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In coda all’intervista a ‘A Priezza. (3). Quattro chiacchiere con Vincenzo

di Vincenzo Ambrosino e La Redazione


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‘A Priezza ha risposto per iscritto alle domande formulate da Vincenzo Ambrosino e, in chiusura, ha inserito una simpatica e bonaria provocazione; Ponza Racconta vuole partecipare a questo botta e risposta, anche raccogliendo domande analoghe che, nel tempo, altri lettori e redattori hanno rivolto a Vincenzo.
Abbiamo perciò a nostra volta “intervistato l’intervistatore”, con un’avvertenza: le domande sono brevi e concise, che le risposte siano altrettanto sintetiche!

‘A Priezza: Caro Vincenzo ti ringraziamo per averci dato la possibilità di esprimerci:  abbiamo impiegato un po’ di tempo ma una regola al nostro interno è di non lasciare mai nulla al caso e fare tutto nel miglior modo possibile… e ti lanciamo una provocazione che vuole essere anche una piccola critica: durante il prossimo inverno visto che abbiamo tanto tempo a disposizione che a noi fortunatamente non basta mai, metti a frutto con noi e con gli altri il tuo bagaglio culturale e la tua saggezza… buttati nella mischia compatibilmente ai tuoi impegni ma esci un pochino di più allo scoperto perché siamo sicuri che saresti una componente propositiva e fattiva… ma prometticelo.

Vincenzo Ambrosino: Io ovviamente ringrazio la Priezza della sua disponibilità e anche della bonaria “provocazione”; voglio solo ricordare che lo scopo di queste interviste è proprio quello di raccordare le individualità. Io non faccio teatro, faccio politica, opinione, analisi, cultura e la faccio da tempo, io dico fare è importante e infatti io sto valorizzando chi opera, mettendosi in gioco: ma cambiare la realtà è molto più complesso perché fare senza un progetto completamente alternativo e condiviso almeno da gli uomini di cultura, è funzionale a far diventare quest’isola un villaggio turistico. Il mio compito è questo: far capire che solo cambiando sistema economico-culturale si può invertire la corsa verso il fallimento della comunità. E su questa base teorica che io ho profuso sempre il mio impegno e su questa base teorica che io prometto, non di buttarmi nella mischia ma di lavorare con chi crede in tale approccio teorico per farlo diventare realtà.

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Ponza Racconta: In un ipotetico allestimento di “Pinocchio a Ponza”, quale ruolo ti assegneresti?
Vincenzo Ambrosino: Ma io ho già recitato in Pinocchio, negli anni Ottanta! Facevo parte del gruppo diretto da Gino Usai. Allestimmo U come Uomo, Masaniello, La Gatta Cenerentola e, come ho detto, Pinocchio. Io ero il Gatto. Oggi, credo che il regista mi assegnerebbe lo stesso ruolo o, forse, mi farebbe interpretare la Volpe.

PR: Come insegnante di Ponza, perché non hai mai aderito ai progetti che Ponza Racconta ha rivolto alle scuole, mirati alla conoscenza dell’isola?
VA: Preferisco sollecitare la partecipazione dei singoli alunni, anziché coinvolgere un’intera classe; cerco di guidare gli alunni, di consigliare, di fornire materiale documentario.

PR: Proliferano, anche sui social network, le voci anonime, sia di sostegno che di critica all’attuale amministrazione comunale. Tu sei intervenuto ripetutamente sul tema: pensi che siano dovute a pura vigliaccheria individuale, o che vi sia il timore fondato di ritorsioni?
VA: Si tratta di strategie di sopravvivenza. La lettera anonima fa parte della nostra tradizione; Ponza Racconta, pubblicando i pezzi di Sang’ ‘i Retunno, l’ha incoraggiata. La paura di ritorsioni è comprensibile, ma non porta da nessuna parte.

PR: Le tue interviste hanno suscitato apprezzamenti e dissensi. Come rispondi a chi le ha definite semplici comunicati o, addirittura, ‘veline’?
VA: Sono attacchi ingiusti che offendono l’intervistato, oltre che me.

PR: Le interviste si sono svolte per iscritto; non credi che ciò si spieghi anche con la volontà, da parte dell’intervistato, di controllare, limare le risposte e, in definitiva, di non mettersi in gioco?
VA: E’ falso. Chi non voleva mettersi in gioco, ha semplicemente rifiutato di farsi intervistare. La forma scritta permette all’intervistato di illustrare con chiarezza e precisione il suo pensiero e riduce la possibilità di equivoci e di interpretazioni errate. Mi ha però deluso che certe affermazioni contenute nelle interviste, a mio avviso discutibili, non abbiano suscitato commenti e reazioni dei lettori.

PR: Hai “dato voce” agli amministratori; ritenevi forse che la loro voce fosse così fievole da necessitare di amplificazioni?
VA: Sì, molti in paese si chiedevano cosa stessero facendo i nostri rappresentanti in amministrazione. Si sono espressi e si è capito che si tratta di una bella squadra, coesa, operativa e dalle idee chiare.

PR: Chi darà voce a chi protesta? A chi, per esempio, definisce la pressione tributaria eccessiva ed ingiusta?
VA: Io ho scelto di parlare con le figure istituzionali, non con i singoli. D’altra parte, non credo che avrei trovato persone disposte ad esprimere pubblicamente il dissenso.

Nel corso della lunga chiacchierata con Vincenzo, emergono divergenze  su tante problematiche – espresse in toni amichevoli e civili -e permangono, del tutto legittimamente, le diversità di opinione; Ponza racconta ritiene, ad esempio, che è compito di chi conduce l’intervista far notare incongruenze ed approfondire, non limitarsi a recepire le risposte; Vincenzo ritiene invece che sia prioritario far esprimere l’intervistato e stimolare i lettori a commentare; in sostanza, siamo d’accordo sul fatto che le interviste, così come sono state presentate, siano monche; secondo noi, la parte mancante competeva a chi ha condotto l’intervista; secondo Vincenzo, spettava ai lettori.
Il discorso sull’associazionismo, sulle ipotesi di sviluppo, è troppo lungo ed articolato per essere compresso in poche righe. Ci ripromettiamo di riprenderlo, anche coinvolgendo altri interlocutori.

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