





|
|||
Porto di Trieste, di Egon Schiele. su Egon Schiele, leggi anche qui . Il vero uomo di mare ama il mare d’inverno. Si abbandona il già visto. Si abbandona il minimo comune denominatore. Ci si scrolla di dosso quell’idea di mare spiaggia-caldo-bikini-pallone-chiasso-cremasolare-ombrellone-birrafresca. Perché il vero uomo di mare sa che il mare è altro. Egon Schiele non era proprio un uomo di mare. Sul mare non ci era nato. Lo ha visto, di sicuro – questo dipinto ne è la prova. Non era un uomo nato sul mare, né un lupo di mare. Eppure il mare doveva avercelo dentro, se è riuscito a cogliere nel misero spazio di venticinque per diciotto centimetri tutto quello da cui un vero uomo di mare si lascia cullare. Il mare silenzioso e quasi invisibile del porto, con la sua acqua che non ha nulla di blu o di azzurro ma rispecchia i colori della città – e del mondo. Le ancore gettate e le navi e le barche che dondolano, in un concerto di alberi e sartie, vento alberi e sartie, voci lontane vento alberi e sartie. Persino il cielo – di un colore assurdo e silenzioso tra il rosso e il rosa – trova spazio nel mare. Schiele ha colto il particolare del mare. L’ha fermato in uno specchio d’acqua che vive del mondo effimero sopra e intorno, ma che ha il sapore dell’eterno, con quelle onde che si aggrovigliano, circolano, girano e tornano a se stesse per ricominciare. . Immagine di copertina: Egon Schiele, Porto di Trieste; 1907 In condivisione con: http://sguardinotturni.blogspot.it/ Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
|||
Ponza Racconta © 2021 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone |
Commenti recenti