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Cronache dallo Stracquo. (21)di Rita Bosso . Quando ha ricevuto l’invito a partecipare a Lo Stracquo: l’arte che viene dal mare, Kika Bohr ha pensato al suo mentore Spartaco Veglia, che tanto le aveva parlato dell’isola in cui aveva trascorso alcuni anni al seguito del padre Michele, sindacalista ed amico fraterno di Giuseppe Di Vittorio, spedito al confino dal regime fascista. Kika Bohr e la sua assistente Emeline Una delle installazioni, Optimist, è legata all’elaborazione del lutto per la perdita di Zen che, se fosse stato un guerriero vichingo, sarebbe stato deposto su un’elegante e filante arca lignea e traghettato Altrove; ma Kika non intendeva organizzare un rito funebre, aveva semplicemente bisogno di rivivere un ultimo pomeriggio insieme al suo amato collie, di trattenerlo ancora per qualche ora, starsene in mezzo al mare, cullati dalle onde, avvolti in un eloquente silenzio; non aveva bisogno di un’imbarcazione totemica ma di una semplice bagnarola: l’Optimist, appunto, barca essenziale, quasi un giocattolo, buona per lo svezzamento degli skipper. Il recupero di Optimist Adesso Kika è alle prese con il materiale raccolto da Emeline; concluso il momento ideativo, è in corso la fase operativa. Kika Bohr analizza i materiali raccolti durante lo stracquo La schiuma di poliuretano, abbracciata ad un tronco d’albero, farà parte di Yin e Yang: l’elemento naturale e quello artificiale. La schiuma solidificata
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