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La Geometria applicata allo stracquodi Rita Bosso . Problema Svolgimento – E allora, sempre materiale da niente, a un certo punto presento uno spago. Uno spago messo a forma di rettangolo. Benissimo. A nessuno gliene importa niente, ma, appena faccio così si muove. Dico: «Che cosa succede del perimetro e dell’area?» Beh, il perimetro, è evidente, lo spago è sempre lo stesso, rimane uguale. E l’area? In tutti i paesi del mondo, dove ho lavorato, si risponde così: «L’area, nel passaggio da qua a qua, non può cambiare: perché come potrebbe l’area uscire da un contorno?». Il problema posto ricorda quello che dovette affrontare Didone, in fuga da Tiro, allorchè chiese al re Jerba di concederle un pezzo di terra su cui avrebbe fondato Cartagine; per tutta risposta ricevette una pelle di bue (birsa, in greco) e l’invito a prendersi tutta la terra che sarebbe stata capace di recintare con essa. Giunsero in questi luoghi, ov’or
Lo stracquo, invece, richiede di determinare, tra le figure equiestese, quella di perimetro massimo. Le ” isole” rappresentate in figura hanno la stessa superficie, 9,8 km2 – che coincidenza!- ma i perimetri variano considerevolmente. A parità di superficie, Ponza ha 41 km di coste, quasi il quadruplo di ciò che avrebbe se fosse un cerchio privo di cale e calette.
Didone e lo stracquatore hanno esigenze opposte; la prima, con un perimetro assegnato, deve racchiudere la superficie massima; l’altro, con una superficie assegnata, deve massimizzare la costa: più lunga è la costa, maggiore sarà il materiale che vi si deposita. Lei cercherà il contorno più regolare possibile; lui vorrà cale, calette, punte, protuberanze in quantità, in modo da aumentare la lunghezza della costa.
E’ sicuramente vero che Ponza è l’isola dello stracquo per ragioni storiche: il popolamento e il disboscamento sono stati fenomeni simultanei e paralleli, giacché l’esigenza di disporre di terreno coltivabile indusse i colonizzatori a disboscare e terrazzare; di conseguenza venne a mancare la legna. E’ pur vero che c’erano, relativamente a portata di mano, i boschi di Palmarola e di Zannone, ma la raccolta e il trasporto non erano scevri da rischi, come è stato ricordato da Mimma Califano, da Sandro Vitiello, da Gianco. Lo stracquo consentiva di rifornirsi di legname – prevalentemente- in modo gratuito e relativamente comodo. Di certo lo stracquo è pratica da economia povera; tuttavia in altre isole, ugualmente povere, non era diffusa, come confermano il sardo Ignazio Fresu e la ventotenese Cristina Marotta, due artisti intervenuti a Lo Stracquo: l’arte che viene dal mare. Dunque, la geometria concorda con la storia: Ponza è l’isola dello stracquo. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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