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Anatomia di un libro (1)

di Francesco De Luca (Franco)
Copertina [1]

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In corrispondenza con la pubblicazione del mio nuovo libro sulla “ponzesità” vorrei esplicitare le motivazioni che hanno suscitato il mio impegno alla scrittura.

Non faccio pubblicità commerciale perché il libro è scaricabile in file inviando la richiesta alla mail:  [email protected] [2]

L’avvio me lo ha indotto l’analisi che in questi ultimi anni ho elaborato sulla condizione in cui versa la comunità ponzese, e la conseguente evoluzione che prevedo.
In parte sono considerazioni simili a quelle che scrivo ripetutamente su questo Sito, solo che nel libro c’è una intelaiatura omogenea, una struttura unica che le raccoglie, le unisce, ne chiarisce ancor più il significato.

Ebbene la conclusione dell’analisi cui ho sottoposto la vita ponzese porta ad affermare che la “ponzesità” ovvero il complesso delle caratteristiche culturali ed esistenziali della comunità ponzese, è in agonia. Sta gradatamente assottigliandosi negli elementi quantitativi, e ciò contribuisce ad uno svilimento progressivo degli elementi qualitativi.

La caratteristica vita degli isolani si sta disperdendo anche perché gli isolani stanno abbandonando l’isola.
Consapevole di questa nefasta deriva ho sentito il dovere morale di impegnarmi a portare chiarimento, a incrementare la consapevolezza del fenomeno.

Perché dovere morale? Perché credo di essere stato inadempiente negli anni passati al dovere civico di partecipare alla vita ponzese, di contribuire al suo miglioramento con la denuncia, con l’indignazione, con la collaborazione, con la condivisione.
E’ una responsabilità che estendo a tanti ma che tocca in prima battuta a me. Sento di avere un debito con la mia comunità e in qualche modo voglio saldarlo. Come?
Anche scrivendo della nostra cultura, della nostra esistenza, dicendo quello che va adeguato e quello che va deprecato.

Anatomia di un libro: sì, perché paleserò punto per punto come l’ho costruito.

Da come sto argomentando viene spontaneo immaginare che sia un saggio illustrativo degli aspetti sociali, economici, antropologici, e via dicendo. NO, non l’ho costruito come un saggio che esamina l’esistente, scandaglia le cause e illustra gli sbocchi. NO. Questo modello l’ho già utilizzato con Ponza: quale futuro?, di cui la cultura ponzese non ha tratto alcun elemento (A causa della pochezza del contenuto, certamente! Non posso pensare che la classe dirigente di allora – anni ’80 – fosse così insipiente da far finta di non vederlo!)

Il saggio (come tipologia di scrittura) è indigesto, ne ho concluso. Perciò questa volta ho seguito la strada della vita quotidiana. Non è un esclusivo parlare alla mente dei ponzesi, ho voluto parlare anche al cuore, ai sentimenti che si provano.
Ed ecco perché: Frammenti di umanità.

Presenti, tali frammenti, nei personaggi del passato, nelle vicende dell’infanzia, nelle valutazioni storiche della vita isolana, nel presente.

Da quanto dico è lontana ogni valutazione estetica sul contenuto  (ché non sta a me giudicare). Sto soltanto illustrando la struttura del libro, non il suo peso.

Prossimamente la seconda parte.