Ambiente e Natura

Intervista a Franco Ferraiuolo. (1)

di Vincenzo Ambrosino
Ferraiuolo. Campagna elettor. 2012

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Per decisione autonoma della Redazione, legata a motivi di leggibilità dell’articolo, viene operata una suddivisione del pezzo in tre parti che saranno pubblicate in giorni contigui.
Siamo sicuri che l’Autore e l’intervistato condivideranno tale scelta
l. R.

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D.  Franco tu sai che io ero contrario  a disputare queste elezioni e ho fatto di tutto per scongiurarle; tu Vigorelli, Carlo Marcone avevate condiviso la mia tesi,   ma Antonio Balzano, che probabilmente si sentiva già vincitore, ha snobbato i miei e i nostri appelli:  a distanza di due anni da quelle elezioni quali riflessioni puoi fare: era giusto non votare? E’ stato comunque un bene votare? Perché i cittadini seppur per poco hanno dato la maggioranza a Vigorelli?

R.  La situazione in cui era precipitata l’isola due anni fa era talmente densa di problematicità che, a parere di una molteplicità di personalità altamente rappresentative, richiedeva una soluzione amministrativa, nella quale convergessero e dessero il loro apporto di competenza e di esperienza tutte le migliori forze presenti  nel paese, in un afflato unitario. Si auspicava, insomma, da molte parti, la costituzione di una lista di “salute pubblica”.
Ma al momento delle elezioni questa soluzione non appariva concretizzabile per la diversità di vedute da parte di taluni. Tenere il Commissario Prefettizio per un altro anno, anche a mio parere, avrebbe avuto lo scopo di raggiungere il duplice obiettivo sia del proseguimento della regolarizzazione dell’attività amministrativa e contabile nonché, nel contempo, di avere il tempo indispensabile per esplorare la possibilità, attraverso la discussione ed il confronto, di rendere matura l’idea unitaria capace di far scaturire, infine, un programma condiviso, patrimonio di tutti.
Come ben sai, la mia candidatura non nacque per mia intima e personale ambizione; insomma, non mosse da una mia personale iniziativa come lo fu, invece, per gli altri due candidati. Nacque in maniera imprevista e repentina in una pubblica e folta riunione tenuta presso il Ristorante “Da Angelino” a Calacaparra, con il plauso di tutti i numerosi astanti, a circa un paio di settimane dal termine della presentazione delle candidature, dal momento che venni indicato come la persona adatta a coagulare attorno a sé i vari aspiranti a sindaco, così da evitare l’inopportuna presentazione di tante liste, che si profilavano all’orizzonte.
Si parlò, dunque, della possibilità di formare una lista scaturente dall’unione dei diversi candidati a sindaco per contrastare e non lasciare Antonio Balzano ad affrontare la tornata elettorale da solo (il quale aveva deciso di non accogliere l’appello a far slittare quelle elezioni mediante la non presentazione di alcuna lista). Ma Vigorelli volle declinare l’invito da me fatto pubblicamente, sempre in una riunione a Calacaparra, a cercare insieme, anche con il sacrificio della mia candidatura, un nuovo e comune candidato a sindaco però ponzese, per accondiscendere alla volontà maggioritaria dell’elettorato che si esprimeva in tal senso.
Com’è noto, Vigorelli rifiutò il predetto invito confermando la determinazione di presentare la sua candidatura a sindaco e la sua lista. A questo punto, pur nella situazione data, assoggettandomi ad un sacrificio personale e con responsabile spirito di servizio, sciolsi la riserva ed accettai l’invito a presentare la mia candidatura a sindaco, ritenendo utile aggregare le forze rimanenti (cercando, in qualche modo, di salvare quanto si poteva ancora unire), che, comunque, non si riconoscevano nelle decisioni prese da coloro che, poi, furono i miei concorrenti.
Nacque così la lista “Ponza nel Cuore”.
Tuttavia, rimango sempre del parere che, per i motivi sopra evidenziati, era meglio far slittare il voto: oggi, trascorsi ormai due anni, abbiamo ancora un paese disgregato ed un’amministrazione che, al di là dei tanti annunci finalizzati meramente a produrre un lifting d’immagine (una riproduzione in piccolo di una deprecabile modalità di fare politica, svolta in ampia parte e a diversi livelli dello stato italiano) sembra essersi prodigata più sull’effimero che nella sostanza, che dà la percezione di complicare i problemi del cittadino piuttosto che risolverli, che dà la percezione di aumentare le tasse e la disoccupazione, che sembra aver poco consenso nell’isola e poca influenza e forza politica fuori di essa.
Allora, mi domandi: perché i cittadini hanno dato la maggioranza a Vigorelli? Io ti rispondo che Vigorelli non ha mai avuto e non ha la maggioranza politica nel paese. Solo in virtù dell’iniqua legge maggioritaria, che regola l’elezione diretta del sindaco nei piccoli comuni come il nostro, si è creata una situazione paradossale che vede il sindaco godere di una maggioranza numerica in consiglio comunale espressa dalla minoranza del corpo elettorale.
Non è iniquo che 1264 elettori (i 722 voti della mia lista più i 542 voti della lista di Balzano) debbano essere rappresentati in consiglio comunale solo da due consiglieri mentre 736 elettori (quelli della lista di Vigorelli) debbano essere rappresentati da ben cinque consiglieri più il sindaco?
Non sarebbe più giusto che si faccia come nei comuni grandi dove tale anomalia è corretta con l’istituto del ballottaggio al secondo turno e chi vince è sicuramente il rappresentante della maggioranza assoluta degli elettori?
Mi si dirà: ma questa è la legge! Certo, questa è la legge e va rispettata. Ma, almeno, sul piano politico e morale ciò dovrebbe indurre la maggioranza consiliare a tenere in maggiore considerazione la minoranza in virtù del grandissimo grado di rappresentanza che ha; il che, salvo qualche “quisquilia”, non è.

 

D.  Tu sei sempre stato un uomo delle istituzioni. Hai fatto giovanissimo il presidente della ProLoco, il Sindaco dal 1980 al 1985, ancora il Sindaco dal 1988 al 1993 poi ancora il Consigliere Provinciale con UDC per altri cinque anni e ancora per diversi anni hai fatto il Dirigente Scolastico. Dalla tua lunga esperienza a guidare le istituzioni locali, quale idea di sei fatto di quest’isola? Che non riesca a cambiare è colpa degli amministratori che si succedono al governo o è proprio la cultura isolana che non permette i cambiamenti?

R.  I problemi dell’isola, a cominciare da quello della disoccupazione e dello spopolamento, che in questo momento appaiono quelli più urgenti e scottanti (e che, a cascata, a loro volta determinano altri problemi sul piano sociale e dei servizi) devono essere affrontati mediante l’assunzione di una visione complessiva di come dovrebbe essere lo sviluppo socio economico di Ponza.
Ho scritto in un precedente articolo pubblicato su Ponza Racconta (leggi qui) che il pressappochismo con cui si affrontano i problemi, la mancanza di una seria programmazione degli interventi, la mancanza di puntualità rispetto agli impegni presi, le promesse difficilmente mantenute, creano distanza tra la gente e le istituzioni nonché sfiducia nella classe politica nella sua totalità.
Ciò ha comportato e comporta l’esistenza di un disimpegno generalizzato e di una popolazione rassegnata al peggio e ripiegata su se stessa.
A ciò aggiungiamo, come ho avuto modo di dire, la sostanziale mancanza di una cultura d’impresa e di una credibile mentalità turistica, giacché il turismo rappresenta il settore economico principale (nel senso di spendersi per un turismo di qualità che si sviluppi anche nella bassa stagione, sollecitato su specifici progetti, grazie a ben impostati insiemi in grado di connettere nelle forme di ponderati rapporti di cooperazione: cultura e ambiente, ambiente e sport, sport e cultura, cultura e tempo libero).
A questo punto, è evidente che s’impone un problema culturale, cioè l’assunzione di una mentalità incline alla programmazione ed al coordinamento degli interventi, alla loro razionale gestione, che deve interessare tutti: dagli amministratori pubblici agli operatori turistici e delle varie categorie, ciascuno per la propria parte.
Insomma, la classe politica e le parti sociali devono aprire un grande confronto su questi temi. Il non averlo fatto nel passato o l’averlo impedito con scelte elettorali (per carità, legittime) facenti, tuttavia, capo a visioni populistiche – e mi riferisco all’affossamento di quell’importante studio di fattibilità per un progetto di tutela ambientale e di sviluppo socio-economico della nostra isola, a suo tempo messo in campo dalla mia amministrazione – è stato, a mio avviso, un grave errore.
Oggi, forse, le cose stavano diversamente e, probabilmente, meglio, come, sebbene tardivamente, si tende a riconoscere da parte di molti. Dopodiché, anch’io mi addosso la mia parte di colpa, quantomeno per non essere, forse, stato capace, all’epoca, di farmi capire dall’opinione pubblica.

 

D.  Se ti ricordi nel 1990/91 tu eri Sindaco con il senatore Bernardi; quella amministrazione presentò il progetto Castalia, un grande progetto di sviluppo economico e valorizzazione ambientale. Si organizzarono cooperative per gestire l’acquacoltura,  l’Iside, altra società ingaggiata da quella Amministrazione presentò il progetto per la gestione del parco marino in via di istituzione. Io condividevo quei progetti e ancora adesso li nomino, ma, Franco, tu eri convinto veramente di quei progetti? Pensi che ancora oggi possano essere la teoria progettuale da seguire?

R.  Sin dall’inizio della mia seconda amministrazione (fine 87-giugno 93), ci proponemmo subito di dotare l’Amministrazione di uno strumento di programmazione degli interventi in una visione coordinata e globale, realizzato con metodo razionale e scientifico, nonché propedeutico all’ottenimento di finanziamenti europei, nazionali e regionali. Parlo, naturalmente, dello studio di fattibilità per un progetto di tutela ambientale e di sviluppo socio-economico della nostra isola, accennato nella precedente risposta, che fu impostato in relazione alle cognizioni problematiche acquisite nella nostra esperienza amministrativa pregressa, alle criticità ed ai suggerimenti che ci venivano dalle istanze partecipative locali e da pubblicazioni di studiosi.
Lo studio di fattibilità in parola fu preceduto, quindi, da una meticolosa indagine sulla situazione ambientale e da un’approfondita analisi della situazione socio-economica ed antropica dell’isola.
Il compianto Sen. Guido Bernardi, nostro consigliere comunale, che a quell’epoca rivestiva anche l’incarico di Presidente della VIII Commissione permanente del Senato relativa ai Lavori Pubblici ed alle Comunicazioni, molto si prodigò per assicurare al Comune di Ponza il finanziamento del predetto studio programmatico da parte della Comunità Europea. Costituimmo anche una commissione consiliare formata da consiglieri di maggioranza e di minoranza allo scopo di esercitare il controllo sull’andamento dello studio nonché per la presentazione di osservazioni di merito.
Della bontà di quello studio e delle indicazioni prospettate sono sempre stato convinto tanto che il programma amministrativo che presentai all’atto della mia candidatura a sindaco alla scorsa tornata elettorale, risente in buona parte di quelle risultanze.
E ciò per dire che, alla luce di tutti i provvedimenti restrittivi, imposti  indiscriminatamente dall’esterno, a terra e a mare, che sono via via intervenuti ed hanno interessato l’isola, da quel tempo ad oggi, avevamo visto, forse, lontano nel tentativo di voler noi procedere sulla strada dell’adozione di alcune scelte in campo ambientale in grado di stabilire un rapporto più equilibrato e razionale tra le nostre esigenze di vita dettate dall’insularità e l’improrogabile necessità di salvare e fruire l’habitat naturale, che è l’elemento fondamentale dell’opzione turistica verso i nostri lidi.
L’aver potuto dimostrare un’assunzione di responsabilità della nostra comunità in tal senso, con l’adozione di regole, da noi autonomamente  decise, che non avrebbero, certo, messo in pregiudizio le attività e l’economia dei residenti stanziali, credo che avrebbe generato maggior comprensione e benevolenza “… colà ove si puote” e si vuole.
Credo che da quelle indicazioni bisogna, oggi, ripartire, ma senza l’accetta o il bulldozer. Nell’opera di revisione, va tenuto in conto quello che c’è, che la gente ha creato con tanti sacrifici e su cui ha fondato un progetto di vita, perché “primum vivere, deinde philosophari”.

 

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[Intervista a Franco Ferraiuolo. (1) – Continua]

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