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I mostri marini: leggende o realtà?

di Adriano Madonna

calamaro-gigante aggredisce veliero [1]

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Nelle leggende e nelle storie di mare di ogni paese vi sono i mostri marini, creature misteriose che salgono in superficie dagli abissi più profondi per ingoiare navi e velieri o soltanto per terrorizzare gli equipaggi.

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Anche a causa della presunta esistenza dei mostri marini, la scoperta del mondo con le grandi navigazioni oceaniche al di là delle acque conosciute fu un’impresa più che ardua. Sfidare l’ignoto, infatti, per i marinai significava anche andare incontro ai terrificanti giganti del mare: a volte serpenti paurosi, altre una sorta di polpi grandi come montagne con teste di rettile.

piovra gigante aggredisce galeone [3]
Questo un tempo si credeva, ma i mostri marini esistono davvero? Sono solo frutto di antiche credenze e superstizioni marinare oppure appartengono anche alla realtà? La verità è nel mezzo: tanti mostri marini appartengono solo alla mitologia antica e moderna, altri, invece, più di quanti si possa credere, è assodato che esistono davvero.
Tra questi, il più noto è il calamaro gigante.

calamaro gigante 2 [4]

Immaginate un semplice calamaro, quello che siamo abituati a mangiare fritto tagliato a rotelline. Bene, immaginatelo, adesso, lungo venti metri e più e avrete un’idea abbastanza precisa del calamaro gigante, un terrificante mollusco cefalopode che di tanto in tanto fa la sua comparsa sulla superficie del mare e spesse volte ha fatto strage dei superstiti dei naufragi che attendevano di essere posti in salvo. Il calamaro gigante è noto sin da tempi antichi: infatti, è certo che costituiva un’apparizione terrorizzante per gli equipaggi delle navi che solcavano le acque scandinave. Dai nordici fu battezzato kraken e il nome gli è rimasto.
Chiunque può vedere un calamaro gigante, naturalmente morto: basta andare al museo dell’Acquario Vasco da Gama, a Lisbona, se si ha occasione di fare un viaggio nella splendida capitale portoghese.
Il calamaro gigante si trova al piano terra dell’edificio ed è racchiuso in un sarcofago di vetro. Si tratta di un “cucciolo” di kraken, infatti è lungo solo 8 metri e 20 e pesa 207 chili. Fu pescato il 4 luglio 1972 in Canada, sul banco Fleniche, ad una profondità di 130 metri, da una barca portoghese attrezzata per la pesca al merluzzo.

calamaro gigante [5]

Nemico giurato del calamaro gigante è il capodoglio, che si ciba delle sue carni. Negli abissi più profondi i due giganti del mare si affrontano in lotte terribili, dei corpo a corpo all’ultimo sangue. Il capodoglio conta nella sua formidabile chiostra di denti fortissimi, il calamaro gigante nella forza dei suoi dieci tentacoli e delle sue innumerevoli ventose dal bordo corneo. In un certo senso è una lotta  impari, poiché il kraken respira sott’acqua, mentre il capodoglio, un mammifero, deve salire in superficie per rifornire i polmoni, nonostante sia capace di apnee lunghissime, ma molto spesso il capodoglio la spunta e uccide il kraken.

calamaro e capodoglio [6]

capodoglio che attacca un caòlamaro gigante [7]

Le cicatrici delle ferite inferte dalle ventose del mostro restano sulla sua pelle: sono cicatrici rotonde, come quelle che lascerebbe il coperchio rovente di una pentola. Dal loro diametro, s’è tentato di stimare le dimensioni di questi mostri che, a quanto sembra, possono andare ben oltre i venti metri di lunghezza.

Certo esagerando un po’, il vescovo Erich Pontoppidan, ne “La Storia della Norvegia” edita nel 1753, così scrive:

“…Emerse un mostro che sembrava una collina, con gobbe e anfratti in cui era rimasta dell’acqua dove guizzavano e saltavano i pesci. Dall’interno si alzarono, come grandi corna di lumache, braccia più forti del più robusto albero maestro posto su una grossa nave, e tanto potenti da afferrare un’imbarcazione capace di portare cento cannoni e da trascinarla negli abissi…”
Nell’inverno del 1970, su una spiaggia nei pressi di Boston approdò la mostruosa carcassa di un essere con il corpo simile a quello di un pesce e la testa d’un rettile. La “cosa” non era un calamaro gigante, ma certo un essere ancora più spaventoso.

Esistono davvero, dunque, i leggendari serpenti di mare? Evidentemente sì, e vi sono diversi episodi che possono dimostrarlo, come quello di cui fu protagonista il sommergibile tedesco U-28 il 30 luglio 1915, quando silurò la nave inglese Iberian nell’Atlantico.
L’Iberian, con la sua stazza di oltre 5.000 tonnellate e i suoi 180 metri di lunghezza, si solleva con la prua verso l’alto e poi s’inabissa. Dopo circa 25 secondi, quando deve trovarsi più o meno a un centinaio di metri sott’acqua, esplode. L’equipaggio del sommergibile tedesco, che nel frattempo è emerso, vede i frammenti della nave inglese che volano in aria e con questi l’immenso “corpaccione” di un animale marino che non assomiglia a nulla di conosciuto. Questo viene proiettato ad una trentina di metri verso il cielo e poi ricade. La sua lunghezza si aggira sui venti metri, la forma è grosso modo quella di un coccodrillo, le zampe sono munite di membrane interdigitali… Giulio Verne non avrebbe potuto inventare di meglio.

serpente di mare mostruoso [8]

Testimonianze come queste sulla reale esistenza dei mostri marini ve ne sono moltissime, ma desideriamo farvi notare che addirittura cronache antichissime ne riportano, come quella scritta da Plinio il Vecchio su un polpo gigantesco che, dopo aver abbandonato le acque del mare, cercò di andare a far colazione con il pesce di una bottega situata sulla costa: “…Si arrampicò su un albero e scavalcò le siepi. Frustò i cani del guardiano con le punte dei suoi tentacoli e li battè con la parte più grossa. Molti tridenti di gente accorsa si conficcarono nel suo corpo e la bestia infine venne uccisa. I pescatori mostrarono la testa del polpo a Lucullo, allora proconsole della Berica: era grossa come una botte, mentre le braccia misuravano oltre dieci metri. La bestia aveva enormi denti e ciò che di essa rimase pesava 320 chili…”

Plinio. Gli animali acquatici [9]

Gaio Plinio Secondo (Plinio il Vecchio): Como 23 d.C. – 79 d.C. nell’eruzione del Vesuvio). Naturalis Historia – Libro IX . Gli animali acquatici. A cura di Piero A. Cianfrotta Ed. Il grande blu (Silverio e Giuseppe Mazzella); 2000 

 

A questo punto, è ovvia una considerazione: ammessa l’esistenza di questi esseri mostruosi, ci chiediamo dove essi vivono.
Verrebbe spontaneo rispondere che vivono negli abissi più profondi, ma ciò, riflettendoci un attimo, non è possibile, poiché sappiamo che alle enormi profondità la vita è scarsissima e costituita da organismi più o meno piccoli, quindi un calamaro gigante e altri animali della stessa stazza non potrebbero trovare, laggiù, il cibo necessario per la loro mole. Questi mostri, dunque, vivono in una dimensione molto più vicina a noi di quanto si potrebbe credere.

mostro degli abissi [10]

E potremmo continuare ancora a lungo, ma ci sembra, a questo punto, importante e suggestivo parlare un attimo di alcune  fotografie scattate a 4000 metri di profondità, che mostrano sul sedimento del fondo delle tracce lasciate da “qualcosa” di molto simile ai piedi di un bipede, e che furono presentate all’Istituto Oceanografico Britannico dall’esploratore Anthony Laughton. Esisterebbe, dunque, oltre all’uomo delle nevi, anche un ipotetico uomo degli abissi? Non crediamo né all’uno né all’altro, ma una cosa è certa: qualunque “cosa” se ne vada in giro a ciabattare sul fondo dell’oceano, è scontato che le sue estremità inferiori sono molto simili a dei piedi umani, e ciò ci lascia un tantino sconcertati.

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Dott. Adriano Madonna, biologo marino, Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Università di Napoli “Federico II”