiche per vedere finalmente proteggere, valorizzare e resa pubblica quella GROTTA?

    Il dottore Feola ci ha fatto conoscere che anche 15 anni fa volontari, come oggi, hanno pulito la grotta, 15 anni fa chi c’era Balzano? Passa il tempo, passano generazioni di bambini, ma la Grotta del Serpente resta sempre, per fortuna in piedi, inaccessibile, ma intorno tutto cambia e poi arriva qualcuno a dire che quella è comunque una grotta privata.
    Anche quest’anno l’erba poi i rovi e poi la macchia bassa progressivamente chiuderanno di nuovo alla vista l’entrata e aspetteremo nuovi volontari e forse nuove avventurose maestre a ripulire la grotta.

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