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Ne sono passati di anni da quando, per andare in collegio a studiare, si partiva c’u vapore d’i quatt’ e mezz’ ’a matina..! (Leggi qui la rievocazione di Pasquale Scarpati).
Le navi avevano nomi magniloquenti, l’Equa e poi il Mergellina, in seguito L’isola di Ponza e il Falerno, che navigavano indomiti fino a raggiungere la terraferma.
A volte si faceva pure il giro via Ventotene.
Il biglietto era ancora emesso in base alle classi: c’era la prima, che ovviamente non ci potevamo permettere e la seconda che aveva lo stesso prezzo della terza; quest’ultima era situata nella parte più bassa della nave, la più buia, vicino alla sala macchine (Avventure in terza classe: leggi qui).
La puzza di nafta faceva parte dell’arredo della nave ed era compresa nel biglietto, senza sovraprezzo.
La sola idea del “viaggio” mi faceva venire il mal di mare…
Dopo aver fatto il biglietto, prima di salire sulla passerella, mi facevo la mia bella vomitata di prima mattina, solo al pensiero del fetore della nafta…
Nella prima classe, pure se si aveva un biglietto di terza, si poteva andare al bar e a passeggiare, ma non sedersi, sulle per noi sontuose poltrone di simil-pelle.
La terza classe, anche se c’erano solo scomode panche di legno per sedersi e non c’era luce, rimaneva la più ambita perché ci si poteva sdraiare per dormire.
Circa trent’ anni fa sono arrivate le navi nuove, le attuali per intenderci.
Il porto allora non era protetto dal levante (allora non adesso!) e quelle navi non potevano stazionare nel porto di Ponza di notte.
Noi studenti ponzesi – eravamo veramente tanti – dovevamo partire un giorno prima, perdendo di fatto il ritorno a casa.
La Caremar era irremovibile e rifiutava ogni possibile proposta di cambiamento: – Le navi vanno protette e la tecnologia nautica va avanti, dicevano i responsabili – sono i porti che si devono adattare alle navi e quindi bisogna modificare il porto.
Con amici che studiavano a Napoli ci recammo una volta a Forcella (dove si risparmiava) a comprare tanti fischietti di plastica da distribuire.
Servivano a fare un gran casino e ad organizzare l’occupazione della nave da parte di tutti i ponzesi.
La protesta riuscì perfettamente: infatti, dopo l’assemblea che si tenne a bordo, il comandante, l’Amministrazione e i rappresentanti erano tutti in capitaneria, per discutere dell’eventuale sicurezza della nave in porto.
Il comandante della nave disse che una volta assicurata ai “corpi morti” (catene di acciaio fissate sul fondo a dei blocchi di cemento) poteva venire anche la più forte levantata ma la nave sarebbe stata sicura.
Disse anche tante altre cose ma fu proprio a quell’argomento che in tanti ci appigliammo: serviva a continuare a fare casino per avere la possibilità di stare più a Ponza e meno in collegio.
Se la memoria non m’inganna, si fece prima il tentativo solo estivo di rimanere nel porto; poi si passò a quello annuale.
Una mattina, mentre salivo sulla nave ‘Isola di Ponza’, dopo la mia bella vomitata e pieno di sonno – erano le quattro e mezza – incontrai il nostromo Giordano e gli feci le più accorate rimostranze sull’assurdità di queste navi vecchie e lente con viaggi in piena notte…
Lui, da buon uomo di mare, mi disse che gli orari sono in funzione del mare perché il levante – è sempre lui il responsabile! – si alza fortissimo al levar del sole e se non stai già in prossimità dell’arrivo sono “problemi grossi”.
Questa premessa ‘storica’ serve per entrare nel dibattito che si sta svolgendo nei bar e nelle piazze: si discute dei nuovi orari della Laziomar .
Senza prendere le difese di nessuno e neanche accusare chicchessia, credo che scelte così importanti dovrebbero essere condivise con la cittadinanza .
Se posso dire la mia – e so di dispiacere a molti – è assurdo mantenere la corsa delle cinque e mezzo la mattina nel 2014! Non ha proprio senso, viste le nuove esigenze dell’isola tutta.
Sono cambiati i tempi e bisogna vivere pensando al futuro senza arroccarsi a cose del passato.
Alla base del mio pensiero c’è un piccolo ragionamento: la sicurezza della partenza deve essere l’obbiettivo principale, quindi la nave – il mezzo più sicuro in avverse condizioni meteo-marine – deve essere l’ultimo a lasciare il porto; gli aliscafi, i mezzi veloci debbono fare le corse intermedie.
Rimanere a terra quando si è deciso di partire è la cosa peggiore che possa capitare….
Se vogliamo che il turismo si espanda, dobbiamo dare la possibilità a chi viene in visita di poter trascorrere giornate piene sull’isola – e non poche ore rubate – per godere della sua bellezza più tempo possibile .
vincenzo
3 Aprile 2014 at 10:32
Caro Domenico,
devo dire che non ho gli stessi ricordi. Noi ragazzi si andava proprio in terza classe perché si soffriva di meno, ti ricordi si utilizzavano i salvagente come cuscini e i marinai si incazzavano benevolmente.
Quella manifestazione fu organizzata da giovani e coinvolsero tutta la cittadinanza: ma oggi o non ci sono giovani oppure non ci sono problemi.